11. Obbligo o Verità

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Si rese conto troppo tardi di quanto fosse stato stupido scommetere su una cosa così delicata. Remus lo avrebbe odiato, ne era certo. Perché se si trattava di sentimenti, su quelli non ci si doveva mai e poi mai scherzare.
Ma ormai il dado era tratto, e lui e James dovevano conquistare i rispettivi soggetti dei loro desideri più reconditi.
Il primo giorno Sirius studiò ogni suo minimo dettaglio per trovare un pretesto per fargli qualche favore.
Uno lo aveva trovato.
La borsa di Remus era pesante, piena di libri, che lo faceva camminare con un'andatura un po' storta. Aveva problemi con la schiena dopo l'ultima luna piena, e sapeva che Remus resisteva a ogni piccolo dolore. Ma almeno era una scusa per attirare su di sé la sua attenzione.
«Te la porto io oggi» disse afferrando per primo la sua borsa. Era un macigno, ma Sirius era forte abbastanza per tenerla in spalla.
«Non ce n'è bisogno, Pads.»
«Ma va, e poi se ti porti dietro tutto questo peso, la tua schiena non guarirà mai.»
Remus strinse le labbra e annuì. «Ti ringrazio.»
Sirius sorrise e lo accompagnò nelle aule dove tenevano lezione insieme. Gli faceva da galoppino, ma tutto sommato era bello poterlo aiutare. Remus aveva provato a dirgli che non c'era bisogno di farlo per tutta la giornata, ma Sirius fu irremovibile.
«Ti accompagno in biblioteca, così studiamo assieme!»
«Adesso stai esagerando.»
Sirius si voltò trovando l'espressione di Remus tirata da un sorriso.
«Come mai tutta questa premura?»
«Be'...»
«Senza aggiungere che vuoi studiare insieme a me in biblioteca. Non è proprio da te. C'è qualcosa sotto?»
«Assolutamente niente! Non posso aiutare un amico o studiare insieme?»
«Okay, sì, stupendo» affermò Remus. «Come mai tutto in una volta? Mi nascondi qualcosa.»
Sirius schiuse le labbra e non disse niente, colto in flagrante. Si era dimenticato che Remus era piuttosto sveglio e ad ogni minimo cambiamento della quotidianità se ne accorgeva per primo.
«E poi non penso che tu voglia realmente studiare con me e Lily. Sai, siamo piuttosto silenziosi, ti annoieresti.»
Sirius si offese, non sapeva bene il motivo. Ma si offese davvero tanto. Immaginò lui e Lily che se la ridevano mentre Sirius perdeva ogni minima concentrazione verso lo studio. In effetti gli bastava leggere un paio di volte per sapere gli argomenti da studiare e stando attento alle lezioni non aveva bisogno di aprire il libro. Questo non voleva dire che non avrebbe potuto almeno provarci.
«E se io avessi voluto solo la tua fottuta compagnia?»
Il tono acceso e risentito uscì tutto in una volta senza che potesse fermarsi. Remus sgranò gli occhi e scosse il capo.
«Sì, hai ragione, ma...»
«Dillo e basta che non mi vuoi con te.»
«Cosa c'entra? Non intendevo quello, ti comporti in modo strano da tutto il giorno. Per una borsa che non pesa nemmeno così tanto.»
«Ah no?» Indispettito, gli lanciò la borsa. «Un grazie di cuore era sufficiente.»
«Pads...!»
Sirius si stava già allontanando. Dentro di lui crebbe il senso di colpa e si tirò i capelli dandosi dell'idiota.

La fase uno era andata a farsi fottere, ma non si fece prendere dal panico. Alla fine si era fatto perdonare con un mazzo di rose. Cioè, in realtà erano soltanto due rose bianche. Raccolte nelle aiuole vicino alle serre.
Remus le aveva apprezzate, e si era scusato anche lui e gli disse che se voleva unirsi a studiare con lui poteva farlo.
«Comunque molto romantiche le rose.»
Lo fece solo per scherzare, ma annusò la rosa, che avevano un profumo molto dolce, e poi diede un bacio sulla guancia a Sirius.
Lui era arrossito, e anziché fare qualcosa per la sua conquista si mise a ridere e sfregò la mano sul punto in cui le sue labbra si erano posate.
«Questo è da gay!»
«Regalarmi le rose è da gay.»
Quindi, passò alla fase successiva. Le rose erano state un punto a favore, perché da quel giorno, Remus scherzava sempre che a nessuna ragazza Sirius Black aveva regalato le rose. Lui non aveva mai avuto una ragazza, ma stette al gioco.
James era logoro di invidia.
«Com'è che sei riuscito a farlo flirtare con te?»
«Regalare rose è servito a qualcosa.»
«Ma io ho regalato le rose a Lily un sacco di volte!» piagnucolò, scompigliando i capelli. «Però, adesso ho un regalo che posso farle. Ho chiesto a mia madre di spedirmi un libro babbano che lei voleva leggere!»
«Magnifico! E glielo spedirai tu stesso?»
«Sì, via gufo. Le allegherò una leggera e la firmerò.»
«Bene, ora ti lascio, vado da Remus a studiare.»
La biblioteca era noiosa e troppo buia. Ma s̶t̶u̶d̶i̶a̶r̶e̶ osservare Remus che studiava era bello. Così concentrato che nemmeno si era accorto che Sirius aveva smesso di leggere.
Sentì che qualcosa lo aveva colpito al piede. Trasalì, puntando gli occhi di nuovo sul libro di pozioni. Di nuovo qualcosa toccò la punta della sua scarpa. Sollevò lo sguardo e notò che Remus aveva un accenno di sorriso.
Sirius allora lo colpì a sua volta e di lì iniziò una gara a chi spingeva il piede dell'altro più forte.
«La smetti? Mi disturbi.»
«Sei tu che hai iniziato.»
«Non la finivi di fissarmi.»
«È che sei bellissimo.»
Remus alzò gli occhi su di lui, accigliato. «Cosa?»
Oh, porco Merlino.
«Ma sì» rise così forte che la bibliotecaria andò da loro per zittirli.
«Ehm, sei una persona bella, stupenda, mentre ti dai da fare con tutti questi incantesimi-»
«Pozioni» lo corresse Remus, annoiato.
«Sì, pozioni.»
«Ehm, sai che c'è? Mi sono stufato di studiare.»
«Ah. Ah, ma anche io, che coincidenza!»
«Shh, silenzio signor Black!»
«Mi scusi, ce ne stiamo andando!» sussurrò, mettendo via le sue cose.
Uscirono dalla biblioteca, ma Remus lo fermò. «Devo andare da una parte.»
«Ti accompagno.»
«No, no.» Remus scosse la testa. Sembrava volesse liberarsi di lui. E in effetti, era proprio così. «Ci vediamo in sala comune. A più tardi.»

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