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"Siete stati via parecchio" disse mio fratello, non appena fui entrato nel suo campo visivo. "Che è successo?"
Mi appoggiai allo stipite della porta, guardando quasi con nostalgia la Casa 8. Un ragazzino era seduto a terra con la schiena premuta contro la parete, aspettando qualcuno. "Niente" risposi dopo un po'.
"E allora che avete fatto? Siete rimasti lì a guardarvi negli occhi per mezz'ora? Io non ci casco, Connor. Dimmi tutto."
"Non è successo nulla. Abbiamo parlato. E poi lei se ne è andata."
Travis mi prese per un braccio e mi tirò dentro la cabina, chiudendosi la porta alle spalle. "Ha preso e se ne è andata? All'improvviso?" mi chiese.
"No..." Mi sedetti sulla mia branda e Travis a gambe incrociate di fronte a me. "Stava per andarsene e l'ho bloccata."
"E...?"
"E niente, Trav" sbottai. "Abbiamo detto un altro paio di frasi, poi lei mi ha sorriso ed è andata via."
Travis mi guardò con la testa inclinata. "Hai gli occhi strani, oggi. Che ti prende?"
"Perché fai così tante domande? Se ho detto niente è niente, okay?"
Travis mostrò le mani. "Okay, okay, si faceva per dire." Fece una pausa. "Lei ti piace, vero?"
Alzai gli occhi al cielo.
Travis mi diede una spintarella sul braccio. "Dai! Lo sai che puoi dirmi tutto!" esclamò ridendo.
"L'ho incontrata oggi, Trav" gli feci notare.
"Bastano sessanta secondi per prendere una cotta, sappilo. E vale per tutti, anche per te."
"Oh, non penso proprio." Mi rigirai fra le dita la collana del Campo.
Travis scattò in piedi e mi indicò. "Sei nervoso!" gridò. "La collana... sei nervoso!"
"Cosa?" feci con aria confusa.
"Quando sei nervoso stai sempre con quella collanina in mano. Sei nervoso. Ti ho beccato, sporcaccione."
"Ma cosa stai dicendo?"
Travis iniziò a fare un balletto improvvisato. "A Connor piace la Cacciatrice, a Connor piace la Cacciatrice, a Con..."
Mi alzai e gli tappai la bocca con una mano. "Okay, forse un pochino" confermai. "Ma non è una cosa da urlare ai quattro venti."
Travis mugugnò qualcosa di indefinito, poi mi morse la mano. La allontanai di scatto. "A Connor piace la Cacciatrice, a Connor pia..."
"È difficile stare zitto, per te?" esclamai.
Travis mi guardò per un po', poi alzò le spalle. "A Connor piace la Cacciatrice" disse a voce bassissima.
Mostrai un pollice alzato in segno di approvazione. "Bene così, fratello."
Lui mi fece un sorriso furbo. Spalancò la porta e urlò: "A Connor piace la Cacciatrice!", poi la richiuse. Si strofinò le mani. "Fatto."
Roteai gli occhi. - Sei un idiota.
"E tu un codardo, ma dopotutto nessuno è perfetto." Mi diede una pacca sulla schiena. "Andiamo. È ora di cena."

Al nostro tavolo era stato aggiunto un nuovo mezzosangue, Nico Di Angelo, il fratellino di Bianca. Il ragazzino stava mischiando un mazzo di carte e stava cercando di insegnare a me e a Travis come si giocasse.
"Mitomagia" ripeté Travis scandendo bene le sillabe. "Mai sentito. Che ne dici di una partitina a poker? È molto meglio di questo Mitomagia."
"Magari hai qualche risparmio che potrebbe moltiplicarsi e diventare molto più di una piccola paghetta" aggiunsi.
Nico si strinse nelle spalle. "Non so... credo di averci giocato un paio di volte, quando..." Si bloccò. Si guardò intorno con aria smarrita, poi sorrise. "Che buffo. L'ho dimenticato."
Travis gli strappò il mazzo di carte dalle mani. "Vediamo un po'... Zeus, Poseidone... ah, eccolo qui. Ermes, dio dei mendicanti."
"Voi siete figli di Ermes, vero?" ci chiese Nico.
"Sì" rispose Travis continuando a sfogliare le carte. Quando arrivò alla fine del mazzo, le restituì a Nico. "Non mi piace questo gioco. I fratelli Stoll non sono presenti. Io non ci provo neanche."
Alzai gli occhi al cielo e lanciai un'occhiata alla tavolata di Artemide. La ragazza che ci aveva aperto la porta era seduta a capotavola e, mentre tutte le Cacciatrici ridevano e si divertivano come delle matte, lei si lasciava sfuggire solo qualche sorriso. Bianca, invece, giocava a braccio di ferro con una ragazza abbastanza grossa, e non vinceva mai, ma, ogni volta, scoppiava a ridere. E, nonostante il gran baccano che facevano i semidei, trovavo che la sua risata fosse sempre il suono più bello al mondo, e l'unico che riuscivo a sentire.
Nico mi chiamò e io mi riscossi dalla mia trance. "Connor? Tu vuoi giocare con me?" mi chiese. Mi guardò fisso negli occhi. Erano neri, talmente scuri che non si distingueva la pupilla dall'iride.
"Magari dopo, okay?" risposi. "Chirone sta per fare un annuncio." Gli indicai il centauro che pronunciò un brindisi e diede il benvenuto alle Cacciatrici. Poi disse che la sera seguente ci sarebbe stata una partita di Caccia alla Bandiera e tutti applaudirono con entusiasmo. Ci invitò a tornare tutti nelle nostre case. Mi sdraiai sulla mia branda guardando quella di sopra e cercando di pensare, ma non era molto facile con Nico che, spostato il suo sacco a pelo tra me e mio fratello, ci faceva una sfilza di domande. "Cos'è la Caccia alla Bandiera? Dove la faremo? Ci saranno dei combattimenti? Oppure è un gioco di carte o da tavolo?"
Infilai la testa sotto il cuscino mentre Travis rispondeva a tutte le sue domande.
Non riuscivo a togliermi dalla testa Bianca. I capelli e gli occhi neri, la pelle olivastra, il modo in cui la maglietta da Cacciatrice le cadeva sulle spalle... e la sua risata. Dei, quella risata. Era un suono talmente cristallino, dolce... impossibile da dimenticare.
Impiegai poco tempo ad addormentarmi. E nei miei sogni, indovinate un po', l'elemento ricorrente era sempre lei, quella Cacciatrice che sembrava avermi rubato il cuore.
Il mattino seguente, fui svegliato da uno scherzo di Travis e Nico che mi avevano spalmato del miele sulla guancia e spruzzato della panna spray sulla mano, strofinato una piuma sotto il naso e fatto fare la figura dell'idiota.
"Molto divertente, davvero" dissi pulendomi la faccia già indecente con la maglietta, che, purtroppo, rimase incollata al miele.
Travis e Nico si rotolavano dal ridere.
Qualcuno bussò alla porta. Travis la spalancò, poi chiamò Nico. "C'è tua sorella" lo informò e il ragazzino smise di ridacchiare e andò a parlare con Bianca.
Travis si portò al mio fianco, mentre io cercavo di staccarmi la maglietta dalla faccia. "È davvero carina, sai?" mi disse.
"Lo so" risposi. Lentamente, la T- shirt arancione iniziò a staccarsi e, quando pensavo di avercela fatta, Nico fece entrare Bianca che mi rivolse un sorriso. Mi prese quasi un colpo. Mossi il braccio e la maglietta si appiccicò di nuovo. Bianca fece una piccola risata, mentre Travis iniziò a ridere sguaiatamente.
"Potresti anche darmi una mano" bofonchiai. "Dopotutto, è colpa tua."
"Oh, no, fratello. Divertiti." Poi, a voce più bassa, aggiunse: "Oppure, fatti aiutare dalla tua bella."
Gli pestai un piede cercando di non farmi notare. "Aiutami a sfilarla, allora."
Travis scosse la testa. "No. È una tua responsabilità, una cosa che devi fare da solo."
Alzai gli occhi al cielo e cercai di levarla. Sfilato un braccio e poi l'altro, la feci passare per la testa. Con la maglia penzoloni dalla mia guancia, mi scaraventai su Travis e gli mollai un pugno nello stomaco. "Adesso, aiutami."
Travis boccheggiò, poi ricominciò a ridere. "Nico? Ti va se andiamo a fare un giro per il Campo?"
Il ragazzino si illuminò e guardo Travis con occhi da cucciolo. "Davvero? Possiamo?"
"Certo, ragazzone." Gli gettò un braccio sulle spalle. "Andiamo." E lo accompagnò fuori dopo aver chiuso la porta.
Bianca si dondolò sui talloni. "Allora... ti serve ancora aiuto con quella T - shirt?" mi chiese.
"Magari" risposi.
Mi fece sedere su una branda e, cercando di non strapparmi anche la faccia, staccò la stoffa dalla mia guancia. "Fatto." Si strofinò le mani appiccicose. "Oh, guarda." Passò un dito sulla mia pelle sporca di miele. "Quel colore sta andando via. Si è incollato alla maglietta. Scatti in piedi." Davvero?
Bianca rise. "Sì, certo."
Presi un barattolo di miele da sotto la branda di Travis e lo porsi alla Cacciatrice. "Devi spalmarmelo su tutta la faccia e staccarlo, come per la mia guancia" le dissi.
Bianca prese il vasetto, un po' titubante. "Ehm... ne sei sicuro?" mi chiese. "Non ti conviene aspettare che vada via da solo?"
"Non voglio sembrare un arcobaleno per un mese. Preferisco farmi strappare la pelle."
Bianca alzò le spalle. "Come vuoi."
Un paio di ore dopo, avevo una faccia pulita, anche se rossa per gli strappi fatti con la stoffa della maglietta. Abbracciai Bianca. "Grazie, grazie, grazie."
Bianca ricambiò la mia stretta. "Non c'è di che. Anche se, persino con la faccia da arcobaleno, eri molto carino." Detto questo, mi lasciò e uscì dalla cabina, diretta alla casa di Artemide.

La sera, dopo cena, ci fu la battuta di Caccia alla Bandiera. Io e Travis non ricordiamo di averne mai vinta una. Le due squadre erano composte una dalle tredici Cacciatrici, e l'altra da me e mio fratello, Beckendorf e altri due ragazzi della casa di Efesto, qualche figlio di Ares, Nico, Percy Jackson e Talia Grace, figlia di Zeus, e persino un gruppetto di figli di Afrodite.
Nico, che di solito stava appiccicato a noi Stoll, sembrava molto più interessato a Percy e, infatti, si allontanò da noi per andare a parlare con il ragazzo.
"Finalmente" fece Travis. "Iniziavo a non sopportarlo più. Se avesse detto solo un'altra parola, l'avrei preso a mazzate sulla testa."
I due parlottarono un po', quando poi Chirone intervenne. "Eroi!" chiamò. Tutti i mezzosangue smisero di fare qualunque cosa. "Conoscete le regole! Il ruscello è il confine. La squadra azzurra (il Campo Mezzosangue) prenderà il bosco occidentale. Le Cacciatrici di Artemide (la squadra rossa) prenderanno quello orientale. Io fungerò da arbitro e da medico di campo. Niente ferite intenzionali, per favore! Tutti gli oggetti magici sono permessi. In posizione!"
Talia ordinò subito: "Squadra azzurra! Seguitemi!"
Tutti la seguirono, mentre io e Travis ci divertivamo a prendere in giro come parlavano e camminavano quelli davanti a noi.
Percy ci raggiunse, dopo essere inciampato in uno scudo. Meno male che era il semidio che aveva salvato l'Olimpo... se non lo conoscessi, direi che non era stato lui.
La bandiera fu piantata in cima al Pugno di Zeus, un ammasso roccioso ben esposto ma difficile da scalare. Io, Travis Nico e Beckendorf fummo messi di guardia. Percy e Talia litigavano su come organizzare la squadra.
"Ora, avete capito tutti?" chiese Talia.
Facemmo cenno di sì e i gruppi in attacco si allontanarono. In lontananza risuonò un corno: la battuta aveva inizio.

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