29. Stuck inside

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[...] Nel II secolo a.C., a causa di una crisi del potere, iniziarono numerose rivolte e guerre civili[...] Si susseguono numerosi consoli della tribù del fuoco che cercarono di dominare la situazione [...]

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Erano passati un paio di giorni e nessuno di noi si era presentato a lezione. Mya aveva già organizzato la settimana e solo dopo aver completato gli allenamenti, decise che saremmo potuti tornare.

Lo trovai insolitamente nuovo. Ero il tipo di persona che non si assentava mai alle lezioni ma da quando li conobbi e la mia vita cambiò, mi ritrovai a dover rivedere lati della mia personalità che giuravo sarebbe stato impossibile cambiare.

«La sig.na Alia Blake è attesa in presidenza»
Alzai il viso sugli altoparlanti ed il messaggio venne ripetuto, attirando lo sguardo di sempre più studenti.

«Hai una storia con il preside?»
Cole si trovava al mio fianco, con un'espressione in volto troppo seria. Non sapevo se scoppiare a ridere o colpirlo.

«Ah, Ah. Non provo attrazione per quelli più grandi.» dissi volutamente, sicura di raggiungere il mio obiettivo.
Aggrottò la fronte e prima che potessi fare un solo passo, Cole me lo impedì, premendomi contro all'armadietto.

«Ah, no?» bisbigliò con le mani ai lati del mio viso.
«No.» mentii.
Ghignò e quando il suo bacino sfiorò il mio addome, trattenni il respiro. «Ripetilo.»

Mi trovavo nel deserto del Sahara. Il calore che emanava doveva essere proibito, così come il suo sguardo, la sua voce ed il suo profumo.

«Cole,» mormorai del tutto infatuata «Il preside mi sta aspettando.»
«Non m'interessa»
Il suo ciuffo nero sfiorò la mia fronte e quando sentii il suo respiro sulle labbra, mi sentii una pentola in ebollizione.

«Fallo.» borbottai ad un millimetro dalla sua bocca.
Lui sorrise. Uno di quei sorrisi rari e mozzafiato, di quelli che sarei rimasta a guardare per il resto della mia futile esistenza.
Posò il labbro sul mio ma fu un secondo che il calore scomparve così come la sua presenza.
«Il preside attende.» canticchiò e la mia bocca formò una perfetta 'o'.

Lo guardai indignata. Non l'aveva fatto davvero.
«Sei fortunato, sai?»
«Perché mai?» domandò con fare teatrale.
«Posseggo l'elemento sbagliato. Sappi che diversamente ti avrei fatto del male.»

Lui rise cercando di avvicinarsi. Feci segno di 'no' con la mano, cercando di scappargli ma era troppo tardi perché mi aveva già afferrata.
«Non ti credevo una tipa permalosa.»
Non lo ero, infatti. «E io un tipo stronzo.»
Cole mi guardò con stupore, avevo floppato e non c'era angolo del suo viso non tenesse a farmelo notare.
«In effetti, lo sei.»

Lui annuì onnisciente.
«Come mai il preside ti vuole? Cos'hai combinato?»
Scrollai le spalle stringendogli la schiena muscolosa. «Nulla, ma se tardo ancora un po' gli darò motivo di chiamarmi in presidenza più spesso»
Sembrò pensieroso. «Immagino l'idea non ti dispiaccia.»

Lo guardai sconcertata. «Certo.. Mi lasci andare ora?»
«No.»
Chinai il viso di lato e lui si corresse: «D'accordo. Io devo passare da Noah a finire di organizzare il piano. Quando finisci mi chiami, si?»
«Si.» La presa scivolò e dopo avergli rivolto un sorriso, mi avviai verso la presidenza. Svoltai l'angolo e cominciai a correre.

Unlimited - La paura dell'ignotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora