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Ore sette e cinquanta. La scuola sarebbe iniziata alle otto e dieci. Avevano ancora venti minuti di tempo, così Cecilia andò con calma.

L'unica cosa negativa di quella bellissima via è quell'orrendo semaforo, sempre rosso, sempre in coda, sempre smog. Lo scooter rallenta fino a fermarsi e una scarpa calzata da "Coq Sportif" bianche e nere numero 40 si appoggia a terra. Cecilia ha un piede un po' troppo grande per permetterle di fare la disciplina che ama, la danza, però a lei non importa un granché.

"Ma quanto cavolo ci mette sto semaforo? Sto facendo i vermi!"

"E smettila! Stai sempre a lagnarti."

"Te l'ho mai detto che sei molto simpatica?"

"Si! Me l'hai gia detto stamattina. Ma non serve che me lo ripeti. Lo so gia modestamente!"

"Ma smettila!" E ridendo Emanuela da un pugno alla spalla della sorella facendole quasi perdere l'equilibrio.

"Sta attenta o finiamo per terra!"

Il semaforo finalmente si decide a diventare verde.

Cecilia mette la freccia a destra e accelera. Da quella curva si può vedere tutto il piano superiore della loro scuola.

Parcheggiato lo scooter ognuna raggiunge il proprio gruppo d'amiche.

Emanuela saluta con un bacio sulla guancia l'amica del cuore mentre Cecilia, non trovando la sua, si dirige verso la parte posteriore della scuola.

La trova seduta sul corrimano di ferro dell'uscita d'emergenza con un blocco per schizzi in mano. Stava disegnando. Per questo erano diventate amiche; ogni momento per loro era buono per disegnare o buttare giù qualche schizzo. Sorridendo butta l'occhio sul foglio; rappresenta la chiesa del Santo, la più bella e famosa fra le chiese della città.

Cecilia guarda negli occhi l'amica. Tra quei buffi occhiali a goccia rosa può vederli concentrati nella sua opera.

"Hei sveglia!"

"Oh! Ciao bella! Non ti avevo sentita arrivare!" un bacio sincero è passato dalle labbra alle guance di quelle studentesse piene di sogni.

Com'è bella Giulia. Lo è sempre stata. Ha degli stupendi occhi castani e un viso dolcissimo. All'inizio della prima media si odiavano a morte, non potevano vedersi. Ora invece non possono fare a meno l'una dell'altra. Si vogliono un bene da morire.

I capelli di Giulia erano stretti in una coda alta, e le punte rosse ne uscivano sparate. Nonostante l'elastico fosse strettissimo, quei soliti ciuffi dispettosi le cadevano sul viso rendendola ancora più bella.

"Dai andiamo dentro?"

"No! Non ho voglia! È ancora presto! Vuoi una cicca?"

"Si dai! Se me la offri..."

"E dai che non aspettavi altro!"

Cecilia ha preso un sacco di cattive abitudini da quella sua amica troppo stravagante. Il fumo, lo stare fuori con gli amici in posti stranissimi e altro ancora, cose che i suoi genitori non approverebbero se lo venissero a sapere. Ma insieme hanno fatto le cose più belle della loro vita. Hanno baciato il loro primo ragazzo lo stesso giorno, e per di più lo stesso, hanno bevuto il loro primo alcolico insieme, si sono fatte il terzo buco all'orecchio insieme e si sono condivise dolori e gioie a vicenda.

Finita la sigaretta si dirigono tutte e due in classe. Appoggiano le borse e occupano i loro banchi vuoti. Giulia raggiunge il banco dell'amica.

"Che facciamo stasera?"

"Hai voglia di uscire?"

"Certo! Che pensavi? Che saremmo rimaste a casa come due brocche?"

"E allora dove vorresti andare sentiamo!"

"Boh! Al Divina?"

"Ma sei fissata! Non so nemmeno dov'è!"

"Ti ci porto io allora! Non preoccuparti, basta che andiamo! Ti prego ti prego ti prego!!!"

"E va bene! Vada per il Divina!" Cecilia sa sempre come convincere la gente

"Non penso che questa sia l'ora di parlare di dove si va questa sera. Ringraziate di essere arrivate al mattino e sperate di poterla raggiungere la sera! Dai ragazzine! Prendete la vostra roba! Siamo in L9 oggi! L'altro laboratorio lo stanno ripitturando."

Quella vecchia befana della prof di disegno deve sempre portare sfiga! Ma perché non sta zitta e pensa alle cose della sua età invece di immischiarsi in quelle di una classe di venti diciassettenni?!

A Cecilia non vennero in mente altri bei pensieri, solo malefiche parole che avrebbe tanto voluto rivolgerle.

È proprio vero; il tempo inacidisce la gente...mamma mia quant'è vero!

Accetta le persone per come sono, e pensa che potrebbero essere migliori se solo lo volessero. Non smetteva mai di ripeterselo.

Fortuna che c'è il disegno che la salva, altrimenti in quella scuola ci sarebbe morta da un bel pezzo.

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