West Virginia day boh: o di quando fingi che il nulla ti stia a pennello

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I giorni successivinon furono tra i più facili della mia esistenza, ma nemmeno ipeggiori. Essere a casa aiutava, soprattutto considerando che ora cipensava mia madre ad occuparsi di filtrarmi le informazioni online,risparmiandomi così il quintale di minacce ed insulti checontinuavano ad arrivarmi. Fu grazie a lei che scoprii come lui fosseuscito dall'ospedale, che dovesse portare il gesso per quindicigiorni (che mia madre definì una tortura troppo breve per come siera comportato) e che era stato paparazzato più volte in compagniadi Rebecca, come se non bastassero tutte le foto che lei metteva sulsuo profilo. Tutti lo avevano perdonato perché erano giunti allaconclusione che era stato spinto dall'amore. Meg mi scriveva quasitutti i giorni per sapere come stessi, portandomi i saluti di Mitchche era troppo timido per domandarmelo di persona. Nick non si erapiù fatto sentire, nemmeno per mandare i documenti dellicenziamento, cosa che mi sembrava abbastanza strana ma che nonrientrava tra i miei problemi. L'unica informazione che mi eradavvero interessato ricevere, riguardava la completa mancanza di uncomunicato ufficiale o anche solo una dichiarazione sull'accaduto daparte di lui. Non aveva più postato nulla, scritto nulla, dettonulla. Ma soprattutto, non mi aveva contattata in nessuna maniera.Forse era troppo concentrato a godersi il suo ritrovato amore o lasua carriera salva e fulgente, per occuparsi di quel piccolocontrattempo che dovevo esser stata io.

I giorni passavano,ma era sempre più palese che se per lui io non ero mai esistita, perme lui era diventato un incubo fisso che mi aspettava appena mimettevo a letto o smettevo di riempirmi la giornata con cose da fare.Era sempre lì e temevo non se ne sarebbe mai andato.



Diario di bordo di chi non è mai salito a bordoWhere stories live. Discover now