Training

42 7 0
                                    

§

"Che dire generale, un ottimo primo giorno"

Il funzionario se ne uscì ridendo dalla tenda del ragazzo, lasciandolo da solo, con la sua risata che gli riecheggiava in testa.

Jisung sospirò pesantemente, ripensando al ragazzo che aveva causato quel casino.

Non riusciva ad arrabbiarsi ripensando alla figura che gli aveva fatto fare al suo primo giorno come comandante.

Non ci riusciva.

Non sapeva perché.

E non andava bene.

...

Il mattino dopo Minho si alzò all'alba, solo per infastidire Jeongin, che ancora dormiva beatamente, come se non gli importasse del casino che aveva combinato.

Per giunta non gli aveva nemmeno detto di come fosse andata la conversazione con quei due, nonostante quando fosse rientrato in tenda, lui fosse ancora sveglio.

<<Minho, non sono nemmeno le cinque!>>

<<Non mi importa se non hai capito. Prepara i bagagli.>>

<<E perché scusa?>>

<<Perché come minimo hanno già detto al generale chi sono, dopo la vostra conversazione, e voglio evitare di venire rinchiuso nelle segrete di nuovo, quindi muoviti.>>

<<Io non gli ho detto nulla.>>

Minho si fermò dal sistemare le sue cose e rimase fermo. Aveva sentito bene?

<<Come?>>

<<Pensavi che glielo avrei detto così? Avevo già preparato una scusa, a cui per di più hanno creduto>>

<<Che gli hai detto, allora?>>

<<Gli ho detto che volevi portare onore alla tua stirpe di generali e stronzate così...>>

<<Quindi...?>>

<<No, Minho, non lo sa nessuno, dovresti fidarti di più delle persone comunque, non tutti sono al mondo per rovinarti la vita. Quei due sono stati gentili, ci tenevano davvero a darci una mano... prova a fidarti di loro, sono brave persone. E soprattutto, prova a fidarti di me!>>

Minho dopo quella ramanzina inaspettata decise di non dire nulla ed uscire dalla tenda per dirigersi al lago. Sapeva che Jeongin aveva ragione in parte, ma era così difficile per lui fidarsi. Non lo faceva apposta, era come un riflesso automatico, lo manteneva al sicuro. Ma aveva ragione: non tutte le persone volevano per forza fargli del male, forse.

Arrivato al lago, trovò lo stesso ragazzo della sera prima, che ricordava chiamarsi Felix: aveva i capelli castani lunghi fino alla mascella e il volto costellato di lentiggini, forse era un paio di centimetri più basso di lui. Ora che lo guardava meglio, non sembrava minaccioso nemmeno la metà di come lo aveva immaginato: aveva un sorriso enorme costantemente sul viso e sembrava così innocente... aveva davvero avuto paura che un raggio di sole di quel tipo potesse fare qualcosa?

Si avvicinò silenziosamente a lui e gli appoggiò una mano sulla spalla, facendolo sobbalzare.

<<Ciao>>

In amore e in guerra-- MinsungWhere stories live. Discover now