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Dopo cena salimmo in camera di Austen. Si era rilassato durante la cena, ma quel sorriso stanco mi balenava ancora nella mente. Mi dispiaceva averlo visto in quello stato, non si era mai mostrato così a me.

Mi sedetti sul suo letto incrociando le gambe e lui accese la tv per scegliere qualcosa da guardare insieme. La sua televisione era una di quelle con le piattaforme di streaming dove poter guardare i film e le serie tv, credo si chiamasse smart tv. 

- Hai in mente qualcosa di particolare da guardare? Una serie, un film.. - mi chiese, tenendo fisso lo sguardo sullo schermo. Cosa gli dico? Non ho praticamente mai visto un film in vita mia.

- Fai tu, è uguale per me - risposi rimanendo sul vago. Lui annuì e cliccò sul telecomando sull'applicazione di Netflix. Lo vidi poi digitare sulla barra di ricerca e subito dopo fece scorrere i titoli. Cliccò su un titolo, che non riuscii a leggere bene, e venne a sedersi vicino a me.

- Allora, questa è una serie che avevo cominciato l'anno scorso, ma l'avevo messa in pausa - iniziò - e parla di un club di motociclisti. Vedremo due episodi, se non ti dovesse piacere non la continueremo - disse. Annuii rivolgendogli un sorriso, mi circondò le spalle con un braccio attirandomi a se e fece partire la serie. Riuscii a leggere il titolo, "Sons of Anarchy". Dopo aver terminato il primo episodio, constatai che nonostante non rispecchiasse i miei gusti in fatto di storia non mi dispiaceva guardarla, anzi, mi stava prendendo abbastanza e ogni tanto io e Austen ci scambiavamo delle opinioni sui personaggi. Terminato il secondo episodio, Austen mi poggiò un leggero bacio sulla fronte: - Ti sono piaciuti gli episodi? - 

- Si, l'ho trovata piacevole per adesso - risposi. Rimase sorpreso.

- Davvero? Non sembri una delle ragazze che guarderebbe serie di questo tipo - scherzò. Gli feci la linguaccia facendo finta di essere offesa, e ciò gli fece tirare fuori una risata divertita che mi allietò il cuore quando la sentii. Mi persi a guardarlo e mi rendi conto di essermi messa a sorridere. Mi abbracciò e mi venne spontaneo fargli una domanda che avevo in testa da prima: - Senti.. prima cos'era successo? Mi sembravi sconvolto. - 

Lo sentii irrigidirsi e il suo respiro quasi si arrestò. Cazzo..

Iniziai ad accarezzargli i capelli per rilassarlo.

- Scusami.. se non te la senti non devi parlarmene. Perdonami se te l'ho chiesto - sussurrai. Non volevo questo, non volevo metterlo in difficoltà. Sono stata una sciocca.. cosa ti dicevano mamma e papà? Perchè non ti fai mai gli affari tuoi? Ragazzina maleducata.

Mi morsi forte il labbro inferiore per scacciare il pensiero di entrare in bagno e punirmi. Quei pensieri invasivi stavano ritornando, ed era sempre più difficile tenerli a bada.

- Non ti preoccupare. Scusa me, anzi.. - mi rispose stringendo di più l'abbraccio. Volse il viso verso il mio e mi rivolse un piccolo sorriso. Notai che all'angolo dell'occhio sinistro una piccola lacrima che faceva capolino. Mi si strinse lo stomaco: mi chiesi cosa stesse passando nella sua testa, che probabilmente non era nulla di buono. Gli scoccai un bacio delicato sulla guancia e mi strinse in un altro abbraccio.

- Non è che non voglia parlartene.. è solo che non voglio rovinare questa serata - spiegò.

- Riguarda il mio passato a Dublino. Te ne parlerò, stai tranquilla. Mi dispiace averti fatta preoccupare, non volevo, davvero - continuò. Io annuii e ci staccammo lentamente dall'abbraccio.

- Senti.. se ti suonassi qualcosa? - chiese, con tono dolce. Io annuii incuriosita e sentii una sensazione strana nel petto. Si diresse verso la postazione delle chitarre che avevo notato prima. Le chitarre erano una elettrica e l'altra acustica, e scelse la seconda.

Ciò che gli occhi non vedonoHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin