41. Chiavi del bagno

Depuis le début
                                    

Il telefono le trillò immediatamente nella tasca. Si affrettò a sfilarlo e a rispondere, sapendo già chi la stava chiamando.
"Entra in un bagno e chiudi a chiave".
Y/N obbedì. Non appena fece scattare il chiavistello, la sua finta voce esasperata si fece di nuovo sentire.
"Guarda cosa mi tocca fare per tenere a freno la mia piccola ragazzina che non riesce nemmeno a trattenersi in pubblico" lo sentì mormorare, la voce rauca che le accarezzava le orecchie. Socchiuse gli occhi, tentando di non pensare all'enorme imbarazzo che stava provando, e si lasciò cullare dalle sue parole.
Rifletté un attimo su cosa dire.
"Che... Che intendi fare, Sukuna-sama?"
Lo sentì prendere un profondo respiro. "Vuoi proprio provocarmi, troietta". Ci fu una pausa; probabilmente stava mangiando. "Innanzi tutto infilati una mano nelle mutandine e dimmi in che stato sei".
Y/N deglutì. No, non poteva farlo davvero. Stava scherzando, forse?
"Sai benissimo che sono bagnata" gli rispose secca, abbassando la voce. E se qualcuno l'avesse sentita? Poteva davvero pronunciare quelle frasi davanti a tutti?
"Certo che lo so".
"E allora perché me lo chiedi?"
Un'altra pausa. Y/N temette il peggio.
"Hey, ci sei? Non volevo..."
"Oh, tesoro". Lo sentì ridacchiare. "Se ti preoccupi così tanto che mi offenda, ti conviene fare quello che ti dico".
La ragazza si morse la lingua. Possibile che fosse così stupida?
"Allora, farai la brava bambina e farai tutto quello che ti dirò?"
Lei annuì, nonostante non potesse vederla. "Va bene" mormorò, sconfitta. Tanto, che aveva da perdere?
"Allora, innanzi tutto abbassati i pantaloni. Ah, e rimani in piedi" lo sentì ghignare "ti immagino meglio così".
Y/N sgranò gli occhi. Pian piano stava capendo dove voleva arrivare.
"Non potevi aspettare che andassimo in macchina...?" sussurrò, sbottonando i jeans e abbassando la cerniera.
"No. Abbiamo poco tempo, e ho ancora fame". Lo sentì ordinare la terza porzione di tsukemen, e storse la bocca. Era davvero una fogna, quell'uomo.
"E ora che dovrei fare?"
Aspettò pazientemente qualche secondo che terminasse l'ordine. "Ora toccati da sopra le mutandine. Mh, aspetta. Di che colore sono?"
Lei roteò gli occhi. "Viola".
"Heh. Carine. Le preferirei nere, ma-"
"Quelle nere sono ancora sul pavimento dell'Arasaka" lo provocò lei, cominciando a strofinare due dita fra le gambe. "Cazzo" mormorò. Era davvero bagnata... Si stupì che i pantaloni fossero rimasti asciutti.
"Ha buona memoria la ragazzina". Il piatto doveva essere arrivato; aveva di nuovo cominciato a mangiare.
"Dunque, tesoro. Hai circa tre minuti, il tempo che finisco lo tsukemen, poi devi uscire dal bagno e dobbiamo andare dalla Zenin. Ora fai un favore a tutti e due e vieni".

"N-no, aspetta. Cosa-"
Lo sentí sbuffare. "Davvero devo dirti come masturbarti? Sai sicuramente farlo meglio di chiunque altro. Anzi" ghignò "se ti impegni ci metti anche di meno, secondo me".

La ragazza si morse un labbro. Come diavolo faceva a conoscere così bene le donne? Quanta esperienza aveva quell'uomo?
Cominciò a muovere pigramente le dita, incerta sul da farsi. Beh, poteva sempre dire di aver finito e-
"...E non provare a fottermi, tesoro". L'ultima parola le sembrò più carica di veleno del solito. "O ti puoi scordare la tua bella parola salvezza".
'Oh, Kami'.
Y/N appoggiò la schiena alla parete con un sospiro. Ma che diavolo le stava chiedendo di fare?
Sembrava stupido, ma masturbarsi al telefono con lui era molto più intimo che fare sesso. Si sentiva... Molto più nuda, in quella situazione.
Forse era questo il suo limite? Forse era fin qui che poteva arrivare, ed era il momento di usare la parola salvezza?
Schiuse le labbra, ma lui fu più veloce.
"Ah, piccola" biascicò con la bocca piena "non provare a infilarti niente lì dentro. Quello appartiene a me".

Lei avvampò.
Sfilò in fretta le due dita che premevano sull'apertura, e sentì la vulva contrarsi dolorosamente.
Oh, Kami. Non sarebbe riuscita a resistere più a lungo.
Piegò le ginocchia, cercando un equilibrio contro il muro, e cominciò a muovere le dita sulla stoffa delle mutandine.
"Dimmi solo se... Mh... Entra qualcuno" mormorò a mezza voce. Una risata sommessa le arrivò all'orecchio.
"Secondo te voglio facilitarti il lavoro...?" le chiese, le bacchette che tintinnavano nella tazza. "E sbrigati, ho quasi finito".
Y/N digrignò i denti. Come cazzo si permetteva di metterle pure fretta?
Chiuse gli occhi e cercò di non pensare alla situazione.
O forse... Era proprio la situazione che la stava eccitando?
Si immaginò Sukuna che entrava, spalancava la porta e la trovava in quello stato. Si passò la lingua sulle labbra, e si lasciò sfuggire un gemito.
"Mh, brava piccola" la incoraggió lui. "Vedo che stai iniziando a capire".
Un altro gemito seguí il primo, leggermente più forte.
"Mi servono tutte e due le mani" ansimò.
"Heh, che ingorda. Due dita bastano".
"Scemo! Per tapparmi la bocca!"
Lo sentì ridacchiare. "Quello é un privilegio che ho solo io".
Fece per ribattere, ma sentì la porta della toilette spalancarsi, seguita dal suono di risate femminili. Le sue dita si frenarono per qualche secondo.
"Cazzo, Sukuna... Non mi hai detto niente!" sibilò, furente.
Lo sentì sbadigliare. "Dovevo?"
No, era inutile. Tanto valeva cercare di sbrigarsi.

'Come se avessi scelta', rifletté.
Era davvero al limite della sopportazione. Ci era girata intorno, aveva cercato di tergiversare... Ma la fine che la aspettava era quella.
Sukuna aveva ragione: quando era da sola era uno scherzo venire. Ci metteva davvero pochi secondi.
'Nessuno ti conosce meglio di te', aveva detto quel dannato. Prese un respiro, e spinse le dita sul clitoride.

Sukuna fece del suo meglio per non farsi andare di traverso la birra che stava bevendo.
Finalmente, da quando era entrata in bagno, aveva iniziato a fare sul serio. Il sospiro sommesso che aveva sentito ora era segno che stava davvero godendo. Non frenó il sorriso che gli si stava allargando in faccia, e si affrettò con il piatto.
"Brava, piccola" la incoraggió con la sua voce roca. Sapeva quanto le piaceva, e... Beh, lo stava usando contro di lei. Lo sapeva di essere una cattiva persona.
Non che da parte sua non stesse facendo una fatica assurda, anzi.
L'erezione che gli premeva sotto i jeans - cosa gli era saltato in mente di mettersi i jeans? - iniziava ad essere davvero dolorosa. Eppure doveva contenersi, o davvero si sarebbero persi la gara.
No, una sveltina era fuori discussione. Aveva tutta la vita davanti per accontentarsi del sesso scadente.
Socchiuse gli occhi, e si godette la sinfonia dei suoi gemiti soffocati. Poverina, l'aveva davvero spinta al limite della sopportazione... Però non aveva usato la parola salvezza. Forse l'aveva sottovalutata.
"Notevole" mormorò, non curandosi di essere sentito. La ragazza lo stava stupendo.
La sua voce lo riscosse dai suoi pensieri. Vide con la coda dell'occhio le due ragazze di prima che uscivano dal bagno; doveva essere ormai vicina.
"Sukuna-sama" la sentì sussurrare. "Sto per..."
"Mmh". Si leccò le labbra, allungandosi sulla sedia. "Fammi sentire, piccola. Sei da sola".

Y/N strinse le palpebre. Le dita si muovevano freneticamente, e la stoffa le scivolava bagnata sulla pelle. Sentì le gambe fremere e faticare a tenerla in piedi; incastrò il telefono fra la spalla e l'orecchio, appoggiò una mano alla porta davanti a sé e lasciò che l'orgasmo prendesse il sopravvento sul suo corpo.
Si lasciò completamente andare, pensando solo a trattenersi con gli ansimi. Una pioggia di piccole luci filtrò attraverso le palpebre serrate, e sentì la testa girarle. Le mancò l'aria, e si chinò in avanti, la bocca spalancata.
L'unica cosa che riuscì a pensare, in quel momento, fu solo una parola:
"Sukuna-sama..."

L'uomo spalancò gli occhi, il palmo della mano premuto contro il tavolo.
Stava venendo, e stava chiamando il suo nome.
Quasi quasi gli dispiacque di non essere lì con lei, a stringerle la gola, a soffocarle le parole con un bacio. A spingerle lui la mano fra le gambe.
Ma dopotutto aveva architettato tutto per un preciso motivo. Ogni volta riusciva a tenerla sempre più in pugno, ad avere il controllo su di lei. E questa sensazione di potere lo mandava in estasi.
Alzò una mano e riagganciò la chiamata. "Il conto".

"Sukuna-sama...? Sukuna? ...Ryo...?"
Y/N fissò per qualche secondo lo schermo del telefono. La chiamata era terminata.
Alzò un sopracciglio. Che significava?
Non fece in tempo a regolarizzare il respiro, però, che sentì la porta del bagno aprirsi, e qualcuno bussare alla toilette. Le si geló il sangue nelle vene.
"A-arrivo" si affrettò a rispondere, tirandosi su i pantaloni. Fece scattare il chiavistello.

Sukuna la stava fissando, un finto sguardo preoccupato dipinto in volto.
"Tesoro, non uscivi più! Mi ero preoccupato. Tutto bene?"

Just wanna smash his faceOù les histoires vivent. Découvrez maintenant