Maggie, che stai facendo?

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Buongiorno.
Oggi sono due mesi che io e Andrés ci conosciamo.
Oh mio Dio, forse ho tralasciato qualche pezzo della nostra storia. O meglio, qualche orgasmo.
Iniziò tutto da una delle numerose sere, che programmavamo per vederci...
"A che ora rientri?" chiese Andrés, intrecciando le nostre dita, mentre proseguivamo a diritto. Io, inarcando le labbra, risposi: "In realtà non mi sono posta un orario. Domani nemmeno lavoro." Bugia enorme, che mi portò a delle conseguenze, non molto gravi, ma che tra poco scoprirete. "Perfetto, perché avevo pensato di passare a casa mia. Ho comprato un film davvero bello!" esclama entusiasto. In quel momento ho davvero pensato volesse stare a sedere sul divano per due ore a vedere un film, senza neanche fare dei lavori manuali, ma poi, appena siamo entrati in casa ho capito qual era il suo vero intento: vedere un film, ma fatto su di noi. Oh mio Dio, suona malissimo: non ci siamo filmati mentre lo facevamo, per carità. Solo che abbiamo quasi replicato 365 giorni.
Vi confesso che pensavo di deludermi le aspettative da quanto desideravo scoparmelo, perché magari non era tanto bravo quanto bello. Ma fortunatamente non mi ha delusa anzi, ad essere sincera ho proprio goduto. Forse, in questi giorni, avete sentito degli orgasmi? Scherzo, volevo solo farvi ridere.

Wathsapp
Una notificaciòn.
La mattina dopo mi svegliai così, con un solo messaggio.
No, non era quello il problema.
Il problema era l'ora: 8:15. Il mio turno era iniziato un'ora fa.
Saltai giù dal letto di Andrés, che fortunatamente non si svegliò. Cominciai a vestirmi con il vestito di ieri, che ovviamente al mio lavoro non è ben accetto, in silenzio e dopo aver raccolto le mie cose, comprese le scarpe che ancora dovevo indossare, mi diressi alla porta d'ingresso, per uscire dalla casa di Andrés, ma appena abbassai la maniglia restò chiusa.
"Cazzo." bisbigliai.
Ovviamente aveva chiuso la porta a chiave, come ogni persona normale che ha paura di essere derubata. Ma da dove avrei potuto iniziare a cercare le chiavi? Prima di iniziare la ricerca, controllo l'orario dal mio telefono: 8:26.
"Cazzo." bisbigliai nuovamente, ma questa volta con tono spaventato.
Con fretta e furia, iniziai a cercare le chiavi, sforzandomi a non fare rumore.
Aprii cassetti, svuotai sacchetti. Guardai anche sotto i mobili, ma niente.
Ero disperata, fino a quando non mi si accese una lampadina nella mente: guardai da ogni parte ma non nei suoi pantaloni. Infatti erano lì.
Infilai le chiavi nella serratura e la girai, fino ad aprirla. Alzai il chiavistello e aprii, portando in basso la maniglia e tirando verso di me la porta.
E secondo voi era finita qui? No, assolutamente. Suonò il fottuto sistema d'allarme, di cui non sapevo l'esistenza, dato che quando entrammo noi, Andrès non aveva premuto nessun pulsante o inserito qualche password da nessuna parte, e non aveva nemmeno suonato quell'allarme infame.
Richiusi subito la porta, ma l'allarme continuò la sua musica, il suo ritmo. Andrès corse alla porta, nudo e io chiusi gli occhi, contraendo la mascella, per non farmi venire nessuna voglia strana. "Maggie, che stai facendo?" chiese, dirigendosi verso la cucina, per spegnere il sistema d'allarme. "Mi dispiace Andrés, non volevo svegliarti." dissi, aprendo timidamente gli occhi. "Tranquilla. Volevo solo sapere dove stavi andando." disse, sorridendomi. "Mi hanno chiamata a lavoro, devo raggiungerli." risposi, mentendo di nuovo. "Ah, va bene." Aprì la porta. "Ora puoi andare." "Grazie." Involontariamente leccai il mio labbro inferiore. È veramente inspiegabile il suo fascino...

E mentre vi ho raccontato questa aneddoto -molto recente, come avrete capito-, sono ancora in macchina, a premere sull'acceleratore e ad urlare contro a dei poveri innocenti, che percorrono tranquilli le loro strade. Ma non posso permettermi di fare altri minuti di ritardo: sono le 9:13.
"Ma che problemi hai? Cazzo!" urlo nuovamente, per la milionesima volta, ma solo ora mi rendo conto di avere i finestrini chiusi e che la gente non può sentire i miei scleri.
Ringrazio Dio.
Avrei rischiato di prenderle da qualcuno.
Scendo con velocità dalla macchina.
Non ho le scarpe, che realmente sarebbero dei fottuti tacchi. Come cazzo faccio adesso?
Entro ugualmente, dopo aver indossato i miei tacchi, dirigendomi con eleganza allo spogliatoio dello staff femminile.
"Anche tu in ritardo?" chiede Blanca, infilandosi la maglia rossa. "Pensavo di andarmene prima." rispondo, senza pensarci due volte. "Mh?" Per fortuna non ha capito, quindi scuoto la testa, levandomi subito dopo il vestito. "Da dove arrivi?" chiede dopo qualche secondo, mentre cerca di mettersi il cartellino. "Da una piccola festa in villa." Annuisce, sfregandosi l'occhio. "Tu?" chiedo, indossando la maglia con il cartellino già attaccato. "Da un evento in discoteca." Chiude gli occhi, alzando le sopracciglia, come se potesse addormentarsi da un momento all'altro. "Blanca, svegliati!" dico, mentre cerco speranzosa dei pantaloni nel mio armadietto. "Sono pronta!" Scuote la testa, schiaffeggiandosi la guancia. "Fai veloce. Quel pendejo entra tra pochi minuti." dice, sbattendomi in faccia dei pantaloni della tuta grigia.
Le sorrido, guardandola aspettarmi alla porta. Perché fare questo per me? In fondo non ci conosciamo nemmeno, sappiamo solo i nostri nomi e il nostro lavoro.

Dopo aver trovato anche delle scarpe nella scatola degli oggetti smarriti, proseguo al fianco di Blanca per timbrare il nostro ingresso a lavoro. Fortunatamente è tutto manuale.
Firmiamo e iniziamo a lavorare. 

Lo Yin e lo Yang.Where stories live. Discover now