Capitolo 34

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Dopo giorni di attesa, finalmente tornammo a casa.

Il peso dell'operazione affossò mia madre in un sonno profondo.

Stefano si impegnava al massimo per distrarmi, perché sapeva che sarei affondata nella tristezza se fossi rimasta da sola.

Un mese trascorse e Valeria ed Edoardo fecero ritorno.

Una mattina, mentre io e Stefano eravamo a colazione, un battito alla porta interruppe il nostro momento di tranquillità.

"Sarà sicuramente la consegna di mobili e altre cose che avevo ordinato mesi fa," pensai ad alta voce, avvicinandomi alla porta con un sorriso.

Ma al suo posto, vidi...

"Edoardo?"

"Dov'è?" sbottò

"Ma chi? E cosa ci fai qui?" tentai di capire.

"Continui a prendere in giro me?" urlò, irrompendo dentro casa.

"Edoardo, calmati," implorai, cercando di frenare la sua furia.

"Non posso credere che tu mi abbia ingannato due volte, facendomi sentire un vile per la prima volta," gridò, puntando il dito accusatore.

"Ma cosa stai cercando, Edoardo?" chiesi

Stefano prese la scorciatoia dal cortile, giusto in tempo per affacciarsi dalla porta.

"Tutto bene, fratellino? Come è andato il viaggio?" chiese Stefano, cercando di mantenere la calma.

"Ti diverti a farmi arrabbiare, vero? Vediamo se sarai ancora così divertito," minacciò, estraendo un coltello dalla tasca dei pantaloni.

"Edoardo, calma. Posiziona quel coltello a terra," intervenne Stefano, cercando di mantenere il controllo della situazione.

"Edoardo, girati verso di me e posa quel coltello," dissi, stringendo la pistola con fermezza.

"Ti azzarderesti davvero? Se hai il coraggio, fallo, Veronica. Sparami qui," sfidò, indicando il petto.

"Edoardo, non voglio ferire nessuno. Per favore, metti giù quel coltello," supplicai, con le lacrime che solcavano il mio viso.

"Non sai quanto ho sofferto per te. E tu, appena puoi, mi sostituisci con mio fratello. E non devo dirti che sei una troia?" mi accusò, il tono pieno di rabbia.

"Edoardo, smettila. Non farmi fare cose che non voglio. Anche tu mi hai lasciata e non ho reagito così. Non covare tanto odio, lasciami vivere la mia vita tranquilla," implorai, cercando di farlo ragionare.

"Perché ti amo ancora e vedere la mia ex con mio fratello mi distrugge," confessò, con voce rotta dal dolore.

"Edoardo, ascoltami. Abbiamo preso strade diverse e questa violenza non risolverà nulla. Metti giù quel coltello e mettiamo fine a tutto ciò. Se tu abbassi il coltello, io abbasso la pistola," proposi, con la speranza che capisse.

"Edoardo, ti prego, ascolta Veronica," tentò di intercedere Stefano, ma venne interrotto.

"Mi hai rotto i coglioni. Sei sempre stato un ostacolo per me e la mia vita. Da oggi, non sei più mio fratello. Non voglio avere nulla a che fare con te. Mi fai schifo. Scompari dalla mia vita. Non voglio più essere tuo fratello, perché mi vergogno di te e dei tuoi comportamenti," dichiarò, con voce ferma.

"Edoardo, metti giù quel coltello," ordinai, con voce tremante.

Finalmente, lo lasciò cadere a terra.

"Edoardo, prova ad accettare questa realtà. Prova," chiesi, con un filo di speranza.

Poi, chiusi la porta alle sue spalle, lasciandolo andare via.

Appena fuori, crollai, lasciandomi andare alle lacrime. E Stefano fu lì con me, a confortarmi.

"Basta, Veronica. Calmati. È tutto finito," mi sussurrò, accarezzandomi i capelli.

Ma il mio cuore era ancora pieno di ansia e paura per quello che era successo.

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