10.

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Il mattino dopo ero pronto per partire. Non sapevo bene ancora dove sarei andato, ma ero certo che da qualche parte sarei pur arrivato. E ovunque fosse stato, Bianca sarebbe dovuta essere lì, ad aspettarmi.
Uscii il più silenziosamente possibile dalla cabina, cercando di non svegliare nessuno degli altri figli di Ermes che dormivano.
Con la mia solita goffaggine, però, riuscii soltanto a rovesciare un comodino. Rimasi immobile, aspettando che qualcuno si tirasse a sedere per fulminarmi con un'occhiataccia e chiedermi cosa facevo in piedi, armato e con uno zaino sulle spalle a quell'ora del mattino.
Nessuno si mosse.
Aprii piano la porta, sperando che non cigolasse, e me la richiusi alle spalle. Un volto mi si parò davanti.
"Dove credi di andare?"
Feci un salto e il mio cuore perse un paio di battiti. Era una persona a me sconosciuta, una donna. Il viso era impassibile, sembrava quasi che stesse dormendo, e parlava con voce lenta e trascinava ogni parola. "Cosa?" feci, cercando di scansarmi, ma quella strana donna si piazzò davanti a me un'altra volta.
"Non puoi scapparmi" disse. "Nessuno può."
Aprii la bocca, sperando che la solita battuta pronta mi spuntasse in mente, anche se quell'elasticità mi era stata portata via dalla morte di Bianca. "Mmm, con chi ho il piacere di dialogare?" chiesi, cercando di sembrare educato e strafottente allo stesso tempo.
La donna non si mosse, il suo volto rimase immobile e immutato. "Figlio di Ermes. Ho bisogno del tuo aiuto."
"Di solito non mi intratterrei a parlare con gli sconosciuti, ma... sono piuttosto allettato all'idea che qualcuno abbia bisogno di me. Continui. La ascolto." Mi appoggiai comodamente con la schiena contro la parete di legno della cabina undici e feci un gesto con la mano per invitarla a proseguire.
La donna rimase in silenzio per qualche istante, poi riprese sempre con la solita voce calma. "Anche a te serve aiuto" aggiunse.
"Sì, mi serve" concordai annuendo. "Ma esattamente, in cosa lei avrebbe bisogno di me?"
Non rispose alla mia domanda. "Lo scambio di anime è la soluzione migliore" continuò. "Potrei convincere il figlio di Ade, a patto che tu..." Si bloccò e la sua sagoma iniziò a farsi indefinita.
"Io cosa?" chiesi drizzandomi. Stava sparendo. La mia via di riavere indietro Bianca stava sparendo.
"Tu mi faccia risorgere" mormorò la donna in un diminuendo, mentre il suo corpo si scioglieva mischiandosi con la terra.
Non osai muovermi. Continuavo a fissare il punto in cui quella sagoma era scomparsa, sperando con tutta la mia anima che la donna si ricomponesse e tornasse ad essere materiale. Avevo bisogno di Nico. Avevo bisogno di uscire dal campo e trovare il fratello di Bianca, e anche se lui non avesse voluto, l'avrei convinto ad aiutarmi.
Scambio di anime, aveva detto la donna. Uno scambio di anime. Suonava pericoloso e allettante. Molto allettante. Non avevo idea di cosa comportasse uno scambio di anime, eppure sapevo che quella era l'unica via. Convincere Bianca a tornare non sarebbe stato sufficiente. Ci voleva un modo effettivo per farla uscire dagli Inferi.
Uscii dal mio stato di trance e cominciai a correre. La luce dell'alba avrebbe potuto tradirmi, eppure non mi importava. Avrebbero anche potuto identificarmi, ma niente sarebbe stato in grado di fermarmi prima che fossi riuscito ad avere Bianca di nuovo con me.
Avevo appena oltrepassato le barriere magiche quando in lontananza sentii le grida acute delle arpie. Continuai a correre, augurandomi soltanto che quelle creature fossere più lente di un figlio di Ermes innamorato.
Le grida si fermarono qualche istante dopo, troncandosi di colpo. Mi guardai alle spalle. Mi sembrava strano che le arpie si fossero già arrese a prendermi. Decisi di non farmi troppi problemi e ripresi a correre, quando le gambe mi si fecero improvvisamente pesanti. Qualcosa le teneva salde al terreno, impedendomi di muoverle.
Terra. La terra aveva ricoperto i miei piedi. Quella terra iniziò a tremare, fino a quando non raggiunse altezza umana e il viso di una donna addormentata si disegnò su di essa. I vestiti stessi della donna erano fatti di terra nera, e un velo di polvere le copriva i tratti del volto.
"Direzione sbagliata, mezzosangue" disse ridacchiando, la voce lenta e le parole trascinate.
"Cosa vuoi da me?" chiesi quasi gridando. Donne che spuntano dal terreno non sono mai un buon segno.
La donna rise. "Aiuto, figlio di Ermes" rispose. "Lo stesso aiuto che serve a te. Tu mi aiuterai a risorgere, e io ti aiuterò a far risorgere la Cacciatrice."
Non volevo avere nulla a che fare con quella donna fatta di terra. Non augurava niente di buono. Eppure era forse l'unico mezzo che avevo, l'unica possibilità che mi era rimasta. "Non mi serve aiuto." Incrociai le braccia sul petto e aspettai che la terra che mi teneva ancorato al terreno si spostasse rendendomi possibili i movimenti.
La donna rise, sempre come se si trovasse in uno stato di dormiveglia. "Oh, sì, che ti serve" replicò. "Hai bisogno di me e del figlio di Ade per riavere indietro la tua amata Cacciatrice."
E purtroppo aveva ragione. Da solo, non sarei andato affatto lontano, anzi. Nico non mi avrebbe di certo dato una mano e io non potevo sperare di raggiungere Los Angeles, l'ingresso degli Inferi e di poter scendere nei Campi Elisi senza pagare un pedaggio o essere scoperto. Il regno dei vivi e il regno dei morti non dovevano mai mischiarsi, e se in qualche modo fosse successo, avrei passato dei guai enormi. Sempre che fossi sopravvissuto. "Ci penserò su" dissi infine alla donna, che mi rivolse un sorriso complice e sparì come era comparsa, lasciando dietro di sé nient'altro che un sottile strato di terra nera.

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