Capitolo 8 - Curiosità morbosa

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Più che addormentarsi, Penelope era scivolata in un dormiveglia agitato e confuso.

Non avrebbe saputo stabilire dopo quanto tempo riaprì gli occhi.

Vicino a lei, Ross dormiva ancora. Il suo respiro irregolare fu la prima cosa che udì.

Era normale che non respirasse bene. Non era certa di quanto tempo ci avrebbe messo per rimettersi in piedi, forse qualche settimana?

Il ticchettio dell'orologio da parete attirò la sua attenzione. Erano le tre di notte.

Tese l'orecchio e si diresse verso la finestra. Non sembrava essere cambiato niente, là fuori, anzi era peggiorato.

Non si vedevano civili per strada, ma si udivano voci concitate, clangori, scoppi. Davanti a lei, una cassetta della posta era stata sradicata, mentre sul selciato erano sparsi litri di birra e cocci di argilla.

Vide un manipolo di soldati di suo padre attraversare dall'altra parte della strada e richiuse le tende.

Cosa sarebbe successo se l'avessero trovata lì col Primo Cavaliere Ross? Viste le sue condizioni, era difficile pensare che l'avesse trascinata lì contro la sua volontà, ma mai dire mai. Avrebbero fatto qualunque cosa pur di avere un qualsiasi capro espiatorio tra le mani, qualcuno con cui prendersela mentre la situazione era fuori dal loro controllo.

Non poteva continuare a restare lì. Primo: perché tanto, prima o dopo, l'avrebbero trovata. Secondo: perché non era abituata a nascondersi. Quella battaglia era anche sua e non poteva permettere che la combattesse qualcun altro al suo posto.

Chissà se Elena era riuscita ad arrivare a corte e se le avevano dato retta. Chissà cosa stavano facendo Leon, Jia, Lorenzo o suo padre.

La regina, ne era certa, si trovava al sicuro all'interno del palazzo reale, poiché, sebbene fosse in grado di difendersi in caso di necessità, non aveva una particolare inclinazione al combattimento, né aveva ricevuto un vero addestramento militare. Penelope era grata a suo padre per averle insegnato a essere come lui.

«È una pessima idea.»

Penelope si girò, senza riuscire a distinguere gli occhi di Ross nella penombra.

D'istinto, allungò un braccio per accendere la lampada. La stanza si rischiarò di una luce soffusa calda e rassicurante.

Il Primo Cavaliere strizzò le palpebre, aspettando di abituarsi al chiarore improvviso.

Era semidistesa, la schiena poggiata sui cuscini; la coperta era scivolata via, scoprendo sia la fasciatura che il resto del petto. Penelope spostò lo sguardo altrove.

«Perché dovrebbe?»

«Perché siete una preda troppo appetibile. Non so chi abbiate imbrogliato finora con quegli stracci addosso, ma vi riconosceranno subito.»

«Con Seth non l'hanno mai fatto.»

«Ma adesso Seth non c'è. E là fuori è pieno anche di guardie reali.»

«Non sono io quella che dovrebbe preoccuparsene.»

Il Primo Cavaliere non rispose e strinse le labbra. «Posso avere un altro po' d'acqua?»

Penelope gli riempì il bicchiere, si sedette al suo fianco e glielo porse.

Ross bevve a piccoli sorsi. Sembrava quasi un bambina, niente a che fare col terribile cavaliere di cui aveva tanto sentito parlare.

Le tornò in mente la sera prima alla locanda e, date le circostanze, non poté fare a meno di ridacchiare. Forse era la stanchezza, o il nervosismo.

«Sapevate di avere un figlio illegittimo?»

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