2 - Sensi di colpa

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«Ares centoquindici, sei riconsegnato» sentenzio.

È un uomo molto prestante, forgiato dal lavoro di fatica, se al mio posto avessero incaricato un cacciatore di poco inferiore al mio metro e novanta si sarebbe lasciato sopraffare.

Dietro di me i passi di Bert arrivano arrancando nella selva.

«Sei lento» sollevo per la collottola il fuggiasco, «e ansimi».

Bert bofonchia nel fiato: «Dice a me, Mister?».

«A chi se no?» Imprigiono le mani del fuggiasco con una fascetta. «Lui è stato più svelto di te» lo spintono perché si muova con me verso la radura. «Non ansima e ha la bocca chiusa. Tu parli troppo, Bert» lancio un'ultima occhiata ammonitrice verso il mio apprendista, prima di superarlo insieme al prigioniero.

Poco dopo la navetta da trasporto ribelli si alza da terra. Bert arriva di corsa a braccia per aria e urla investito dal vento della spianata: «Mister! La prego!»

«Torni a piedi, così alleni il fiato.»

Prendiamo quota e il pilota effettua una manovra per immettersi nel corridoio centrale che ci condurrà al Gate principale di riconoscimento disertori.

Sul sedile difronte al mio, il fuggiasco si osserva le mani allacciate ai polsi dalla fascetta e solo adesso, nella luce dell'abitacolo, mi accorgo che ha tre dita mancanti sulla sinistra: indice, anulare, mignolo. Adeguatamente cauterizzate.

«Che è successo?» sostengo la voce per contrastare il fragore del volo.

A testa bassa l'uomo, sui quarantacinque anni, piazzato e con una folta chioma brizzolata che si scompiglia a ogni accelerazione del velivolo, mormora senza troppa enfasi: «Perse al macchinario. Per questo sono fuggito. Morirò comunque, ma volevo raggiungere i laboratori per dire addio alla mia donna.»

Una scelta tanto azzardata quanto coraggiosa, la sua. Tornare indietro per dire addio.

«Hai fermato da solo l'emorragia?»

«Certo, Mister, io sono un fabbro...» prende fiato e confessa «...tra cinque anni la mia donna arriverà a Ingranaggio e avrei potuto riabbracciarla.» Non è disperato e neanche stanco, è solo consapevole di quello che lo aspetta, e pare averlo accettato nell'attimo in cui l'ho catturato. Torno a osservare la sua mano e non posso fare a meno di notare che all'indice porta una fede nuziale bloccata a metà falange. Apprezzo che abbia salvato la sua fede quando ha perso la speranza.

«Ho paura che stia tentando di raggiungermi...» continua lui, «senza sapere che ormai sono destinato. Dicono che lei, Mister, sia una persona con una coscienza, che non è come gli altri cacciatori. Può portarle un messaggio da parte mia, Mister? Lei lavora all'istituto di chimica... si chiama Era... le dica... di non fare sciocchezze, che l'amo... e che mi dispiace...»

«Non sono un araldo» distolgo lo sguardo. «Sta' seduto e taci, ora.»

Abbassa la testa repentino e strizza gli occhi. «Sì, Mister.»

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«Ho una riconsegna. Ares centoquindici evaso da Ingranaggio, addetto al macchinario.»

La guardia fa scattare l'apertura del cancello che lentamente scivola a destra. Con un colpetto tra le scapole lo spingo a muoversi, e per la prima volta sento la sua voce tremare: «Sarà doloroso, Mister?» mi domanda senza girarsi a guardarmi.

Emetto un lungo respiro e lo invito ad accelerare.

Nella Hall del Gate il controllore digita nello schermo senza guardarci, mentre si rivolge a me perentorio: «Recuperato in una notte?»

Middle Ground Chronicles - SELINAWhere stories live. Discover now