Capitolo 10 - Mason

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Mason abbassò il capo e alla fine non riuscì a trattenersi. Le spalle gli si scossero per via dei sussulti causati da quel ragazzino incasinato.

Quel ragazzino incasinato che, in qualche assurdo modo a lui sconosciuto, gli stava facendo del bene. Gli stava facendo riscoprire delle cose di lui che aveva nascosto sotto strati di polvere e depressione da anni.

«Oh, Signore. Ti senti male? Perché le spalle hanno iniziato a tremarti?» si allarmò Seb.

Mason si sentì afferrare il viso dalle mani fredde di Seb, il quale lo costrinse ad alzare il capo su di lui. Il ragazzo lo scrutò con i suoi grandi occhi attenti, poi li sgranò.

«Cazzo... Ma stai ridendo?!»

Mason prese un profondo respiro e si schiarì la voce per ricomporsi.

Seb iniziò a tastargli il viso, indugiando un po' troppo sulle mascelle ricoperte di barba dell'uomo.

«Io lo sapevo! Sei stato impossessato da una delle anime che gironzolano di notte per questo posto orrendo. Timmy? Timmy, se sei qui, per favore, fammi sapere in qualche modo che questo zuccone non sia stato impossessato da un serial killer di cuccioli! La sua risata è inquietante, deve essere per forza quella appartenuta ad un serial killer di cuccioli».

Mason afferrò le mani di Seb e le allontanò dal suo viso. Non perché il suo tocco leggero e fresco gli stesse dando fastidio. Anzi.

«Seb?»

«Dimmi!»

«Sei fuori di testa».

Seb mise di nuovo il broncio. «Disse quello che vede i fantasmi. Senza offesa, Timmy».

Timmy rise. «Non mi offendo», rispose, solo che Seb non avrebbe mai sentito quella risposta sghignazzata che risuonava solo nella testa di Mason.

L'ex militare ruotò nuovamente il capo verso la foto che lui stesso aveva scelto per affiggere sulla lapide di Timmy. Era in uniforme da pompiere, era bellissimo e purtroppo Mason non avrebbe potuto più urlargli di lasciare i suoi scarponi da lavoro fuori perché puzzavano di marcio né preparargli quello stupido porridge a colazione che tanto gli piaceva. Non avrebbe potuto fare più molte di quelle cose che appartenevano alla sua vecchia vita con Timothy, ma... Ma era giunto quel momento. Era giunto il momento di rendere meno sofferta quella nuova vita che gli è stata donata.

Mason doveva andare avanti.

Allungò una mano tremante verso quella foto e l'accarezzò delicatamente. Due singole lacrime gli scivolarono giù per le guance.

«Ciao, Timmy».

«Ciao, brontolo».

Seb gli strinse l'altra mano. Mason lo guardò, stava piangendo in silenzio. Stava rispettando e custodendo il dolore di Mason.

Mason gli accarezzò le nocche con il pollice.

«Grazie, Seb», sussurrò.

«Di niente, Mason», mormorò.

🖤

Mason si sentiva osservato.

Si sentiva osservato ed avvertiva anche un peso leggero sulla gamba buona.

Aprì lentamente un occhio, giusto per abituarsi alla luce che proveniva dalla portafinestra del suo salone. Quando la vista divenne accettabile, aprì anche l'altro.

Sussultò.

Davanti aveva il faccione sorridente di Evan che lo stava fissando.

«Cazzo, Evan. Non farlo mai più».

Evan fece un'espressione buffa, arricciando le labbra, ma continuando a sorridere con gli occhi.

«Oooh, ma siete così caaaarini».

Mason sbadigliò. «Carini?»

Era confuso, non aveva idea di che ore fossero né sapeva cosa diavolo volesse intendere quella spina nel fianco del suo migliore amico.

«Tu e lo scricciolo», affermò, abbassando gli occhi.

Mason seguì il suo sguardo e sgranò gli occhi.

Seb stava dormendo con le labbra socchiuse e il capo poggiato sulla sua coscia. Era quello il peso che aveva avvertito durante il dormiveglia.

Ma la cosa peggiore era la mano di Mason immersa nei capelli soffici del ragazzo.

«Oh, porco...»

Seb mosse il capo di colpo. Mason era una statua di ghiaccio. Evan sogghignava e sembrava essere in visibilio.

Oh, Mason lo avrebbe cotto alla brace nel barbecue in giardino. Quello era poco, ma sicuro.

Seb strusciò la guancia contro la coscia di Mason e sospirò.

Mason guardò Evan e lo minacciò. «Non dire una cazzo di parola», ringhiò. «E non chiamarlo mai più scricciolo».

Non dargli mai più i tuoi abiti. Non provarci mai più con lui. Non provare nemmeno a pensare di volertelo portare a letto.

Evan aveva un sorriso che per poco gli spaccava la faccia in due parti. «Ed invece una parola la dirò. Anzi, ora te la sillabo. Te-ne-ris-si-mi. Vado a preparare la colazione!»

E se ne andò via, quasi svolazzando e cospargendo brillantini al suo passaggio.

Mason sospirò, buttò il capo all'indietro contro lo schienale del divano e si rese conto di non aver tolto la mano tra i capelli di Seb.

Gli osservò il naso lentigginoso e gli occhi chiusi con il trucco ormai sciolto.

Gli scostò i capelli dalla fronte e gli passò un dito sotto all'occhio per portare via un po' di trucco. Seb non si mosse di un millimetro, doveva avere il sonno bello pesante.

E Mason... Mason si accorse in quel cazzo attimo assurdo, avendo una sottospecie di rivelazione astrale, di essere nei guai.

Evan, dalla cucina, canticchiava a bassa voce Love is in the air con Eva che scodinzolava, felice, ai suoi piedi in attesa di ricevere in regalo un pezzetto di bacon.

Non appena Seb si fosse svegliato, sarebbe andato a preparare quel barbecue.

Solo più tardi, quando Seb si svegliò, emettendo uno sbadiglio rumoroso e si rese conto di come si erano addormentati, una volta tornati dalla loro spedizione notturna al cimitero, solo dopo che Mason si era beato del grazioso rossore imbarazzato sulle sue guance e delle sue scuse balbettanti, solo dopo aver visto il ragazzo mantenersi stretta la sua felpa, giocare con Eva, e mangiare con gusto la colazione preparata dal quel deficiente di Evan, solo dopo tutto quello Mason si accorse di non avvertire quel vuoto nel petto che si era aspettato di dover sopportare dopo aver salutato Timmy.





Nota di Jenny

Ehilà, sono di nuovo qui, dopo milleduecento anni, ma ce l'ho fatta.

L'estate è quasi finita, non sono morta e mi sono levata dai piedi questa straziante stagione anche per quest'anno.

Michael Bublé si sta scongelando come il pollo per il pranzo.

Comunque, detto ciò, protrerebbe essere appena avvenuto un piccolo cambiamento in Mason musone. Un piccolo miracolo di Natale. 😂

Tutto grazie al piccolo grande Seb, ovviamente.

E, forse, anche grazie ad Evan. 😉

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Where stories live. Discover now