14.

52 11 5
                                    

Sapevo che avrei dovuto fare qualcosa di eroico, ma l'unica cosa che mi riuscì fu rimanere immobile come un idiota, con la bocca semiaperta e le lacrime che iniziavano a rigarmi il viso.
Bianca era lì, a due passi da me. Tutto ciò di cui avevo bisogno mi stava davanti. Tutto ciò di cui avevo sentito la mancanza per anni si trovava così vicino che quasi sembrava surreale. Era surreale.
Era surreale il fatto che fosse stato così facile trovarla, era surreale il fatto che fosse semplicemente lì, ferma senza fare niente.
Mi sarei aspettato che sarebbe fuggita non appena ci avesse visto, che ci avrebbe urlato contro di averla abbandonata.
E invece lei era lì, a due passi da me, e io non avevo la forza di muovermi. Era surreale. Sembrava troppo bello per essere vero. Era troppo bello per essere vero.
C'era voluto così tanta fatica, così tanto dolore per cercare di raggiungerla, eppure ora che ero lì non riuscivo a crederci.
Nico mi diede un colpetto sulla schiena. "Va' da lei, Stoll" mi disse con voce grave.
"Ma... tu sei suo fratello" replicai. La verità era che non volevo avvicinarmi a quello spirito. Ne avevo il terrore. Avevo il terrore che avrebbe potuto attraversarmi come se niente fosse, che avrebbe deciso di volatilizzarsi lasciandomi di nuovo solo.
Nico scosse la testa. "Stoll, non l'avrei di nuovo davanti a me se non fosse stato per te." Lo sguardo di Nico era talmente determinato che un po' di quella forza sembrò infondersi anche in me.
Feci un piccolo passo verso l'anima, ma lei non si mosse. Un altro passo, più grande del precedente. Non un movimento. Per tutti i Campi Elisi non volava una mosca. Coprii completamente la distanza che ci separava.
Bianca mi fece un cenno, e io avvicinai il mio viso al suo. Mi sussurrò qualche parola all'orecchio. "Io ti maledico."
Mi scansai inorridito. Inorridito dalle sue parole, inorridito da lei. Quello che più disprezzavo, però, ero io. Me stesso.
Camminando all'indietro, senza mai distogliere lo sguardo da Bianca, tornai da Nico.
Il figlio di Ade mi guardò stupito. "Che ti ha detto?" mi chiese subito.
"M-mi ha detto..." balbettai. "Mi ha maledetto."
Nico spalancò gli occhi. "Cosa?" Conficcò la sua spada nel terreno con tanta forza da scuotere l'Ade. "Cosa vuole dire che ti ha maledetto?"
"Quante definizioni di 'maledetto' conosci?" sbottai. Bianca mi aveva lanciato contro una muta maledizione e lui si preoccupava di cosa volesse dire il termine 'maledetto'. "L'ha detto con estrema chiarezza. 'Io ti maledico'. E basta."
Nico mi puntò addosso i suoi occhi neri. "Mia sorella ti ha maledetto?" insisté.
"Miei dei, Nico. Mi ha maledetto, lo vuoi capire? Possiamo pensare prima alle cose importanti e poi ai tuoi dubbi?"
Il figlio di Ade alzò le mani. "Okay. Manteniamo la calma. Le maledizioni hanno ancora valore se sono fatte da un morto?" mi chiese.
"Sei tu l'esperto di anime e scheletri" replicai. "Non io."
Nico annuì. "Sì, hai ragione. Ma ci sarà una qualche divinità sull'Olimpo che riguarda le maledizioni, no? O anche che non sia sull'Olimpo."
Scrollai le spalle. "Non ne ho idea. E non ho alcuna intenzione di andarne a parlare con tuo padre o con la tua matrigna, giusto per essere chiari. L'idea di rincontrare quella dea candeggiata male è forse più inquietante di incontrare il Signore dei Morti in persona." Fui percorso da un brivido, e sentii qualcuno ridacchiare. Alzai lo sguardo. Bianca era ancora lì, avvolta da un bagliore argenteo. Sorrideva, ma non un sorriso dolce. Era crudele, come se già stesse pensando a tutte le sofferenze che avrei dovuto sopportare a causa della sua maledizione.
"Ci deve essere qualcuno!" sbottò Nico. "In cielo o in terra, qualcuno che abbia potere sulle maledizioni deve esserci!" Estrasse la spada e me la puntò contro, neanche tutto ciò che stava accadendo fosse colpa mia. "So di chi abbiamo bisogno" annunciò.
"Ne sono molto felice" replicai voltandomi verso Bianca. I suoi occhi scuri lampeggiavano. Sembrava essere tremendamente irata con me, e non ne capivo il motivo. "Soprattutto perché non mi va di girare l'Ade in lungo e in largo per cercare tuo padre e chiedergli informazioni."
Nico alzò le spalle. "Mio padre non ci avrebbe mai aiutati. Ma conosco qualcuno che può farlo."
"Dimmi che non è Persefone" mugugnai. L'incontro con la dea della primavera era stato sufficiente, e avrei gradito non ripetere l'esperienza. "Dimmi che è qualcuno che vive alla luce del sole."
Il figlio di Ade rinfoderò la spada, e la cosa mi confortò più di quanto avrei mai ammesso. "Mi dispiace, Stoll, ma è una faccenda che riguarda gli Inferi. Totalmente. Secondo alcuni miti, le Erinni erano dee delle maledizioni. Potrebbero interessarci."
"Ma 'Erinni' non è il nome greco che indica le Furie?" chiesi. Avrei sperato che la risposta fosse un sonoro 'no', ma Nico annuì. "E le Furie non sono le brutte vecchie che inseguono sempre Ade?" Nico annuì di nuovo. "Questo vuol dire che ci tocca..."
"Rimanere qui sotto ancora per un po', già" completò Nico al posto mio.
Sospirai. "Preferivo che questo te lo tenessi per te."
Bianca riportò la nostra attenzione su di sé, iniziando a ridere istericamente. "Se può esservi d'aiuto..." Si bloccò per ridere più forte. "La mia defixio si trova in una fonte, al Campo Mezzosangue." Ci guardò per un istante che sembrò quasi eterno, poi si allontanò, sempre ridendo.
Nico mi afferrò per un braccio. "Io me ne andrei" propose. Lo appoggiai pienamente, iniziando a fare di sì ripetutamente con la testa. "Stoll, non è in lei. Non agitarti."
Stavo tremando, e Nico se n'era accorto. Ma non era colpa di Bianca, o delle sue parole. Era il potere degli Inferi. Mi stava indebolendo immensamente, ed ero certo che di lì a poco sarei svenuto.
"Sono certo che c'è qualcosa... qualcuno che si sta mettendo contro di voi" continuò il figlio di Ade, sempre rassicurante. "Ed è molto potente, ci scommetto tutte le dracme d'oro che tu e tuo fratello avete rubato quest'anno."
Feci un sorriso debole. "Sono tante, Di Angelo" feci. "Attento a quello che dici, o rischi parecchio."
Nico mi guardò con un bagliore negli occhi neri. "Prima delle Erinni, dobbiamo fare una visitina a qualche esperto di mitologia. Quella cosa che ha detto Bianca, defazio, defixio, quello che diamine era, non ho idea di cosa sia. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica due paroline al riguardo."
Schioccai le dita. "Credo di sapere a chi possiamo rivolgerci." Guardai il figlio di Ade con la coda dell'occhio, gli angoli della bocca sollevati. "Pensi anche tu quello che penso io?"
Lui finse di rifletterci su. "Capelli biondi, occhi grigi, innamorata di un idiota?"
"Una perfetta figlia di Atena" concordai. "Direi proprio che sia ora di fare una chiacchieratina con Annabeth Chase."
Nico riuscì a sorridere.

[Eccomi qua con un nuovo, orrendo e troppo corto capitolo! Okay, ci ho messo un po' a pubblicare. Non sapevo se far continuare le sofferenze del caro Connor o di peggiorare le cose. Ho optato per la seconda opzione. Spero vi sia piaciuto.♡]

Amore di sguardiWo Geschichten leben. Entdecke jetzt