L'ho visto.

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"Sei stata licenziata."
Questa è la prima frase che sento questa mattina.
Preferivo un buongiorno da mia cugina, ma dopo ieri io non le ho parlato e lei non ha parlato a me.
Sento odore di guai. Forse andrò davvero in carcere?
"Come, scusa?" chiedo, accigliando lo sguardo, a Jaime. "Me lo hanno riferito poco fa." "Con me lo hanno riferito poco fa intendi che te lo ha riferito Najwa?" domando, deglutendo; il ragazzo annuisce. "Ci vedremo, no?" Lascio un ultimo sguardo, con la coda degli occhi, a Jaime e subito cammino a passo svelto verso l'ufficio di Najwa.
"Dovevi proprio licenziarmi?" Entro senza bussare e la vedo davanti alla finestra rotta. Cosa ho fatto...
Appena mi sente, si volta, incrociando le braccia al petto. "Ciao Najwa." richiudo le porte, abbassando lo sguardo. Subito mi dirigo verso il mio ufficio, per raccogliere le mie cose e salutare questo posto.
Me lo merito.
"Maggie."
Non mi sarei mai aspettata di ritrovarla davanti alla mia auto. Non mi aspettavo proprio di vederla.
Sto per piangere, ma non posso, sennò pensa che voglia farle pena.
"Najwa." Deglutisco subito, ma non ho saliva sufficiente da mandare giù quel nodo in gola. "Non avrei voluto farlo." confessa, sfregandosi la fronte con gli occhi chiusi. "Ho superato il limite, Najwa e ho avuto ciò che mi spetta." Scuote la testa e dopo si avvicina a me. "In realtà, hai fatto bene a trattarmi così." Aggrotto le sopracciglia confusa, mentre i miei occhi la guardano dalla testa ai piedi. "Che vuoi dire?" chiedo. "Anche io ti ho trattata così, senza una valida motivazione e poi... quella non era stata la prima volta." Stringo i denti, per non gettare altra rabbia su di lei, anche se lo meriterebbe.
Mi ha fatto ricordare la sua violenza. Ma questo non mi ha fatto comunque sentire meglio.
Adesso non ho più i sensi di colpa.
Vorrei poter fare qualcosa, ma cosa di preciso non lo so.
"Ma allora perché licenziarmi?" chiedo, senza dare il peso che invece dovrebbe avere ciò che ha confessato due secondi fa. Schiocca la lingua sul palato, grattandosi nervosamente la nuca.
Capisco.
"Fanculo." rispondo, raggiungendo la mia macchina.
Claudìa prenderà il mio posto.
"Maggie, vorrei poter tornare indietro." dice, impedendomi di salire. "Mh." annuisco, abbassando lo sguardo. "Te lo-" "Da quanto è ricominciato?" chiedo, sospirando, mentre incrocio lo sguardo di Najwa. "Non... Non è mai finito." Sovrappongo le labbra e subito una lacrima mi riga il viso. Sbuffo una risata, abbassando la testa, per aggiustarmi il braccialetto. "Mi dispiace." La sposto con forza e salgo in macchina, velocemente e mi chiudo dentro, così da non farmi impedire di andare via da qui. Allaccio la cintura e, dopo aver messo in moto la macchina, metto le mani sul volante, che stringo con tutta la mia forza, mentre una lacrima dietro l'altra mi taglianno il volto.
Poi metto la prima marcia e parto.
Senza guardare nessuno.
Senza salutare nessuno.

"Lucìa." La chiamo. "Finalmente hai deciso di parlarmi." dice, impastando la pasta per la pizza. "Si, scusami. Ieri ero su di giri." dico, indossando un grembiule. "Tranquilla. Vuoi parlarne?" chiede, passandomi la farina, ma io scuoto la testa. "Ti ricordi quando nonna ci faceva giocare con questa?" domando, mettendo un po' di farina nel palmo della mia mano. "Si. Mi ricordo anche quando facevi la stronza e mi davi sempre il pezzo più piccolo."
Ridiamo.
Mi serviva proprio questo: ridere.
******
Oggi sono alla ricerca di un fottuto lavoro, anche perché se non mi alzavo alla solita ora mia cugina mi avrebbe riempita di domande. Per ora, ho trovato disponibilità solo come cassiera, ma io sono una donna d'affari, sono cresciuta in un certo ambiente e non sono portata per avere pazienza con dei clienti maleducati. Devo essere io, da sola, con il mio computer.

È stato un dannato fallimento. Una perdita di tempo totale, ho passato tutto il giorno in cerca di un posto, ma nessuno accetta le mie abilità.
Adesso sono sul divano, con una bottiglia di Alhambra tra le mani, davanti alla televisione, che sta trasmettendo un film comico. Sono in cerca di sorrisi, ma nemmeno un film che dovrebbe far ridere mi fa ridere. Immagino sia per il mio atroce mal di testa, che neanche l'aspirina ha saputo almeno calmare. In realtà so anche il motivo: l'unica che può porre fine al malore sono io. Il mio cervello continua ad elaborare pensieri di ogni tipo, che alla fine hanno fatto scoppiare tutto e adesso mi ritrovo con un martello pneumatico che picchietta su qualsiasi parte interna della mia fottuta testa.
Odio questo tipo di situazioni.

"Maggie.. Maggie." Mi sento scuotere, mentre qualcuno urla il mio nome. Apro lentamente gli occhi e vedo mia cugina spegnere la televisione. "Ma che stai facendo?" chiede, voltandosi verso di me, che non capisco il motivo della sua agitazione, ma poi indica il tavolo quasi colmo di bottiglie di vetro vuote. "Lucìa, mi sono solo presa una pausa." Mi giustifica, levandomi la bava dal lato della bocca, con il palmo della mano, che subito pulisco alla stoffa del copridivano. "Mio Dio." sospira, sedendosi poi accanto a me. "Tutto bene?" le chiedo, voltando la testa verso di lei. "No!" esclama, sdraiandosi sul divano, con la testa appoggiata sulle mie gambe. "Ne vuoi parlare?" annuisce, afferrandomi la mano. "Juan." dice. "Cosa?" chiedo, dopo qualche istante, dato che non continuava il discorso. "L'ho visto. Mi ha tradita, stava baciando una ragazza sotto la pioggia. Sotto la pioggia, ti rendi conto?" Stringo i denti, risentendo tutte quante le emozioni di ieri.
"La conosci?" Scuote la testa. "Ma perché farlo? Andava tutto così bene, Maggie." dice, piangendo. Conoscendo quel dolore, non ho potuto fare altro che piangere insieme a lei, ma silenziosamente. "Certe persone sono davvero orribili e ciò che fanno, a volte, non può rispondere alla domanda perché, dato che pensano con il culo, invece che con la testa." Con una mano accarezzo i capelli di mia cugina, con l'altra mi asciugo le lacrime, riprendendo a me l'autocontrollo che ieri avevo perso...

Lo Yin e lo Yang.Where stories live. Discover now