14||past

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"Per conoscere bene una persona devi essere al corrente del suo passato. Poi potrai giudicarla."

I giorni passavano lentamente, ma passavano. I quattro amici si vedevano ogni giorno a mensa ed Amber e Marzia non facevano altro che allacciare sempre di più una profonda amicizia, determinata dal sapersi capire a vicenda anche con pochissimi gesti. Tuttavia, anche se le cose andavano meglio del previsto, la bionda sentiva che qualcosa dentro di se stava cambiando, stava... Mutando. Le emozioni si facevano sempre più calcate ed esternate quando c'era Lorenzo nei paraggi. Entrambi erano attratti dai demoni che i loro corpi nascondevano, dalle storie, dai pensieri che non avevano vita nelle loro menti.

-Sei una ragazza profonda, anche se so che non lo ammetterai mai- le confidò il moro mente giochicchiava con le sue stesse dita. Amber emise un sospiro divertito.
-Non è vero. Io sono una persona normale, forse anche più superficiale delle altre.-
-Perché dici questo?- il moro allacciò il proprio sguardo con il suo.
-Perché è la verità. Per esempio, vedo un film che fa commuovere tutti, ma non piango; un avvenimento catastrofico tipo frane o uragani? Non verso una lacrima. Non provo nulla se non un profondo vuoto. È vuoto terribile.- ammise lei nascondendosi nelle sue ginocchia.
-Questo non è essere menefreghisti, questo è saper controllare le proprie emozioni- Lorenzo allungò una mano per accarezzarle una dolce e morbida guancia.

Fra i due si creò un silenzio schiacciante, gradito da entrambi. Non volava una mosca. Per delle persone normali sarebbe sembrato un silenzio imbarazzante fra chi non sapesse cosa dire. Il problema è che loro avevano fin troppe cose da dirsi, ma la paura di mostrarsi debole l'uno di fronte all'altro era tanta.

-Dovrei preoccuparmi io- fu Lorenzo a parlare.
-Mh?- Amber alzò la testa.
-Se ragionassi come te sarei io a dovermi preoccupare. Non piango veramente da undici anni e mezzo.- Amber spalancò la bocca -Ovviamente non reputo pianti i miei attacchi isterici- approfondì lui.

Amber si avvicinò a lui a gambe incrociate, voleva assolutamente ascoltarne la ragione. Lorenzo la scrutava mentre si avvicinava e non poté fare a meno di notare quanto fosse carina quando per ansia o per curiosità prendeva a rigirarsi fra le dita affusolate il ciondolo della sorella. Quindi emise un sospiro lento e profondo.

-La mia era una famiglia come tutte le altre, nulla di anormale. Una madre casalinga, un padre concentrato sul lavoro e un figlio al quale piacciono i videogames. Con noi viveva anche mia cugina, i suoi genitori erano praticamente sempre fuori per lavoro.- il moro aveva preso a fissare il vuoto, come se le sensazioni le stesse ripercorrendo lui stesso in quell'esatto momento -eravamo molto legati, era come una sorella per me.-
-...era?...- azzardò a chiedere Amber, la curiosità era a mille. Il moro riprese guardandola negli occhi.
-Mia madre aveva un amico d'infanzia, tale Ian, al quale era molto legata. Forse fin troppo. Un giorno lo invitò a casa per un aperitivo. Papà era al lavoro.-

Il ragazzo si impresse nella mente l'aroma del vino pregiato che Laura aveva tirato fuori per l'occasione, il vestito elegante che indossava la donna e lo sguardo di Ian, lo sguardo di chi voleva concludere qualcosa nell'arco della serata. Si ricordò delle ore a chiacchierare, degli sguardi eloquenti che i due si scambiavano.
-Lollo, disegnamo?- Eleonora, la sua cuginetta di cinque anni, gli protendeva foglio e matite colorate.
I suoi ricci le ricadevano sugli occhi neri come la notte, il suo sorriso migliorava la giornata a tutti. Nonostante tutto, il bambino non riusciva a sorridere quel giorno, ma si ripeteva che era solo un brutto "peresentimento" come lo chiamava lui. Ad un tratto un flash. La donna entrò in una stanza con Ian e i due bambini sentirono dei rumori. Dopo una mezz'oretta i due bambini sentono una chiave infilata nella toppa e un tintinnare. Un uomo con gli occhiali rettangolari fecd capolino dalla porta di casa. Notó che c'era qualcosa che non andava, i due bicchieri di vino rosso quasi finito, la musica anni settanta-ottanta. L'uomo inizió a chiamare la moglie, l'ansia salì.

Il bambino dai riccioli castani attiró verso di sé la cuginetta e guardó il disegno che lui stesso stava facendo: erano chiazze indistinte di nero e rosso. L'uomo spalancó ogni porta. Non trovando la moglie, infuriato, fece sbattere involontariamente Eleonora ad un tavolino con un vaso di cristallo sopra. Lorenzo si coprì gli occhi, sentendo l'urlo della cugina e poco dopo li riaprì con le lacrime nei suoi profondi occhi marroni guardando impotente il corpo della bambina trafitto dai cocci del vaso di cristallo. Le andó incontro e cerca di svegliarla inutilmente, mentre dal piano di sopra sentì l'urlo di una donna e vede cadere dalle scale un coltello pieno di un liquido rosso.

-Aveva ucciso mamma e poi si era tolto la vita, tutto per colpa di quel bastardo di Ian- emise una risata isterica a basso volume. La bionda restò immobile per qualche secondo, metabolizzando l'accaduto ed allungò una mano per accarezzargli una guancia. Il ragazzo, quasi fosse un riflesso incondizionato prese il polso e da seduti che erano la sbattè a terra di schiena, facendole emettere un verso di dolore soffocato. In seguito si mise su di lei nella stanza in penombra, quale era la stanza controllata da Alice, Ida e Micheal.

-M-i dispiace...- sussurrò flebilmente lui. Lei sorrise ed allungò io collo, baciandogli una guancia.

-Quindi le ricorda Eleonora- Micheal era sbalordito da come la bionda avesse spinto io moro a parlare così scioltamente della sua vita.
-Dobbiamo assolutamente scavare nella vita di Ostuni negli archivi, ci dovrà essere un riporto delle notizie.- Ida scribbacchiò qualche appunto sul suo modulo e guardò Alice, che prese a parlare.
-La polizia ci aveva solo fornito informazioni sul padre assassinato che poi si è trattato di due omicidi e un suicidio.-
-Tre se ha ucciso Ian- riflettè Micheal grattandosi il mento -ma non credo lo abbia ucciso.-
-Come fai ad esserne così sicuro? Non lo ha detto- si intromise Ida, passandosi fra le dita una penna.
-Ho l'impressione che se non stiamo attenti potrebbe rintracciare quest'uomo e farlo fuori- il ragazzo guardò in basso, come per riflettere.

Demons  ||Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora