Jeff Gard

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Lo pubblico dopo averlo riletto velocemente, se trovate errori non esitate a palesarmeli.

Nonostante non avesse più visto Nero da più di due mesi, Miriam continuava a fare studi paralleli: quelli per la GBGG e quelli sulla trasformazione di un bimbo in una strana creatura. Per il secondo aveva bisogno di quel dannatissimo fascicolo, ma sapere che il dottor Jeff Gard fosse ancora vivo le aveva prospettato l'idea di confrontarsi con il fautore dei famigerati esperimenti.

Il cancello si aprì e richiuse alle sue spalle. Un lungo tratto di terra battuta separava da un altro cancello identico al primo. Dopo di questo  un secondino li faceva entrare da un pesante portone in metallo arrugginito. Ad ogni passaggio un fragore di catenacci aperti e richiusi. Un altro cancello e poi un lungo corridoio. Due guardie li controllava e facevano lasciare le borse all'esterno. I pacchi per i carcerati venivano ispezionati e messi dietro ad un bancone con il numero di cella del detenuto a cui spettava. All'ultima porta un'altra guardia carceraria perquisiva i visitatori. Dentro la stanza dei tavoli e ad ogni tavolo due sedie.

Miriam si sedette nella sedia assegnatagli, agli altri tavoli figli, mogli e madri attendevano a loro volta di vedere il loro congiunto.
Dopo qualche minuto i detenuti vennero introdotti nella stanza. Entravano in fila tintinnando le catene ad ogni passo. Una guardia carceraria indicava ad ognuno dove sedersi. Quando l'uomo entrò sembrò spaesato,  nessuno andava a trovarlo e quando gli indicarono il tavolo dove era una ragazza con una folta capigliatura di morbidi riccioli castani pensò si fossero sbagliati.

«Il dottor Jeff Gard? »
L'uomo la guardò imbarazzato e annuì guardandosi intorno prima di posare gli occhi curiosi sulla donna.
«È una giornalista?»
«Il mio nome è Miriam Fares, sono ricercatrice alla GBGG.» l'uomo sembrò molto scosso
«E cosa vuole da me?»
«Ho bisogno del suo aiuto»
«Del mio aiuto? E che aiuto posso darle io?»
«Conosco Alex»
A quelle parole l'uomo scattò in piedi, richiamando l'attenzione di una guardia.
Miriam lo guardò contrita. Era ancora un bell'uomo, era alto suppergiù come Nero, magro con uno sguardo profondo e occhi di un bel colore verde, dietro a un occhiale dalla montatura stretta, il naso sottile e stretto e una bocca carnosa nascosta da una barba grigia, i capelli mantenevano un colore corvino leggermente brizzolati, sulle tempie un po' accentuato il bianco spiccava maggiormente sul nero. Miriam vedendo la guardia dirigersi verso l'uomo, temette sospendesse il colloquio.
«La prego si sieda! Ho bisogno di parlarle..»

Jeff si sedette guardandola fissò in volto, poi si decise a parlarle:
«È ancora vivo?» chiese tra l'ansioso e il sorpreso.
«Spero di sì!» Miriam non riuscì a nascondere l'ansia di quelle parole. Dovette chiarirsi.
«Ho incontrato per caso suo figlio sulla strada che da Quawr va verso la periferia a nord, alla GBGG, pensai fosse un ragazzo in maschera, uno scherzo. Credo di essergli diventata cara, ma questo ha provocato in lui...» non trovava le parole « ...un contrasto. Credo non abbia più avuto contatti umani da quando lei è stato arrestato, ...si è fatto del male..»
Gli occhi di Jeff si riempivano di lacrime,  il viso una maschera di dolore, beveva le parole della ragazza riconoscendo nel racconto la personalità difficile del figlio, si malediceva sentendosene in parte la causa.
«L'ho ritrovato buttato sulle rocce con molte ferite e contusioni, lo stavo curando alla vecchia baracca della cava. Sono anche riuscita a convincerlo a fare una flebo. Poi la mattina c'era, a mezzogiorno non l'ho più trovato.»

«Non lo vedo da quel giorno, sano due mesi e tre giorni oggi. Non so perché è scappato, gli ho assicurato che non avrei mai fatto nulla che egli non volesse...»
L'uomo si fece scuro in volto, la disperazione si era trasformata in rabbia, questo cambio di espressioni glielo fece accomunare al figlio.
«Lo hanno preso!» disse lui avvicinando il volto a quello della ragazza «Lo hanno preso quei bastardi!»

«Chi?» chiese Miriam sorpresa.
«Prust e Taylor e ci sarà di mezzo anche Liam, lui come Wilson era senza cuore, per loro era una cavia come un altra.»
«Ma non è possibile! Me ne sarei accorta.»
«Crede? Lo hanno fatto per un anno con la mia collaborazione senza che gli altri studiosi se ne accorgessero!» la voce dell'uomo era dura. Si passò le mani sul volto al di sotto degli occhiali
«È colpa mia! È tutta colpa mia! Io ho permesso che lo torturassero!»

«Dottore, non abbiamo molto tempo...»
«Nel sotterraneo, c'è una stanza insonorizzata, è lì che lo tengono, legato o in gabbia come una bestia. L'ho fatto anche io perché lo volevo vivo, e credevo... non si può sovvertire la natura, la bestia o l'uomo prevale a seconda delle circostanze... Lo tengono di sicuro lì sotto.»

«Come fanno a nasconderlo, chi lo segue»
«Posso dirle come facevamo 20 anni fa. Ci alternavamo eravamo in cinque, e gli altri sei ricercatori non si sono mai accorti di nulla.
Lei ci faccia caso, sicuramente Taylor, Prust e Liam, sono quelli della vecchia guardia, probabilmente hanno coinvolto qualcun'altro, vedrà che manca a volte uno a volte un'altro. Lei faccia caso a questo. E se è così, può essere certa che lo tengono di sotto. Lo porti via, lo porti via di là!
C'è una leva vicino alla sbarra su un lato. Le servirà per aprire la porta della stanza insonorizzata. »

«Dottor Gard, prima che chiudano i colloqui, le ho portato gli studi che ho fatto sul dna di Alex, non mi hanno permesso di consegnarglieli, se potesse dargli un'occhiata, correggere e aggiungermi qualche nota...
Trovai il fascicolo ma me lo sottrassero prima di averlo studiato... se mai ritroverò Nero vorrei provare ad aiutarlo se lui me lo permetterà.»
«Nero?» chiese lui.
«E il nome che gli diedi quando non sapevo cosa o chi fosse»
«Nero!» sussurrò l'uomo. «Com'è?»
«È alto quanto lei, ha un mento lungo e squadrato, becco sopra e denti sotto. Gli occhi cambiano colore a seconda dello stato d'animo. Ha quelle strane membrane piumate che gli scendono dalle braccia anche loro con le piume. Intorno al collo e testa ha delle piume che si drizzano quando è aggressivo o affamato. Ha delle venature nere su tutti gli arti, unghie arcuate ad artiglio su dita umane. Per il resto è come un uomo.» l'uomo annuiva commosso ravvivando l'immagine del figlio e vedendola più adulta.

Il suono trillante di un campanello comunicava la fine dei colloqui.
«Guardi i fascicoli, avete un pc ? Posso portare più materiale in una chiavetta. Quando torno me li farà riavere corretti? La prego!»
Le guardie invitavano ad uscire, alzandosi Jeff e Miriam continuarono gli ultimi stralci della conversazione.
«C'è il pc e una volta alla settimana posso usarlo, per la chiavetta deve chiedere alle guardie, forse serve un permesso. Non sono sicuro che mi diano il materiale che ha già portato.... Ma se lo avrò le specificherò le cose essenziali... Arrivederci signorina Fares.»
«Sarò qui la prossima settimana dottor Jeff!»

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