9. Mai più

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Remus si era ripromesso che non l'avrebbe mai più fatto.
Fumare di nascosto e senza farsi beccare dagli studenti era quasi patetico. Quando lui andava a scuola, rimproverava spesso Sirius, che da quando aveva scoperto le sigarette babbane, aveva preso lo stupido vizio di fumare. Per lo stress, diceva. In effetti, aveva iniziato a farlo dopo che lui era scappato di casa. Per Remus era iniziato molto tempo dopo. Costretto a una solitudine forzata, per via di quel che era e per ciò che era successo, le sigarette erano servite ad alleviare lo stress di quel periodo.
L'anno in cui Silente gli aveva proposto la cattedra di Difesa, si era dato una calmata, perché aveva quasi smesso e fumava solo poche volte a settimana, finché si era completamente dimenticato della loro esistenza.
Sirius aveva fatto ritorno, ma il suo segreto era stato scoperto e così era dovuto andare via, ed ecco che aveva ricominciato.
«Posso, una?»
Sirius era maledettamente fuori luogo in casa sua, ed era pure gentile a chiamarla casa, quel buco. Era comparso all'improvviso davanti la sua porta, dicendo che era stato Silente a mandarlo da lui.
Remus lo aveva fatto entrare, ma mandò un gufo al preside per sicurezza, appurando che dicesse il vero.
«Sì, tieni» rispose, lanciandogli il pacchetto di sigarette. Finora Sirius gli aveva raccontato che era tornato lì per Harry, perché qualcuno lo aveva ficcato nei guai inserendolo come partecipante alla Coppa Tremaghi. Un terribile scherzo, ma Harry se l'era cavata. Silente e Piton avevano acciuffato il colpevole.
«Ho mangiato topi per una settimana, che schifo» riprese Sirius. Aveva fumato mezza sigaretta in totale silenzio, perso nei meandri della sua mente. Non che Remus se ne fosse reso conto, visto che si perdeva nei pensieri anche lui mentre fumava.
«Si spiega perché sei pelle e ossa. Dovresti farti una doccia, puzzi da morire.»
«Io pensavo di essere già morto.»
Sirius sbuffò un po' di fumo, e calò di nuovo un silenzio di tomba.
Remus fissò la sua sigaretta ormai finita, ed ebbe l'impulso di accenderne un'altra. Afferrò il pacchetto, spegnendo la cicca consunta sul posacenere e se ne mise un'altra tra le labbra. Schioccò le dita, ed ecco che il fumo entrava nei polmoni.
«Merlino, Moony, da quanto fumi?»
Remus ci pensò su. «Tredici anni. Avevo giurato a me stesso che non l'avrei mai più fatto. E invece...»
«Sei diventato un cattivo ragazzo, come lo ero io.»
«No» se la rise, il fumo fuoriuscì dalla sua bocca, e si dissolse. Non fumava quasi mai in casa, ma era davvero rilassante farlo seduti comodamente sul divano. «Forse sono diventato un coglione come lo eri tu.»
Sirius gli fece un gesto secco con la mano. «Cazzate.»
Remus si accorse in quel momento che le sue mani tremavano. Se non le si osservavano, uno nemmeno se ne accorgeva.
«Quando eri lì, ti sono mancato?»
Sirius aspirò l'ultima boccata e spense la sigaretta. Rifletté per diversi minuti, e Remus credette che non lo avesse sentito.
«Io... per un po' sì. Mi mancavate tutti, mentre ero lì.»
Remus finì anche la sua e si accomodò meglio sul divano, con gli occhi chiusi. Finché non sentì un movimento accanto a sé.
Sirius si distese come meglio poteva vicino a lui, e Remus lo accolse senza problemi, avvolgendolo con un braccio.
Gli lasciò un bacio sulla fronte e poté sentirlo sospirare di sollievo.
Erano passati anni, tante cose erano cambiate, eppure la sensazione di averlo tra le braccia era familiare, come se non fossero mai stati separati.
«Adesso riuscirò a smettere una volta per tutte.»
«A fare cosa?» chiese Sirius confuso.
«Di fumare.»
«Ah, è un vizio che non scompare facilmente.»
Sirius gli accarezzò il viso e lo voltò delicatamente. Si guardarono e Sirius lo baciò, dopo tanto tempo. Remus ricambiò impacciato, il cuore che gli batteva all'impazzata.
«Non vedevo l'ora di farlo» sorrise Sirius.
«Non smettere, allora. Non smettere mai più.»

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