Ciononostante, tutto quello che la ragazza aveva elencato non sembrava giustificare quell'arrabbiatura. E soprattutto, perché il lavoro? Cosa diavolo-

"...E quindi, se ti permettessi di pubblicare delle mie foto, verrei licenziata in tronco".

Sukuna boccheggiò.
"Aspetta" mormorò, le bacchette a mezz'aria "cosa... Chi..."
Lei lo fulminò con lo sguardo. "Chi non ti interessa. Hai capito cosa ti ho detto?"

Una delle caratteristiche fondamentali per essere un broker di successo, oltre alla disonestà, era anche la capacità di capire chi ci si trovava davanti. Prevenire, improvvisare, adattarsi e agire di conseguenza. Tutto nella frazione di secondo che si ha a disposizione prima che qualcuno ti riattacchi il telefono in faccia.
Veloce come un fulmine, Sukuna capì immediatamente cosa doveva fare.
Y/N era paonazza dalla rabbia, ancora poco e sarebbe esplosa. Il problema erano le foto, quelle dannate foto. Chi cazzo glielo aveva detto era un particolare futile, in quel momento. Ora doveva calmarla.
Scattò in piedi, fece il giro del tavolo e si fiondò su di lei, allargando le braccia. Ora gli scenari erano due: o si sarebbe scostata...

Ma Y/N era stanca.
Odiava litigare, in generale e soprattutto con lui. La giornata era stata pesante, la nottata prima pure, e il giorno dopo lo sarebbe sicuramente stato allo stesso modo: tutto ciò che desiderava in quel momento era sedersi al bordo del tavolo, piangere e aspettare che per una volta qualcuno le risolvesse un problema. Almeno uno, dài.
Lasciò che le braccia forti dell'uomo la circondassero, e non appena sentì il suo calore sulla pelle scoppiò in singhiozzi.
Lui lasciò che si sfogasse. Aspettò qualche minuto, immobile, staccando ogni tanto una mano per accarezzarle la testa.
Quando gli sembrò che i singulti si fossero calmati, la invitò ad alzarsi.
"Su, andiamo in camera, piccola" la incoraggiò, lasciando che poggiasse le bacchette sul tavolo "laviamo i piatti dopo. Ora andiamo a fare due chiacchiere".



Il letto alla francese sembrava incredibilmente piccolo, quando erano seduti in due. Quell'uomo lo occupava quasi tutto, un po' per la sua grandezza in generale, un po' per la sua pessima abitudine di aprire le gambe ogni volta che appoggiava quel culo da qualche parte. La scena le sembrò buffa, e la ragazza sorrise, appoggiando la testa alla sua spalla.
"Quindi è per questo che eri arrabbiata" mormorò lui, la mano sempre occupata ad accarezzarle i capelli. "Semplicemente questo".
Lei tirò su col naso. "Beh, anche per quello che ti ho detto prima. Lo so, il tuo lavoro è particolare, ma 'dammi il tempo di sistemare ancora due cose e poi cambierà tutto'... Vero?"
Non aspettò una sua risposta, e continuò. "Visti i tuoi comportamenti, però, la faccenda delle foto mi ha spaventata. Pensavo... Che ti fossi stancato di me, e..."
L'ultima frase la spaventò tanto che non riuscì nemmeno a finirla, la gola chiusa di nuovo dai singhiozzi.
"Su, su. Cerca di calmarti" la incoraggiò lui, facendo del suo meglio per non alzare il tono di voce.

Se avesse potuto, Y/N si sarebbe presa a schiaffi.
Era da quando aveva finito il turno che faceva le prove davanti allo specchio su quello che gli avrebbe detto. Ci aveva messo un paio di ore, aveva scritto una scaletta e l'aveva imparata a memoria; si era davvero impegnata, insomma. Ma quando si era trovata davanti a lui, davanti ai suoi occhi, e le sue bellissime labbra avevano detto, "e quindi?", con tutta la naturalezza possibile... Beh, non ce l'aveva fatta. Era crollata, e ora si sentiva patetica.
Stupida, e patetica.
Questo era l'effetto che le faceva. Se ne era dimenticata, era passato così tanto tempo... Eppure eccolo di nuovo lì, in tutta la sua forza, con tutta la sua violenza. Lei era persa, completamente cotta, totalmente debole, e le piaceva tantissimo.

Aspettò con calma che il pianto finisse da solo. A cosa le serviva forzarlo? Stava bene, appoggiata alla sua spalla, un attimo prima che tornassero a parlare di cose serie. Si stava davvero bene, sì, sull'orlo del precipizio.

Just wanna smash his faceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora