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Quando mi calmai, decisi di lavarmi prima i denti per togliermi la sensazione di acido che mi arrecava fastidio e poi aprii la porta. 

Austen mi aspettava lì fuori, e notai che avesse delle lacrime che scorrevano sulle sue guance. 

Avevo esagerato. Lui voleva solo aiutarmi, e io gli avevo solo dato contro alzando la voce.. e soprattutto gli avevo rivelato quella cosa in un momento di rabbia e di crisi. Doveva essere stato un colpo per lui, e non lo avrei biasimato se avesse deciso di lasciarmi.

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e poi ci gettammo l'una nelle braccia dell'altro.

- Cazzo Anna, mi dispiace.. mi dispiace.. - 

- No, perdonami tu.. ti ho trattato male e non ti ho mai detto la verità. Sono io quella in torto - risposi con la voce ancora tremante.

- Questo non è vero.. mi dispiace per tutta la conversazione che abbiamo avuto, e mi dispiace di aver alzato la voce contro di te. Mi dispiaceva vederti stare così male ogni giorno, e non riuscivo a sopportare che soffrissi, solo che non ho rispettato le tue decisioni.. scusami. - 

Posò un bacio leggero sulla mia fronte, poi cinse delicatamente un braccio attorno alla mia vita e mi aiutò ad andare in camera. Mi girava la testa e avevo appena vomitato, per cui apprezzai quella premura nei miei confronti.

Mi stesi sul letto, ed Austen posizionò un secondo cuscino sotto la mia testa per tenerla alzata.

- Adesso scendo per qualche minuto. Ti preparo una camomilla, magari può aiutare a rilassarti. - 

Io annuii, mi accarezzò la guancia e, dopo avermi provato a rivolgere un qualche sorriso, uscii dalla camera chiudendo la porta. 

Non aspettai molto, dopo dieci minuti circa ritornò in camera con una tazza fumane e un bicchiere d'acqua che poi posò sul comodino vicino a me. Si sedette vicino a me, facendo attenzione a non muovere troppo il materasso.

- Bevi con calma e quanto ti senti.. - sussurrò, con ancora qualche lacrima che scendeva sul suo viso. Portai una mano sulla sua guancia e l'asciugai dolcemente. Austen chiuse per un attimo gli occhi, e poi posò la sua mano sulla mia. 

Ci guardammo negli occhi e mi rivolse uno sguardo stanco e che provava dolore e vergogna. 

Non doveva provare quelle sensazioni, non doveva. E non doveva essere quello il momento giusto per dirglielo. Ero stata così attenta.. e poi, tutto era crollato.

Bevvi la camomilla e poi mi sdraiai. Austen posò la tazza sulla scrivania e mi raggiunse.

- Ti sta bene se mi sdraio qui vicino a te..? - mi chiese titubante.

- Certo che mi va bene.. non hai fatto niente di male, sono stata io a sbagliare - risposi con un leggero sorriso. Abbassò lo sguardo e si strofinò leggermente gli occhi.

- Vieni qui vicino a me, Austen.. abbracciami e riposiamoci qualche minuto. Ne parleremo dopo - dissi ancora con tono dolce.

Mi rivolse un leggero sorriso e annuì.

Si stese di fianco a me e mi avvolse in un abbraccio delicato, quasi come se avesse paura di spezzarmi da un momento all'altro. 

Posai la fronte sul suo petto per fargli capire che tutto fosse a posto e che non lo odiassi. 

Ed era vero, non lo odiavo. 

Aveva solo cercato di aiutarmi.. come fanno le persone che amano per davvero. E io lo avevo capito solamente adesso. 

Mi ero arrabbiata perchè non avrei voluto rivelare a nessuno questo mio segreto. 

La reazione di Austen quando mi aveva guardato, mi era bastata. Compresi, però, che non fosse facile per una persona esterna ascoltare quel segreto che mi portavo dentro fin da bambina. 

Ciò che gli occhi non vedonoWhere stories live. Discover now