Capitolo 17 - Joe (Parte II)

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La capitale di Mosser si chiamava Daimante: era enorme, era fredda ed era bianca.

Joe ne aveva vista solo una minuscola parte il giorno in cui erano arrivati, ma poi non aveva più lasciato la locanda di Rose per colpa dei geloni.

Sapeva solo che era circondata da mura altissime e lisce, che per entrare c'era una sola, gigantesca, porta e che man a mano che ci si avvicinava alle mura, le case si facevano più fatiscenti, più sporche e più basse.

Il palazzo del Nobile Cortese veniva chiamato il Palazzo di Ghiaccio ed era al centro esatto della città. Perché venisse chiamato in quel modo, non era difficile da immaginare.

Svettava verso il cielo, sovrastando tutti gli altri edifici che aveva intorno, con torri snelle e sinuose che luccicavano come specchi.

Ponti e terrazzi lavorati some sculture si levavano da ogni direzione, rendendo il palazzo un'opera d'arte magnifica.

L'unica nota di colore che spezzava il bianco glaciale della città, erano degli stendardi neri con una kappa ricamata d'oro: il nuovo stemma di Koronos, il Regno del Re.

Joe aveva già visto quella bandiera nella cittadella di Telyma, ad Asterian, vicino Big Madge, e adesso era arrivata anche a Mosser. Era chiaro che ormai quello stemma aveva soppiantato gli stendardi centenari dei Regni, così che lo stemma rosso rubino di Mosser con sopra l'orso bianco, non si vedeva da nessuna parte.

Joe continuava ad osservare la città con il naso all'insù e la bocca semiaperta come un pesce, tanto che Flynn alla fine lo dovette scuotere per un gomito:

«I soldati a cui rubare un'armatura camminano sulle strade, non sui tetti!».

Joe ritornò serio e concentrato.

"Dobbiamo entrare nel Palazzo di Ghiaccio, dobbiamo entrare nel Palazzo di Ghiaccio" si ripeteva mentalmente per non perdere la concentrazione, distratto come era da quella città straordinaria.

«Ecco il cambio della guardia...» sussurrò Flary.

Le truppe che erano fuori dal palazzo si misero sull'attenti e si disposero in file ordinate, muovendosi tutte con lo stesso ritmo. Come rientrarono dentro il palazzo, altrettanti soldati uscirono e presero il posto loro assegnato. Le loro armature erano d'argento e lucenti, foderate di pellicce e mantelli neri.

«Una volta erano rossi, quei mantelli» sussurrò Flynn.

«Adesso per prenderci in giro, iniziano a dipingere le Ombre rosse e bianche» rispose Flary sottovoce «ai soldati di Mosser invece, danno lo stesso colore dei nuovi stendardi».

Joe cercò di confortarla stringendole una spalla in modo amichevole, ma invece che essere confortata, Flary sembrò andare quasi in confusione: provò prima a dire qualcosa e poi si ammutolì.

«Guardate!» disse Flynn scuotendo la sorella per il gomito.

Joe e Ren seguirono il dito del ragazzino che indicava qualcosa vicino al Palazzo di Ghiaccio.

Flary trattenne il fiato.

«Dopo tutto questo tempo... finalmente!» sorrise Flynn.

«Xant?» sussurrò Joe.

«Senza ombra di dubbio» rispose Flynn.

Era proprio il ragazzo che aveva allenato ad Asterian, Joe se lo ricordava bene. Già quella volta lavorava al Palazzo del Nobile Cortese ed era stato il primo ad uccidere un'Ombra. Pensandoci bene, era stato anche il primo a cui Joe aveva parlato della maledizione.

Ora sembrava avere uno sguardo più serio, più preoccupato, più responsabile.

«Proviamo ad avvicinarci» suggerì Flary.

Il ragazzo maledettoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ