La gabbia

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La mattina successiva Miriam aveva gli occhi cerchiati da occhiaia profonde e qualche linea di febbre. Andò al lavoro in anticipo di qualche ora, tanto non sarebbe riuscita a chiudere occhio. Si fermò davanti alla rampa di scale che portava da Nero. Presto sarebbero arrivati gli altri, e lei si chiese se fosse il caso di scendere sotto e vedere come stava.

Decise di cercare qualche copia della chiave, negli uffici di Taylor, Liam e Ashley e Jean. Quello di Prost sapeva già che era chiuso a chiave ogni volta che usciva.
Niente, non le trovò, ora doveva diventare risoluta e prendere di petto la situazione.
Doveva convincere qualcuno di loro ad accompagnarla di sotto, ma come? E chi?

Pensò a Jane, ma forse era meglio...
Taylor stava parcheggiando la Maserati nel cortile. Miriam si fece forte e lo intercettò davanti la macchinetta del caffè. Aspettò l'erogazione del caffè e lo stese a Taylor, lui sorrise e chiese:
«Come mai questa gentilezza?»
Lei prese il suo caffè e voltandosi verso di lui cominciò a sorseggiarlo.
«Non te lo immagini?»
Il sorriso di Taylor lasciò il posto ad un ghigno affettato.
«Non ti darò il fascicolo?»
«Il fascicolo? Davvero credi che io passi ancora a quello? Non sai quali sono le mie capacità? Ho tracciato da sola la sequenza, posso dirti ogni data di ogni trattamento e anche dirti quale trattamento avete fatto ad Alex. Non mi serve più il fascicolo.» poi avvicinando il volto a quello di lui e con uno sguardo gelido aggiunse:
«Ho parlato con Jeff Gard in persona, l'unico che forse potrebbe insegnarmi qualcosa.
Qui dentro neanche lo stesso Prust può più insegnarmi qualcosa! No Taylor! Non è il fascicolo che voglio!»
«E cosa allora?»
«Voglio vederlo! Adesso!»
«Chi?»
«Non scherzare con me! Potrei chiamare la polizia e denunciare esperimenti illegali»

Taylor corrugò la fronte e dopo un po' di esitazione si diresse verso il suo studio dicendo, «Aspettami qui, vado a prendere la chiave» Miriam aspettò, ipotizzava che Taylor stesse chiamando anche il dottor Prust per avvisarlo. Dopo qualche minuto fu di ritorno. E insieme scesero le scale.
«Voltati!» le disse Taylor, al suo sguardo interrogativo spiegò: «Non voglio che vedi come si apre la porta»
Miriam si girò fingendo di non saperlo.

Miriam si comportò come si sarebbe comportata se non fosse mai scesa di sotto. Appena fu dentro si avvicinò alla gabbia. Taylor accendeva le luci. Le mani di Miriam ora erano sulle sbarre, gli occhi su quelli di Nero ora violacei e neri. Quando Taylor se ne accorse gridò
«Che fai sei matta? Vuoi che ti sbrani un braccio?»
«Lui sa che glielo lascerei fare!»
Taylor la guardò come se fosse pazza.
«Miriam! Tirati indietro!» fece per avvicinarsi ma si bloccò quando Nero si sporse verso di lui mostrando i denti.

Taylor prese il fucile ad aria compressa da dentro un armadio. Preparò il dardo per la telenarcosi. Miriam lo bloccò!
«Non ti permetterò di farlo!» glielo prese dalle mani e gli indicò Nero «guardalo! È l'ombra di quello che era due mesi fa! Lo vuoi far morire d'infarto? » lo guardò gelida. Teylor si sentiva colpevole, nonostante tutto era una situazione in cui si era trovato suo malgrado. Ma i risultati raggiunti con Nero erano troppo importanti per lasciarli ammuffire in un cassetto.

Miriam vide la breccia e volle scavarla.
«Che diavolo gli avete fatto? Perché è così dimagrito?»
«Sì rifiuta di mangiare!»
Taylor gli indicò la ciotola rovesciata a terra.
Miriam guardò le crocchette sparse a bocca spalancata, gli mancò il respiro e si volse verso Taylor. «Ma che.... Non è possibile...» si volse ed esplose di rabbia «LO NUTRITE CON CROCCHETTE PER CANI? »
Gli si mise di fronte irata e con ancora il fucile in mano ne ebbe paura.
«LO NUTRITE CON LE CROCCHETTE ?» ripeté

«Miriam...il fucile »
«Te lo do in testa il fucile! Vai a prendere della carne rossa cruda e fresca! SUBITO»
Taylor uscì e la lasciò sola con Nero.
Miriam si avvicinò ma Nero guardava fisso il fucile ad aria compressa.
«Ti dissi una volta che non avrei mai fatto nulla senza il tuo consenso, vale tutt'ora. Quindi non guardare così il fucile fra le mie mani. Non lo userei mai contro di te» si volse, era ancora arrabbiata con lui. «Se sarai collaborativo riuscirò a farti aprire la gabbia, ora sta a te decidere»

Miriam trovò lo schedario con gli appunti di Prust.
Lunedì: Dato prima dose ore 11:30
Il soggetto sedato non risponde.
Martedì: data seconda dose ore 10:40 il soggetto è ancora sedato
............ore 17:50 il soggetto non riprende conoscenza si procede alla rianimazione
...........ore 18:00 crisi rientrata, si sospende momentaneamente la terapia in atto
Mercoledì: si procede con la sola osservazione del soggetto, parametri vitali leggermente sotto alla media...

«Ti stanno uccidendo questi incompetenti! »
Taylor tornò con la carne.
Miriam aprì l'incarto e vide che non era tagliata, prese un bisturi e ne tagliò dei cubi.
«Apri questa gabbia!»
«Stai scherzando vero? »
Miriam prese il fucile con il dardo anestetico e lo puntò su Taylor
«Non lo ripeterò un altra volta!»
Taylor la guardò stupito. Tirò fuori la chiave dalla tasca della giacca e gliela tirò.

Miriam aprì la gabbia e Taylor si tirò indietro fino alla porta di uscita. Vide la ragazza allungare una mano verso la bestia e fargli cenno di uscire dalla gabbia. Si meravigliò a vederlo così mansueto.

Faccia di corvo uscì dalla gabbia, non riusciva più a reggersi in piedi, sentiva il bisogno di aria, di boschi e di strapiombi di volare. Ma appena uscito cadde a terra poggiando la schiena alle sbarre dietro di lui. Miriam gli si era inginocchiata di fronte, aveva preso l'incarto con la carne e gliene stava offrendo un pezzo. «Ti senti di mangiare un po'?»
Faccia di corvo sentiva l'odore della carne misto a quello di lei. Avrebbe voluto stringerla a se, ma di nuovo la sua miseria lo umiliò, sarebbe riuscito a sbranarla ma mai si sarebbe creduto degno di abbracciarla. Si vergognò del suo stesso pensiero. Annuì, e prese docilmente dalle sue mani i pezzi di carne, man mano sentì il cibo corroborante. Si sentiva già più forte.

Taylor si era avvicinato rassicurato dalla arrendevolezza dell'essere. Faccia di corvo lo fissava senza mostrare i denti. Solo emetteva un sibilo quando si avvicinava troppo.

Nero Where stories live. Discover now