L'ennesima anamnesi dell'ennesimo paziente le passò davanti alla faccia, lasciandola totalmente indifferente.
Da quando non le interessava più niente del suo lavoro? Da quando si sentiva così vuota?
Non aveva avuto il coraggio di scrivere a Sukuna per tutta la mattina. Aveva paura di disturbarlo, e poi, se davvero ci avesse tenuto a sentirla si sarebbe fatto vivo lui.
"Sì, come no" sussurrò, fissando sconsolata lo schermo del telefono.
Sukuna non le avrebbe scritto. Questo lo sapeva.
Ora che ci ripensava, le scriveva unicamente quando aveva voglia di scopare. Infatti, prima che facessero sesso non le era mai arrivato un suo messaggio.
Si svaccò sulla scomoda sedia del Pronto Soccorso.
'Però...'
Però le sue parole erano state completamente diverse.
'Non avrei fatto tutto questo per te se non mi importasse niente di te', le aveva detto.
Scosse la testa. Non è che... C'erano davvero due Sukuna?
Il suo lato razionale sarebbe scoppiato a ridere. 'Sì, come no. Yuji ha due gemelli, e non me l'ha mai detto'.
Eppure...
Eppure, forse il suo solito sogno non si discostava così tanto dalla realtà. Se davvero c'erano due Sukuna, con due personalità, con due modi di fare completamente differenti... Magari due facce della stessa medaglia?
Due aspetti della stessa persona?
Si prese la testa fra le mani. Non voleva parlare certo di disturbo dissociativo della personalità, ma sicuramente c'era qualcosa che faceva scattare l'interruttore. Che lo faceva passare da Ryo a...
'Al demone. Chiamiamolo così'.
Schioccò le dita. Ora che l'aveva capito le sembrava così facile, eppure ci aveva messo un bel po' per arrivarci! Sukuna aveva una doppia vita. Doveva capire di quale delle due voleva far parte.

Passarono le ore, tutte accompagnate da una strana frenesia. Sentiva il bisogno fisico di parlare con qualcuno, di sfogarsi. Eppure... Con chi poteva farlo?
Nobara? Certo che no. Era presente alla serata, e raccontarle di Inumaki non era certo il caso. Non voleva metterlo in ridicolo, non l'aveva fatto la sera scorsa e non l'avrebbe fatto ora.
Satoru? Nemmeno. Non l'avrebbe mai perdonata di essere uscita di nuovo con quel bastardo. Se solo avesse saputo cosa era successo nel suo letto la sera di Capodanno, o nel bagno del locale due giorni dopo... No, dopo l'incidente della pillola era meglio non parlargliene proprio.
Forse poteva sfogarsi con Yuji?
Scosse la testa. No, parlare male di Ryo a lui non era certo una buona idea. Ok che era il suo migliore amico, ma... Loro due rimanevano pur sempre fratelli.
"Aaaah" si lamentò. Dove poteva trovare qualcun altro che conosceva Sukuna? Magari anche meglio di lei?
E magari anche disposto ad aiutarla?

Sbatté le palpebre.
Lentamente si girò verso il suo cellulare e lo afferrò, la mano tremante.
No. Non poteva pensarci seriamente. Non poteva essere seria.
Le dita si mossero senza che arrivasse un suo preciso input dal cervello. Fecero tutto da sole.
'Non lo sto facendo davvero' si disse, convinta, mentre aspettava il solito singolo squillo prima che lui rispondesse.


L'efficienza. L'efficienza era il suo biglietto da visita.
Dal momento in cui la ragazza l'aveva chiamato erano passati circa quindici minuti - era da tutt'altra parte della città, per di più invischiato in una di quelle inutili riunioni mensili che il personale dell'Arasaka si ostinava a organizzare. In effetti, era stato quasi un sollievo doversi staccare.
Chissà che faccia avrebbero però fatto i suoi dipendenti, se avessero saputo che per una volta non se ne era andato per colpa di Sukuna.

Uraume era, in fondo, una brava persona.
Il suo difetto principale - se proprio lo si voleva considerare un difetto - era che, beh... Era totalmente succube da quell'uomo.
Non l'aveva mai considerata una debolezza, quello no; ma da un occhio esterno, dover sempre essere a completa disposizione di qualcuno poteva essere un grosso limite. Lui si rendeva perfettamente conto di cosa pensasse la gente, ma semplicemente se ne fregava altamente il cazzo, come avrebbe detto Sukuna.
Sukuna sapeva tutto di lui. Tutto. Era l'unico a conoscere i suoi segreti. E lui, da parte sua, sapeva tutto di Sukuna. Da questo punto di vista si poteva considerare un rapporto assolutamente paritario.
E oggi, per la prima volta da quando si conoscevano, stava facendo qualcosa senza che lui lo sapesse.
Esalò un respiro più profondo degli altri, tamburellando le dita sul volante mentre aspettava che la ragazza uscisse dall'ospedale.
Strano, non si sentiva in colpa.
Meglio così, altrimenti non sarebbe riuscito a tenere la bocca chiusa. Il senso di inadeguatezza che lo assaliva quando faceva qualcosa che sarebbe potuto non piacere a Sukuna era ingestibile; non riusciva a concentrarsi, l'ansia lo assaliva. Doveva tirare fuori la sua agendina e scriversi tutto, per poi farglielo leggere in qualche modo. No, era troppo pesante. E se si fosse dimenticato qualcosa? Se il suo racconto non fosse stato...
Scrollò la testa. Era inutile pensarci, tanto ora si sentiva tranquillo.
Forse perché aiutare quella ragazza equivaleva, in un certo senso, ad aiutare anche lui?


Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now