LA day 20: o di quando le seconde possibilità brillano più di ogni cosa

1 0 0
                                    

-Ho detto di no.

-Per favore, devo parlarle.

-No.

-Ma Mitch...

-No. Vattene.

Era davvero la voce di Gavin quella ostavo ancora sognando? Perché non avrebbe senso mentire e dire cheavevo passato una nottata di sonno ristoratore, quando non avevofatto altro che sognarlo e svegliarmi di continuo.

-Ti prego. Ieri non sono riuscito adirle niente e non potevo di certo scriverle.

Si, quella era decisamente la voce diGavin. Che cazzo ci faceva qui? Perché diamine voleva vedermi? Masoprattutto: io volevo vederlo?

-Non credo che Bianca ti voglia vedere,quindi gira al largo.

Fortunatamente ci pensava Mitch ascegliere per me.

Sentii la porta di casa richiudersi evalutai che c'era voluto davvero poco perché Gavin, il ragazzo cheotteneva sempre quello che voleva, rinunciasse a qualcosa a cuidiceva di tenere davvero. Il solo pensiero che tutto quello che fossesuccesso tra noi fosse una bugia, mi provocò un conato di vomito,così optai per rificcare la testa sotto le coperte e continuare afare lo struzzo.

Ma come sempre, qualcuno aveva pianidiversi.

Piccoli colpi alla finestra micostrinsero ad uscire dal mio nascondiglio e ci misi meno di unsecondo per riconoscere la figura dietro le tende.

Maledizione.

Perché non poteva mai arrendersi quelragazzino?

Aprii la finestra prima che potessicambiare idea, così velocemente che Gavin fece un passo indietro,sorpreso dal vedermi. O forse spaventato da come dovevo essere presa.Ma fanculo: erano problemi dei suoi occhietti delicati.

-Che vuoi?

Sapevo che se non fossi rimasta sulladifensiva, quel confronto sarebbe stata una disfatta annunciata perme. Come faceva ad essere così fresco dopo una serata difesteggiamenti? Fanculo, non doveva interessarmi.

-Credo dovremmo parlare Bianca.

-Io non penso ci sia niente da dire.

Indossava un paio di jeans chiari e unacamicia a righe maniche corte, che mostrava fin troppo bene lebraccia muscolose che di certo non avevo chiesto di vedere.Fortunatamente, i ricci erano nascosti da un cappellino da baseballche non mi permetteva di fantasticare in nessuna maniera. Dovevorestare ferma nel proposito di estirparlo dalla mia testa. Per ilcuore ci avrei pensato dopo.

Ma Gavin decise di avvicinarsi quelpasso di troppo alla finestra e così vidi i suoi occhi cristallini evi scorsi qualcosa che non avrei saputo se tradurre come rabbia,tristezza o flebile speranza.

-Bianca per favore. Se non vuoiparlare, lo farò io: ma ascoltami almeno. Ti prego.

Gavin aveva mai pregato qualcuno perottenere qualcosa? Non ne ero sicura, ma forse avrei potuto starmenelì ad ascoltare le motivazioni per cui sceglieva lei a me, che inrealtà era sempre stato innamorato di lei e tutte queste splendideargomentazioni che mi avrebbero aiutato a metterci una pietra sopra.

Non dissi nulla, ma lo guardai inattesa, così Gavin prese un respiro profondo ed iniziò a parlare.

-Primo: mi dispiace. Secondo: midispiace davvero tanto. Terzo...

-Se dici ancora una volta che tidispiace, giuro che ti chiudo la finestra in faccia e dico a Mitchche sei ancora qui.

-Scusa. Hai ragione. E' che veramentevoglio che tu sappia quanto mi dispiace per quello che è successo.

Diario di bordo di chi non è mai salito a bordoWhere stories live. Discover now