Reth

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Ivette è su me, si muove sinuosa, è provocante

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Ivette è su me, si muove sinuosa, è provocante. I suoi occhi fissi nei miei, il suo seno è piccolo ma invitante, mi prende le mani e me le posa su, vuole che giochi con i suoi capezzoli. Sento dei gemiti, non sono i suoi, mi alzo, mi metto seduto, continua a cavalcarmi, con eccessiva veemenza. Dietro lei, Amaury e Vincenzo sembrano si stiano divertendo parecchio è come se gridassero "il divertimento è qui". La ragazza è di spalle, sono strette e piccole, sembra minuta ma scopa come poche. La dice lunga la faccia di Vincenzo... e Amaury lo incita a muoversi, non vede l'ora di prendere il suo posto.
Credo di essere drogato, un bel po' su di giri, non ricordo neppure come io ci sia arrivato qui, il che la dice lunga.
Come ho fatto a cacciarmi in in guaio simile? Mi sento inquieto, scombussolato. Nervoso.
La ragazza si gira di profilo, per accogliere in bocca il cazzo di Amaury.
Mi si gela il sangue, riconoscendo quel profilo, il profilo di Chanel. Devono aver drogato anche lei, non farebbe mai nulla di simile. Cerco di togliermi di dosso Ivette, senza alcun risultato, sembra piombo, non un corpo umano. Urlo, 《togliti cazzo. Non la toccate!!》il cuore mi martella furioso nel petto. Se sta succedendo tutto questo è solo colpa mia. Colpa del mio essere, del mio passato, dei miei vizi.
Ha ragione mio padre, sono un disastro.
《Chanel》Urlo ancora, è così vicina ma così irraggiungibile... 《Chanel ti prego》mi sento mancare, voglio strapparmi il cuore dal petto, voglio che si giri a guardarmi. Quando finalmente lo fa mi si gela sangue, mi guarda, ma non fa altro che sorridermi per poi girare la testa e occuparsi ancora di Amaury.

Mi sveglio madido di sudore, il cuore martella furioso nel petto, credo mi stia per venire un infarto. Seduto sul mio letto, mi chiedo perché ho permesso a Chanel di andare a casa, perché non ho insistito affinché rimanesse con me. Questo è il mio più grande incubo. Mi alzo e mi muovo nervosamente nella stanza, non so cosa fare. Una doccia? Leggo un libro? Magari faccio un sandwich o meglio ancora un bicchierino d'amaro.
Guardo l'ora, sono le due del mattino e in realtà c'è solo una cosa che vorrei fare.
Mi vesto velocemente e afferro chiavi e cellulare, lascio un messaggio a Babette e chiudo la porta. Sto uscendo pazzo, non c'è altra spiegazione.
Cerco nella rubrica il numero di Chanel e lo compongo, al terzo squillo stacco, vorrei e non vorrei svegliarla. Mi fermo da un fornaio, prepara delle buonissime crèpes alla nutella, ne compro due e risalgo in macchina. Forse dovrei tornare sui miei passi e tornare a casa mia, qualcosa però mi spinge ad andare sotto casa di Chanel. Posteggio e faccio due passi a piedi, fino ad arrivare quasi sotto il suo palazzo, guardo ancora una volta il cellulare camminando  e arrivando al suo portone, mentre la chiamo ancora una volta al telefono, adesso però  risponde al secondo squillo. Nel frattempo noto una figura davanti al palazzo, è come se tentasse di vedere i nomi scritti sui citofoni.
《Reth tutto bene?》la voce di Chanel è preoccupata, non avrei voluto che si spaventasse.
《Ehi, perdonami tesoro...》 l'uomo che mi ha appena sentito si gira verso me, non riesco a vederlo bene in viso, ma alza tempestivamente il cappuccio e poi inizia a camminare a passo svelto.
《Sono sotto casa tua, mi apri?》
《Dio sono impresentabile!》si lamenta, io non posso far altro che ridere, qualche secondo di troppo dopo sento il portone sbloccarsi. Sorrido e lo spingo, faccio le due rampe di scale e arrivo alla sua porta, la sento guarda dallo spioncino, brava... sii sempre prudente, penso, poi la serratura della porta scatta e un'assonnata ma fantastica Chanel compare davanti ai miei occhi. Una boccata d'aria pura per i miei polmoni... alzo la borsina che tengo in mano.
《Crèpes Suzette per la più bella》dico entrando in casa.
《Tu sei davvero matto, Reth》sussurra, sorridendo e chiudendo con le mandate la porta.
Seduti al tavolo della cucina, la luce soffusa della lampada stile moderno, scalda la nostra atmosfera. È romantico, e io odio il romanticismo, almeno di solito... abbiamo finito le nostre crèpes, bevuto uma tisana rilassante e parlato, parlato e parlato. È come se non fossimo mai sazi, nè di sapere, nè di noi.
Abbiamo parlato molto molto delle nostre madri, dei bei ricordi che custodiamo di loro.
《Com'è successo?》
《Cosa?》mi chiede appoggiando la testa sulla sua mano dopo aver sbadigliato. Dovrei farla dormire.
《A tua madre》è da parecchio tempo che avrei voluto farle questa domanda. Chanel mi guarda, poi si mette dritta e sospira, quasi sconfitta.
《Non devi dirmelo per forza》la rassicuro.
《Non è questo, voglio dirtelo... ma è un argomento davvero delicato per parlarne alle quattro del mattino.》
《Hai ragione》le sorrido, prendendole la mano 《andiamo a letto?》
《Ti prego!》squittisce sfinita. Mi alzo dalla sedia e le porgo la mano che prende senza esitazione. La stringe alla mia e si alza in piedi, le dò un lieve bacio sulla fronte e poi la prendo in braccio.
《Woh》urla, non se lo aspettava... allaccia le braccia al mio collo e appoggia la testa al mio petto.
《Ti racconto tutto domani, ok?》
《Sta tranquilla, Chanel, abbiamo tutto il tempo del mondo.》
《Mi piace》risponde. La faccio stendere sul letto, poi mi spoglio e mi sdraio  accanto a lei. Mi appiccico alla sua schiena, la stringo a me con dolce fermezza, pensando che era solo questo ciò di cui avevo bisogno. Dalla Provenza a oggi, sono più le notti che ho passato con Chanel che quelle senza, mi dico che è così che voglio andare avanti, da qui a quando potrò.

Seduto nel mio ufficio, davanti al pc, cerco di realizzare un progetto per un cliente difficile, più è alto il brand più sono pretenziosi. Di solito non ho problemi, ma oggi non riesco a non pensare al fatto che vorrei portare Chanel in Italia. È davvero tanto che vorrei visitarla e credo che sarebbe bello per tutt'e due staccare la spina. Prendo il cellulare e digito: Le città più romantiche d'Italia. Firenze è la prima della lista, il che sarebbe l'ideale visto il fatto che tutt'e due amiamo l'arte e il buon cibo. Il telefono squilla, premo il pulsante e la voce di Kristel echeggia in tutta la stanza: RETH, Amaury è qui, vuole vederti. Alzo gli occhi al cielo 《fallo passare》le dico, prima o poi dovrò affrontarlo. Mi alzo dalla sedia e mi allontano dalla scrivania, dando uno sguardo fuori, Parigi è sempre viva e in movimento, sarà per questo che la amo. Un po' come l'amava mamma. Sono qui, in quello che era il sul ufficio e giornalmente vengo investito da mille ricordi, felici e dolorosi al tempo stesso. Immagini di come si era ridotta quel giorno, invadono prepotenti la mia mente ricordandomi perché mi piacevano così tanto le droghe. Scuoto la testa e mi giro quando Amaury bussa e entra senza che io dica "avanti".
《Ma non è meglio andarci a prendere un caffè?》mi dice. Guardo l'orologio, è ancora presto, Chanel e Adrian verranno qui poco prima di pranzo.
《Andiamo》gli dico, è soddisfatto, glielo leggo in faccia, come se avesse vinto una battaglia. Solo sua, perché io non ho intenzione di iniziare nessuna stupida guerra.

Chiacchieriamo del più e del meno, Amaury fa leva sul mio sentimentalismo, d'altra parte ci conosciamo da una vita. Abbiamo condiviso tutto e sono consapevole del fatto che quando mamma è morta è stato l'unico ad essere perennemente presente. Gli sono molto grato per questo, ma allo stesso tempo so che è capace di trascinarmi, che per non sentirmi da meno, molto spesso faccio cose che neppure vorrei. La prima volta che ho tirato di coca è stato Amaury a convincermi. Non dico che sia colpa sua,  ero consapevole di ciò che facevo ma senza lui, senza tutto quel dolore, non l'avrei mai provata.
《Parlami di lei》esordisce.
《Non c'è molto da dire》
《Secondo Vincenzo è una sventola》
《Lo è, ma è tanto altro per questo non ne voglio parlare.》
《Sei il mio migliore amico, Reth, se dici che non vuoi condividere una donna, non lo si fa e basta. Ma tutto questo tenerci a distanza... non lo capisco》
《È tutto nuovo per me, Amaury. So solo che la voglio solo per me ed è una cosa che dovrebbe essere normale.》
《Lo è, se non si è abituati a scoparsele con gli amici, le donne.》
《Non sei stanco? Non hai voglia di qualcosa di diverso?》chiedo.
《Ci siamo fatti una promessa, no? Avremmo sempre condiviso tutto, anche le donne.》
《Eravamo dei ragazzini, strafatti... e avevo appena perso mia madre》
《Lo so. Ma io mi sento ancora quel ragazzino, sarà che amo strafarmi tutt'ora》scuoto la testa e torno a sorseggiare il caffè.

La giornata scorre lenta, solo quando osservo Chanel, intenta a parlare con Adrian e mio padre, mi sento sollevato. La sua energia, il suo sorriso e entusiasmo mi contagiano. Le foto sono stupende e anche se nutro parecchia gelosia per i Parigini che potranno ammirarla non posso fare a meno di essere orgoglioso di lei.
Chanel è magica, in ogni cosa che fa.
Non abbiamo ancora avuto un attimo per noi e credo che fino a questa sera non avremo neppure un instante.
《Sono sicuro sarà un successo, tutto》mio padre è su di giri, non lo vedevo così da tempo. C'è qualcosa che mi innervosisce nel suo atteggiamento con Chanel, qualcosa che tengo a bada e nascosta nei meandri della mia coscienza. Voglio che il mio cervello non vada oltre, che il mio intuito taccia, perché so che se dovesse aver ragione, il mio rapporto con Chanel sarebbe in qualche modo compromesso e non ho intenzione che accada, non ho mai avuto niente di così vero nella mia vita.
Mi alzo dalla sedia e la raggiungo, china sulla scrivania guarda con attenzione le foto che Adrian continua a mostrarle, una scusa per guardare tra la sua generosa scollatura, se il ragazzo pensa che non ci sia arrivato non ha ancora capito con chi ha a che fare, è ora di ricordarglielo. Con delicatezza le appoggio una mano sulla schiena e poi la faccio ricadere con lentezza nel fianco. Chanel si raddrizza e mi guarda negli occhi sorridente, gli altri due mi regalano un'occhiataccia.
Infastiditevi pure.

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