Capitolo 6 - Sangue e onore

24 4 19
                                    

Penelope cavalcò finché il sole non fu inghiottito dalle colline e sulla terra non calarono delle ombre bluastre.

Con il vento fra i capelli e le guance sporche di terra, avrebbe continuato a galoppare fino al fitto bosco, alla Valle di Lanuun o ai Ghiacciai del Nord, ma Artemide aveva bisogno di una tregua.

Inoltre, Penelope iniziava a sentire un piccolo languore allo stomaco. Quella sera non ci sarebbero stati stufato di agnello, arrosto di maiale, formaggi col miele e salmone affumicato.

Non avrebbe certo disprezzato una zuppa calda e un bicchiere di vino in qualche locanda, poi si ricordò di non avere con sé la parrucca di Seth. Sarebbe stato pericoloso girare in bella vista per le strade del villaggio nei panni della principessa.

Dopotutto, Elena non era male come cuoca. E il suo letto era sempre tiepido. Avrebbe raggiunto il suo appartamento e passato la notte da lei, per poi decidere il da farsi solo il mattino dopo.

Sarebbe dovuta tornare a palazzo, a un certo punto, lo sapeva, ma la rabbia che provava verso Leon in quel momento era così forte da farle avere in odio tutta l'aristocrazia di Shaalal. Lui, e tutti quelli che avevano sempre pensato di poterle dire cosa fare solo perché era una principessa.

L'aria era fresca e l'odore di mosto le pizzicava le narici, mentre i grilli cantavano e qualche rettile si nascondeva in mezzo al fogliame, in attesa che le due intruse andassero via.

Penelope si era persa in quelle riflessioni mentre vagava per il vigneto insieme ad Artemide.

Quando le fece fare dietrofront, in direzione del villaggio, le accarezzò il muso e le sussurrò all'orecchio di resistere per ancora un ultimo, piccolo sforzo, poi si sarebbero riposate e rifocillate.

Alzò lo sguardo verso le abitazioni in lontananza, piccoli puntini sparsi in mezzo a un dedalo di sentieri, ponti e affluenti, e si sentì rabbrividire fin dentro le ossa.

Spire di fumo grigio si levavano verso l'alto contro una notte cupa e nuvolosa.

Sembrava che qualcuno avesse appiccato diversi incendi in giro per le strade. Vista la quantità di focolai, almeno sei o sette, non poteva che trattarsi di un fenomeno doloso.

Insieme a un soffio di vento arrivò un terribile odore di paglia e legna bruciata. Qualunque cosa stesse succedendo in paese, non era niente di buono.

Senza pensarci due volte, spronò Artemide e partì al galoppo. Quando fu abbastanza vicina al villaggio, balzò giù e legò la giumenta a una staccionata.

Le strade principali di Als erano nel caos: sentiva il rumore di passi frettolosi e grida di incitamento, rabbia o paura.

Il popolo era in piena rivolta e solo una cosa era chiara in mezzo a quel marasma: ce l'avevano con la famiglia reale.

«Abbassò re Giacomo! Lunga vita alla regina Clorinda!»

«Siamo stanchi di essere i suoi schiavi!»

Se fosse uscita da lì, era probabile che l'avrebbero lapidata all'istante. Era pericoloso, ma di sicuro qualcuno era già andato ad avvertire a palazzo. Lei doveva sapere che cosa stava succedendo di preciso.

Sostenitori dell'una e dell'altra fazione c'erano stati fin dall'inizio della Guerra Dinastica, ma Penelope non aveva mai assistito a un'opposizione di questa portata da parte dei civili.

Per quanto non fosse un'idea grandiosa, vide del bucato steso e decise che, anche se non poteva passare per Seth, poteva spacciarsi per una popolana: si nascose dietro un pozzo, dove abbandonò la tenuta da addestramento per un lungo abito smesso e sdrucito che aveva trovato steso fuori da una finestra, probabilmente di proprietà di qualche artigiana o vasaia, a giudicare dalle macchie ormai secche sulla gonna. Nascose la cintura con i pugnali sotto al vestito e raccolse i lunghi capelli sotto una bandana per nasconderli come meglio poteva. Non era molto, ma era pur sempre qualcosa.

Il regno delle Cascate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora