Capitolo 4 - Il prezzo dell'arte

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«Te l'ha proprio fatta, eh?»

Elena era distesa sul letto a pancia in su, la testa rivolta verso il bordo del materasso e i lunghi capelli che strofinavano sul pavimento. Solo un lembo di lenzuolo le copriva l'intimità. Sembrava uscita da una tela di Tiziano.

La fanciulla allungò le mani verso Penelope, che, ancora vestita, continuava a camminare avanti e indietro per la stanza. Aveva tolto solo la parrucca - o meglio, l'aveva lanciata via in preda alla rabbia - che adesso giaceva sulla specchiera di Elena.

«Non riesco a crederci! Non è possibile! Non capisco, che cosa vuole da me?»

«Farti perdere le staffe. Lascia stare. Dimentica quell'affascinante e irresistibile cavaliere nemico!»

Penelope si voltò a fulminarla. «Mi prendi in giro?»

«Non potrei mai.» Elena rideva, il viso pieno illuminato dalle luci soffuse della camera. Si allungò ancora, fino a sfiorare le dita di Penelope con le proprie. «Vieni qui, dai. Non mi hai ancora raccontato dell'imboscata di stamattina.»

Penelope sospirò e si lasciò tirare sul letto. Elena sorrise vittoriosa e le accarezzò il viso.

«Sono stata pessima.»

«Era solo la tua prima volta davvero in campo, ci può stare. E poi, sei qui a raccontarlo.» Elena giocava con una ciocca dei suoi capelli. «È già qualcosa.»

E certo, pensò Penelope, sono qui perché quello stronzo si sta divertendo a farmi uscire pazza.

Il Primo Cavaliere Ross avrebbe dovuto ucciderla.

"Ho già commesso troppi peccati per oggi, come sfigurare la vostra bellezza."

"Vi trovo interessante. Abbiamo letto gli stessi libri e ciò di cui parlate, la geografia, le esplorazioni, i viaggi, piace anche a me."

"Buonanotte, Principessa."

Al diavolo. Stava solo giocando con lei e si stava pure divertendo. Si stava lasciando abbindolare come una stupida. L'avrebbe trafitta alle spalle alla prima occasione, era inutile giocare a fare il paladino che la salvava dagli ubriachi.

Elena le sfiorò la benda sul collo, continuando a guardarla con occhi languidi.

Penelope le bloccò il polso contro il materasso. «Pensi di spogliarmi solo con lo sguardo o anche con le mani?»

Elena sorrise e le tirò il bavero della camicia con la mano libera, strappandola appena sul davanti. «Solo se la smetti con quel Cavaliere. Se non sapessi che ami le donne, direi che sei in una situazione molto, molto sconveniente.»

Sapeva che Elena non parlava per gelosia, ma perché si preoccupava per lei.

Tra le sue amanti al villaggio, era l'unica a non essersi mai illusa di poter conquistare il suo cuore, e ad essere a conoscenza del fatto che, oltre a essere una donna - cosa che, per ragioni evidenti, sapevano tutte - era la principessa. Penelope si fidava di lei come forse solo di Leon.

Lasciò che le proprie labbra trovassero quelle calde e familiari di Elena, mentre le mani leste della ragazza la liberavano dal resto degli indumenti. Tutto, nel corpo dell'altra ragazza, sapeva di casa. Era rassicurante.

***

Alle prime luci dell'alba, poco prima del cambio della guardia, Penelope gironzolava fuori dalle mura del palazzo reale, di nuovo con indosso la parrucca e gli indumenti di Seth, che per tutta la notte erano stati abbandonati sul pavimento di Elena.

Fece un allegro cenno di saluto alle sentinelle assonnate, le quali, ridacchiando, ricambiarono con una riverenza.

Jia, il capo delle guardie reali, roteò gli occhi al cielo come una mamma apprensiva, mentre la principessa passava davanti all'ingresso principale e proseguiva oltre.

Il regno delle Cascate Where stories live. Discover now