Capitolo 23

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Appena mi svegliai, mi lavai velocemente e mi vestii per andare in ospedale da mia madre. Prima di uscire, il telefono squillò: era Stefano.

"Hey, sei ancora a casa?"

"Sì. Perché?"

"Ti accompagno io in ospedale."

Accettai, sentendomi sollevata all'idea di non affrontare quella situazione da sola. Dopo una ventina di minuti, Stefano arrivò.

"Hey, come va?" chiese con un tono premuroso.

"Male," risposi, la voce rotta.

"Se è per tua madre, non ti preoccupare. Sicuramente la porteranno in una comunità per tossicodipendenti."

"Non è solo per questo."

"E per cosa, allora? Ce l'hai con me?" chiese, preoccupato.

"Edoardo," dissi, sentendo il nome pesare sulle labbra.

Appena Stefano sentì il nome di suo fratello, parcheggiò l'auto e si fermò.

"Che cazzo ti ha fatto?" sospirò, visibilmente agitato.

Gli mostrai la chat sul mio telefono.

"Bastardo. Ecco perché stamattina piangeva come un bambino."

"Ora mi sta inviando messaggi tipo 'amore scusami, ti prego perdonami' eccetera. Non ho intenzione di rispondergli."

"Che coglione," mormorò, abbassando il freno a mano e rimettendosi in marcia verso l'ospedale.

Dopo un'oretta arrivammo.

"Buongiorno, dottore, ci sono novità?" chiesi, con un filo di speranza nella voce.

"Buongiorno, signorina. Ho due notizie per lei: la prima è che sua madre si sveglierà presto. La seconda è che le abbiamo trovato due tumori, uno nel basso ventre e uno al rene. Mi dispiace."

"Dottore, sono benigni o maligni?" intervenne Stefano.

"Questo ancora non lo sappiamo. Dovremo fare molti controlli. Dopo che sarà in forma, inizieremo la chemio. Riguardo alla situazione familiare, abbiamo un esperto in sala 13 che potrà aiutarvi, ma arriverà stasera alle 19."

Andammo nella stanza di mia madre.

"Se ora si svegliasse, cosa dovrei dirle?" chiesi, la voce tremante.

"Quello che senti. Non parlarle aggressivamente, potrebbe peggiorare e il battito cardiaco potrebbe aumentare irregolarmente," mi consigliò Stefano, avvicinandomi e abbracciandomi.

*Tosse*

"M-mamma?" chiesi, il cuore che batteva forte.

"V-veronica? Perché sono qui, con l'ossigeno e tutte queste cianfrusaglie?"

"Stai ferma, non toccare niente. Hai avuto una reazione allergica che ti ha otturato le vie respiratorie a causa di tutte le sostanze che usi. Questo ti servirà da lezione."

"E... tu mi hai portata qui?"

"Sì."

"Dove sei stata in questi giorni?"

"Non ti deve interessare."

"Invece sì, sono tua madre!"

"Vi lascio sole," disse Stefano, cercando di uscire dalla stanza.

"E lui chi è? Dove vai, giovanotto?"

"Sono un amico di sua figlia," rispose Stefano, mantenendo la calma.

"Sì, certo, come no."

"MAMMA, È POSSIBILE CHE CERCHI SEMPRE DISCUSSIONI? IO NEMMENO VOLEVO ESSERE QUI. TI HANNO TROVATO DUE TUMORI E NON SI SA SE SONO BENIGNI O MALIGNI."

"C-che cazzo stai dicendo, Veronica?"

"Hai sentito bene. Tutto ciò è causato dai tuoi vizi e dal tuo lavoro."

"Non è possibile... Comunque, tutto ciò non mi fermerà."

"ORA ASCOLTAMI BENE, IO NON HO ALCUNA INTENZIONE DI VENIRE QUI PER TE, QUINDI TI FAI LE CURE E MI ASCOLTI. E SAPPI CHE FARÒ DI TUTTO PER MANDARTI IN COMUNITÀ. DOPO QUASI 18 ANNI, ANCORA NON HAI CAPITO CHE CI TENGO A TE?"

"Veronica, basta. Ascoltami, è tutto inutile. Calmati un attimo," mi sussurrò Stefano, tenendomi il braccio sinistro con delicatezza.

"Tu sei la mia rovina, Veronica," sibilò mia madre, con un'espressione di odio negli occhi.

Restai lì, sentendo il peso delle sue parole come macigni sul cuore, mentre Stefano mi teneva stretta, cercando di trasmettermi un po' di forza e conforto.

Lacrime d'amoreDonde viven las historias. Descúbrelo ahora