40. Dominio pubblico

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Sukuna roteò gli occhi.
"Cazzo" sussurrò, le labbra aperte. Con un colpo di reni salì su di lei, ributtandola con la schiena al materasso. Y/N sussultò.
"Ryo, guarda che non..." provò a giustificarsi, ma il suo sguardo si perse sui bicipiti gonfi e sulle spalle contratte che troneggiavano su di lei. Deglutì.
"Solo una cosa, Sukuna-sama" mormorò, ormai consapevole di ciò che la aspettava. "Come posso usare la parola salvezza, se mi imbavagli...?"
Il sorriso folle che gli si aprì sulle labbra le congelò la domanda in gola. Sgranò gli occhi, e si arrese alla sua imminente disfatta.





"Y/N. Hey, svegliati. È tardi".
La ragazza si voltò un paio di volte nel dormiveglia.
Per un attimo temette di essersi sognata tutto. Era davvero possibile che Sukuna si fosse dichiarato a lei? Che avesse fatto il sesso migliore della sua vita per tutta la notte? Che si fosse addormentato abbracciandola?
Appoggiò il sedere al materasso, e il suo corpo ebbe un sussulto. Si voltò di scatto sul fianco in posizione fetale.
"Ahi!" si lamentò, strofinandosi la natica.
No, era decisamente reale.
Una risatina le fece aprire gli occhi.
"Heh. Te l'avevo detto che avresti fatto fatica a camminare".
Nonostante la frase, le sue labbra si piegarono in un sorriso soddisfatto.
"Buongiorno Ryo" mugugnò in risposta, lasciandosi scompigliare i capelli da quella mano grande come la sua testa. Avesse saputo come fare, avrebbe fatto le fusa.

Il resto del suo corpo, però, implorava pietà.
La pelle del sedere le bruciava, i quadricipiti erano contratti, e in mezzo alle gambe regnava l'inferno. Eppure si sentiva benissimo, come dopo un allenamento troppo pesante: distrutta, ma soddisfatta.
"Fatti una doccia prima di venire in cucina" le consigliò lui. "Yuji é già arrivato".
"Yu- COSA?" Esclamó, balzando giù dal letto. "Dimmi che..."
Sukuna roteò gli occhi. "I tuoi vestiti li ho già tolti dal divano. Più che altro, fossi in te mi preoccuperei del tuo aspetto".

Y/N entrò in cucina con lo stesso senso di colpa che provava ogni volta Yuko quando si fermava lì a dormire. Sapeva che tutti sapevano, e si vergognava un casino.
Sukuna, da parte sua, era l'uomo più tranquillo del mondo. Stava sorseggiando il suo probabile quarto caffè della mattinata, il giornale di finanza stretto in mano. Sembrava quasi più vecchio di quanto non fosse; mancava solo la vestaglia da nonno, e-
"Y/N! Come stai??"
L'abbraccio di Yuji la riportò alla realtà. Lo strinse per qualche secondo, rilassandosi nel contatto.
"Mi sei mancato" mormorò, il cuore che ancora le bruciava per l'ultimo dell'anno. Affondò il viso nell'incavo della sua spalla.
"Ehm. Sono qui".
Il commento secco di Sukuna li fece staccare. La stava fissando da sopra il quotidiano coi suoi occhi di fuoco.
"Sei geloso? Ma di me o di lei?" ridacchió Yuji. "Di entrambi" rispose, le labbra piegate verso il basso.
"E allora vieni ad abbracciarci anche tu" lo provocò il fratello. L'uomo non rispose, e si limitò a tornare a leggere il giornale.
"Ci siamo divertiti un sacco, sai" continuò la ragazza, sedendosi al tavolo. Cercò di sembrare indifferente, ma quel dannato aveva detto 'entrambi', e ora la domanda 'siamo davvero una coppia?' le stava rimbombando in testa come un martello.
'Entrambi. Quindi vuole che Yuji lo sappia? O gli è scappata come battuta?'
"Siete andati sulla terrazza a vedere i fuochi, ho visto". Yuji addentò una fetta di pane tostato con la marmellata, porgendone una all'amica.
"Mmh" mugugnó lei, annuendo. "I fuochi si vedono benissimo da lì".
"Ed eravate solo voi due? Poi siete andati a bere qualcosa giù da Megumi?"
"No, siamo tornati subito a casa". Y/N prese un sorso dal bicchiere, tentando disperatamente di nascondere le guance alla vista dell'amico. Già, subito a casa. Stanchi morti, come no.
"Sí? E che..."

"Parli sempre così tanto, la mattina?"
Il sibilo che uscì dalle labbra di Sukuna li raggelò all'istante. Una coltre di ghiaccio sembrò cadere sull'intera cucina.
Si voltarono lentamente verso di lui, ma il viso era ancora coperto dal giornale.
"Uh, scusa, Ryo" mormorò il fratello, grattandosi la nuca. "Stai leggendo di lavoro..."
"Sí". La sillaba bastò a zittirli del tutto. Si lanciarono un'occhiata d'intesa e finirono la colazione nel silenzio reciproco.
Dieci minuti dopo, la sedia di Sukuna strisció rumorosamente sul pavimento, segno che si stava alzando. Y/N lo sentì passare dietro di lei, ma non ebbe il coraggio di alzare la testa.

Just wanna smash his faceNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ