LA day 16: o di come essere invisibili non sia più una possibilità

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Quando la sveglia suonò alle sette delmattino mi chiesi per quale dannata motivazione lo stesse facendo.Così presi in mano il telefono e boom: tutto tornò alla mente. Erabastata una notifica di richiesta di follow su Instagram da parte dipiù di tremila persone ed il mio cellulare era finito scaraventatodall'altra parte del letto.

Cazzo.

Cazzo, cazzo, cazzo.

In che disastro mi ero cacciata?

Sentii il suono della notifica di unmessaggio e riafferrai controvoglia il marchingegno del diavolo.

Sarò da te alle 7:30. Hannoanticipato il photoshoot. Nick.

Porcamerda! Non ce l'avrei mai fatta in mezzora. Perché? Perché sonosempre stata una di quelle persone che si cambiano almeno sette volteprima di trovare l'abbigliamento giusto. E' una specie di rito magicoper ricordarmi quotidianamente di quanto bassa sia la mia autostima.E quanto ingannevoli i camerini dei centri commerciali.

-Mitch! Micth!!!

-Sì?

Come riuscisse a comparire dal nullaappena lo si evocava, continuava a restare un mistero per me marisultava essere piuttosto comodo in casi come questo.

-Mi prepareresti la colazione?

-Dove devi andare?

-A lavoro.

-Con il tipo che al posto di scopartiha postato una foto dei vostri gelati?

-Lui ha fatto che? No, non lo vogliosapere: succo e due fette di pane con la marmellata. Subito.

Filai in bagno prima che potesseaggiungere altro alla mia testa già abbastanza nel panico e dopoventotto minuti ero pronta, fuori dalla porta, con ancora il dubbioamletico su che cosa diamine stessi facendo.

Non trovai una risposta, perché un suvnero stava giusto parcheggiando alla fine del mio vialetto. Quelloche doveva essere Nick si stava sporgendo sul sedile del passeggeroper aprirmi lo sportello: era completamente diverso da come me lo eroimmaginato. Cosa probabilmente necessaria considerando che dovevatenere a bada Gavin: era un uomo sui trentacinque, pelle d'ebano,alto almeno uno e novanta (le ginocchia gli toccavano il volante,nonostante la stazza della macchina), fasciato in un paio dipantaloni da completo ed un camicia palesemente fatta su misura.L'unica nota leggermente sbarazzina era la barba, ma era tenutatalmente alla perfezione che sembrava quasi posticcia.

Mi affrettai a raggiungerlo e appenasalii in macchina mi pentii di aver fatto colazione: odio l'odoredelle macchine nuove. Mi fa venire la nausea. Tipo che una volta hovomitato sul sedile posteriore della macchina della mia vicina dicasa.

-Ciao, piacere: io sono Nick, ilmanager di Gavin. Ma credo tu questo lo sappia già.

Strinsi la mano che mi stava porgendocon quanta più convinzione il mio stomaco sottosopra mi permettessee valutai se prendere quell'ultima specifica come un sottinteso. Poiperò vidi le labbra carnose di Nick aprirsi in un sorriso sincero ericominciai a respirare.

-Piacere mio, sono Bianca.

-Già: Gavin mi ha parlato di te.

Nick mise in moto e non capii se fossestato quello a stringere ancora di più il mio stomaco o l'ansia disapere che cosa gli avesse detto sul mio conto Mr Universo.

-Devo preoccuparmi?

Nick parve sorridere sotto la barba, manon ne ebbi la certezza perché ero troppo concentrata a guardare lastrada per non vomitare.

-No. Ha solo detto che non te la cavimolto bene con i social, che sarebbe poi la posizione per cui ti seicandidata.

Cazzo. Forse sarebbe stato meglio seavesse inventato qualche balla sul mio conto.

Diario di bordo di chi non è mai salito a bordoWhere stories live. Discover now