La metamorfosi di Jaques LeSquieux

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Nella notte di Natale

c'è chi dorme, c'è chi sogna

c'è poi anche lui che agogna

d'aver una fig'anale.


L'era quest'il languorino

di quel giovin Francesino;

LeSquieux era chiamato

sin da quand'ei era sbucato,

non da donna, nè pulzella,

ma da un cul di gallinella.


Er' trovato da tranvioni,

ch'a incoraggiar le sue pulsioni

non esitaron nè mancaron,

ma maschil ei sì rimase.


Non di mente, nè di atti,

sol di pene o meglio dir

di quèl pedùncolo ch'infatti

ei smaniava a infastidir.


Ed in cor suo desiderava,

e con parol dal cor pregava,

di perder sol quel picciol membro

che dal suò inguin penzolava.


Infatti avea già provveduto

ad asportar un genitale,

ma mai s'era determinato

a dar all'atto un ver finale.


Ed er' così ch'a lui restava

a ciondolon tra le due cosce

un sol coglion che sobbalzava,

in quel taschin di palle flosce.


Eppur se umil ei nascea,

di gran pecunie s'accrescea,

quel suo così carin borsello,

a prender sì tanto pisello.


Ma poverino quel monello,

sì soffriva com'agnello

ch'al macello era sfuggito,

al sacrifìcio inadempito.


Incompleto per natura

si vedea quel transessual

che mai l'urbana andatura,

tardava a render transessual.


I racconti di nonna PruritaWhere stories live. Discover now