Chanel

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Non posso crederci.
In ascensore sono accaldata e fin troppo eccitata. Quel bacio, mio Dio! È stato fantastico, emozionante, così bello... non ci voglio pensare. L'ascensore annuncia l'arrivo della mia breve discesa, senza esitazione esco fuori dall'edificio, rimanendo un po' delusa dal non trovare Reth giù. Avrebbe potuto seguirmi, no? Cosa vado a pensare, devo stare lontana da lui, quell'uomo è una maledizione per me e per la mia mente. Fermo un taxi e vado dritta a casa, ho bisogno di una doccia e di cambiarmi. Colpa mia, mi dico. Non avrei dovuto ricambiare quel bacio, adesso sarei molto più rilassata e non avrei voglia di ripeterlo all'infinito. La verità è che mi ha presa alla sprovvista, che ho paura di quello che mi sta succedendo, perché Reth Dubois è la persona più sbagliata del pianeta terra per me.
Quando entro in casa mi libero delle scarpe e dei vestiti e vado subito in bagno a fare la doccia, raccolgo i capelli stando attenta a non rovinarli. Una volta finito, infilo un pantaloncino di jeans e una Canottiera, delle ballerine e cambio la borsa prendendone una più piccola. Esco di casa e percorro la Rue Saint-Antoine, il mio bar preferito, la boutique di fiducia e il fioraio del mio cuore. È lì che mi fermo. Davanti alla porta verde, la vetrata con la scritta Au nome de la rose e l'insegna che ne riporta il nome: magie des roses.
La fiorista preferita della mamma, la rosa, il suo fiore preferito. Entro dentro, la campanellina a annunciare il mio arrivo, la proprietaria, Marianne, mi da il benvenuta con un sorriso.
《Il solito, per te?》annuisco.
《Rose sosa, fuxia e?》chiede. Sono anni che vengo qui, ogni settimana e tutte le volte cambio un solo colore al bouquet di rose e Marianne questo lo sa.
《Oggi mi piacciono molto queste qui》 Indico delle rose viola chiaro, sono così vivaci e hanno un profumo irresistibile. Pochi minuti dopo, un bouquet meraviglioso è tra le mie mani. Lo osservo con amore e devozione, quanto amo questo fiore. Fermo un taxi e mi faccio accompagnare nell'unico posto che odio, o per meglio dire, odio ciò che rappresenta. La clinica privata che ospita la mamma è accogliente, gli ambienti luminosi, i medici all'avanguardia, le infermiere più efficienti. La mamma è in buone mani, ma il motivo per il quale è ridotta così non lo accetterò mai. Era una donna giovane, piena di vita, amante dei fiori, della sua città, dei profumi. Crescevamo insieme ed è stata capace di infondere in me le stesse sue passioni. Sono cresciuta tra il verde del nostro immenso giardino, fiori di lavanda, rose e Bergamotto. Tra oli, erbe e alcol puro. I profumi sono parte integrante della nostra vita. Dopo essermi diplomata, ho frequentato l'Ispica, proprio come lei. Il mio talento è stato riconosciuto subito dagli insegnanti, mentre per molti memorizzare gli ingredienti e capire come reagiscono ci vogliono anni, io ne ero già a conoscenza, li avevo già impressi nella memoria e confezionavo fragranze con naturalezza, grazie solo a mamma. Sono plurilaureta, lavoro per marchi importanti come maitre parfumeur, guadagno molti soldi, ma mi sento infelice, perché i miei sogni, la mia vitalità si sono spezzati con lei. L'infermiera della mamma ha appena smesso di lavarla, le ha raccolto i capelli ormai bianchi e messo un po' del suo profumo preferito. Quando mi vede mi Sorride dandomi il bentornata, ci sentiamo giornalmente e le sono molto grata per il modo in cui si prende cura della mamma. In un vaso, già pieno d'acqua, ripongo i fiori che le ho comprato. Li osservo per un attimo prima di posare i miei occhi su lei. Mi si spezza il cuore tutte le volte, è più forte di me, ma devo essere forte per entrambe.
I suoi occhi mi osservano, mamma è in uno stato vegetativo da quattro anni ormai, ma vederla così è sempre come il primo giorno. Doloroso e sfiancante, non c'è neppure l'ombra della vitalità che la contraddistingueva un tempo, il suo sorriso è solo un ricordo.
《Ciao mamma》la saluto baciando la fronte e accarezzandole i capelli.
Mia madre era un fiore, una rosa rigogliosa, maestosa e piena di vita. Adesso, non ne rimane che un fiore secco, che perde giorno dopo giorno quelli che erano i suoi meravigliosi petali.
Qui, rinchiusa in questa stanza a parlare della mia vita e dei miei sentimenti alla persona che più amo al mondo, mi fa dimenticare tutto quello che al momento mi turba. Probabilmente uscendo da qui tutto tornerà come prima, ma adesso mi sento solo stupida. La vita è breve e imprevedibile, spesso ne siamo consapevoli, ma amiamo complicare le cose e renderla più difficile di quel che è.

Tutte le volte che torno a casa dopo che vado a trovare la mamma, sono distrutta. E sola. Si, mi sento tremendamente sola. Mentre affogo le mie tristezze in un gelato al cioccolato, sento vibrare il cellulare, non sono dell'umore per parlare con qualcuno ma è Odette, la mia migliore amica e non la sento da qualche giorno.
《Coucou》la saluto scherzosamente.
《Hè, donna in carriera, cosa stai facendo?》
《Mangio un gelato, al cioccolato》
《Sei andata da tua madre, avresti dovuto chiamarmi dopo.》mi ricorda, sa bene come mi sento, come sa perché io stia mangiando gelato.
《Non volevo rattristarti. Cosa fai di bello?》
《Smettila di pensare che mi rattrista, pensa piuttosto che adesso sarei già lì a mangiare gelato con te.》ridiamo insieme e poi, Odette, inizia a parlarmi della sua frenetica giornata, del lavoro, delle vacanze che vorrebbe facessimo insieme.
Tutte le volte che mi sento triste, Odette è pronta a tirarmi su, questo mi ricorda da sempre quanto sia bella la nostra amicizia.
《Allora domani potremmo pranzare insieme》 mi propone.
《Va benissimo, ci aggiorniamo per luogo e ora》
《A domani mademoiselle》mi saluta.
Sospiro e metto un altro cucchiaino di gelato in bocca. Sento suonare il campanello, probabilmente Odette è preoccupata ed è passata da qui prima di rientrare a casa, non invidio i suoi orari lavorativi. Mi alzo di malavoglia e vado verso la porta, guardo dallo spioncino e vedo una chioma troppo bionda. Non è decisamente Odette. Mi allontano di scatto dalla porta, ci sono un paio di cose che non capisco: cosa vuole da me e come fa a sapere dove vivo? Ci metto qualche minuto prima di decidere di aprire, poi un po' titubante apro la porta di casa.
Kristel è in lacrime, alza il viso su me e senza dire nulla inizia a spingermi con rabbia.
E io che mi sono fatta impietosire da quelle lacrime per un secondo.
《Tuuu》urla, io cerco di ripararmi dai colpi che continua a darmi sul petto, sembra una fidanzatina gelosa.
È una situazione del tutto assurda.
《Ho perso il lavoro per colpa tua, ho perso lui per colpa tua》Sbraita furiosa, i denti stretti, la testa che si muove nervosamente a ogni parola, la sua veemenza nel colpirmi ancora. Non mi fa neppure male, sembra stremata dalle lacrime.
《Per colpa mia?》 Chiedo, riuscendo a prenderle i polsi, la fermo steingendoglieli un po'. Si calma e si lascia andare ancora alle lacrime.
《Lui...》singhiozza disperata 《mi ha licenziata perché non sono stata professionale con te》.
Credo che Reth abbia trovato solo una scusa, peraltro banale, per togliersela di mezzo.
《E fare sesso nel suo ufficio ti rendeva più professionale?》lei si asciuga le lacrime, il mascara è colato sulle guance, sotto gli occhi è un nero unico. Mi fa quasi tenerezza vederla così.
《Te l'ha detto?》 Chiede con tono speranzoso.
《No... l'ho immaginato 》scoppia a piangere nuovamente, poi inizia a chiedermi scusa. Per i colpi, l'attacco isterico e tutto il resto. Mi dice di aver cercato il mio indirizzo nei file di Jerome Dubois, che le dispiace aver violato così la mia privacy e che ama follemente Reth.
Sono la persona meno adatta per queste confidenze.
《Vuoi un po' di gelato?》 Le chiedo per tranquillizzarla. Dopo averla fatta accomodare e calmare, le dico che magari potrebbe chiedergli di darle una seconda possibilità.
《Reth è un meschino con un amor proprio smisurato. So che non gli importa niente di me, ma credevo...》scoppia nuovamente a piangere.
Dio mio.
《...credevo che, potesse innamorarsi di me》confessa. Mi chiedo come mai mi stia raccontando queste cose, dev'essere molto sola e questo mi spiace davvero tanto. So cosa sia la solitudine, anche se non a questi livelli.
《Non conosco bene quel ragazzo, ma non mi sembra sia interessato a relazioni stabili.》cerco di farla ragionare.
《Eppure, credo che in fondo sia quello che desidera, forse non se ne rende ancora conto.》dice tirando su con il naso. Non so a quale Kristel dare retta, quella isterica, quella depressa o quella semifilosofica. Di certo, mi pare di capire che emotivamente sia poco stabile anche lei.
Se questo è l'effetto che Reth Dubois ha sulle donne, ho un motivo in più per stargli alla larga.

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