3. La sventura mi vuole uccidere

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«Leo Lucas» risposi al loro saluto prendendoli sotto braccio per poi avviarci verso l'uscita.
«il proto-» mi ricordò per l'ennesima volta
«me ne sbatto del protocollo» risposi seccata.
A quella mia risposta Leo mi diede il cinque, mi batté il pugno e concluse con un sorriso complice.

Entrammo in auto e per tutto il tragitto ascoltai la musica per rilassare i muscoli.
Iniziai a torturarmi il labbro, le mani e a tremare con la gamba.
Leo guidava mentre Lucas era seduto nel retro della limousine con me. Appena notò ciò che facevo mi prese le mani tra le sue e le appoggio sulla mia gamba bloccandola. Non disse nulla agì e basta.
Arrivati a Buckingham Palace, per la cerimonia di inaugurazione del mio dipinto reale, venni scortata nella mia camera lì per stare un po' da sola prima dell'arrivo di tutti gli invitati.
La mia camera lì era in stile neoclassico come tutto il castello con un grande letto a baldacchino, una postazione trucco, un mini salottino con il camino, un bagno privato e una cabina armadio.
«mi dispiace che non potrai vivere qui» proferì mia nonna facendo la sua comparsa nella stanza.
«ma non sarei al sicuro, quindi lo capisco» si sedette accanto a me sul letto.
«magari un giorno non molto lontano tutto ciò sarà possibile»
Continuavo a torturarmi le mani con l'ansia che quella sera sarebbe potuto accadere qualcosa di catastrofico. Mia nonna se ne accorse e mi posò un bacio sulla testa.
«non succederà nulla» ci rassicurò Lucas.

«passero e aquila in volo» disse Leo al resto della sicurezza tramite il microfono mentre scendevamo la maestosa scalinata attirando l'attenzione di tutti. Illusa che credevo di passare inosservata. Ma almeno sai minimamente chi sei? No.
Mia nonna mi presentò moltissime persone provenienti da tutto il mondo e scoprii di sapere qualsiasi lingua esistente. Inizia a piacermi questo cip.
Ci sistemammo in fretta ai nostri posti per iniziare la vera parte della cerimonia. Bla bla bla tanti paroloni inutili, finché non mi diedero la corda che avrebbe fatto crollare il telo sopra il mio ritratto. Lo tirai e...rimasi senza fiato era perfetto. Tutto ricreato nei minimi dettagli e...
«ti hanno sbagliato il naso» disse Leo avvicinandosi. Mi limitai a dargli solo una gomitata nel fianco come risposta.
«riesci a portarmi via di qui?» mi avvicinai a lui «la accompagno in bagno» mi rispose Leo indirettamente rivolgendosi a suo fratello, che annui e basta.
Uscimmo nel parcheggio per dirigerci verso la nostra auto. Mi aiutò a salire sul tettuccio dove stendemmo una coperta per poi distenderci.
Si vedeva perfettamente tutte le stelle insieme a lei, l'unica e sola luna. Qualsiasi cosa accada lei è lì, la mia unica certezza, per il momento.
«lì c'è l'orsa maggiore» disse indicando un punto luminoso nel cielo «quella l'orsa minore» indicò accanto «e quella Cassiopea, sai lei e suo marito sono le uniche costellazioni di un marito e una moglie. Una donna vanitosa, mi ricorda te» gli diedi un pugno scherzoso «sono la persona meno vanitosa che tu conosca» rise alle mie parole «no e che lei aveva dei lunghi capelli ricci con cui giocava sempre e mi ricordano i tuoi, ma non penso che i suoi fossero belli la metà dei tuoi» mi misi a ridere a quella affermazione «mi lusinghi».
Sfortunatamente dovemmo rientrare poco dopo o si sarebbero accorti della nostra assenza e ciò avrebbe suscitato molte domande, diciamo più pettegolezzi.
Parlai con molti altri aristocratici, persone importanti e colte. Ma nessuno attirò la mia attenzione tranne una ragazzina bionda, non era sola accompagnava i suoi genitori ma mi sembrava tanto triste. Mi ci avvicinai e iniziai a conversare con i suoi genitori. Scoprii che eravamo imparentati ed erano dei baroni.
«e tu sei?» chiesi rivolgendomi alla ragazzina che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di guardarmi negli occhi.
«Oizys» sventura. Ma allontanai quel pensiero.
«è un piacere conoscerti» ma mentre la abbracciavo mi sussurrò all'orecchio: «ancora per poco».
Mi dileguai in un lampo e corsi a cercare Lucas o qualcuno della sicurezza. Dovevo trovare un modo per fuggire in fretta da li.
Cercai ovunque qualcuno ma sembravano tutti spariti. Sentivo il panico continuare a crescere e prendere il controllo di me. Mi aggiravo come un cagnolino spaventato, e lo ero. Ripresi il controllo di me stessa dandomi uno schiaffo mentale. E trovare un uomo della sicurezza fu molto più facile. Gli chiesi di prestarmi la sua auricolare per mettermi in contatto con Lucas.
«Lucas!» urlai.
«ti sento banphrionsa non sono ancora sordo» disse con il suo solito tono seccato.
«non è il momento di scherzare» feci una pausa e poi dissi «Oizys»
«sventura» pronunciò lui capendomi al volo.
«sto arrivando Juliet» se mi chiama per nome c'è da preoccuparsi.


Spazio autrice
So che è corto ma è la calma prima della tempesta. Nei prossimi ne vedremo delle belleee

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