Capitolo 11

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Appena oltrepassai la soglia della porta di casa mia, la scena che si stagliò davanti ai miei occhi fu quanto di più straziante potessi immaginare: mia madre si trovava tra le braccia di un uomo, in un bacio che tradiva la mia innocenza.

"Ehm... Carla..." esordì l'uomo, con un'evidente esitazione nel tono.

"Forse sarebbe opportuno rimandare... Sarebbe un piacere rivederti... Sei una donna di grande bellezza," pronunciò con garbo.

"No, ti prego di adempiere a quanto dovuto," replicò mia madre, riassestandosi il vestito con una certa fretta.

"Oh... va bene... È stato un onore passare del tempo in tua compagnia... Addio Carla..." così dicendo, le consegnò un assegno di cento euro e si dileguò.

"Ciao... eh..."

"Ciao, mamma."

"Potresti prenderti la briga di preparare la cena? Non ho la minima voglia di mettermi ai fornelli."

"Mamma, chi era lui? Perché ogni sera è una differente presenza maschile a farti compagnia? CHI SONO TUTTI QUESTI UOMINI?"

"Veronica... Calmati. Si tratta soltanto di amici," replicò con un lieve accenno di fastidio.

"Mamma, sono al corrente del tuo impiego in un locale notturno e delle tue consuetudini post-lavorative..." intervenni, ma fui prontamente interrotta.

"T-tu hai osato... FRUGARE TRA LE MIE COSE? E ADESSO MI OSI RINFACCIARE LE MIE SCELTE DI VITA?"

"Sì, mamma, non immaginavo che tu potessi cadere così in basso... Sin dalla scomparsa di papà, la tua condotta mi disgusta, e ancor prima."

"PER FAVORE, VERONICA, CERCO SOLAMENTE DI ASSICURARTI UNA VITA DECENTE," tuonò, con un visibile accrescersi della tensione.

"CHE CAZZO DI PRETESTO È QUESTO? CIOÈ STAI DICENDO, CHE TU SVOLGI CERTI LAVORI PER MIO BENE? MA PER CARITÀ, ESISTONO ALTRE OCCUPAZIONI CHE TI PERMETTEREBBERO DI VIVERE CON DIGNITÀ. HAI PURE UNA SPLENDIDA LAUREA IN MODA."
"PER L'AMOR DI DIO, TI IMPORTA DAVVERO POCO DELLA TUA SALUTE E DI ME," esplosi, fissandola dritto negli occhi.

Mia madre mi guardò in silenzio, le lacrime agli occhi, mentre io continuavo a sfogare la mia rabbia.

"QUEGLI OSCENI UOMINI CHE NOTTE DOPO NOTTE SI PRENDONO GIUOCO DELLA TUA DEBOLEZZA. MA CHE VITA È QUESTA? POTRESTI CONTRARRE QUALCHE MALATTIA, E INOLTRE, PER COMPLETARE IL QUADRO, TI ABUSI DI STUPEFACENTI E ALCOLICI? PREFERIREI MORIRE CHE VEDERTI DECADERE OGNI SANTO GIORNO, SOTTO I MIEI OCCHI. TI ODIO, CON TUTTO IL CUORE." E mentre mi scagliavo contro di lei, si interruppe.

"Vai subito in camera tua, Veronica," disse, cercando invano di contenere la rabbia.

"Va bene, mamma, ora me ne vado," risposi seccamente, e presi un grosso zaino dal mio letto, infilandovi al suo interno alcuni indumenti, un paio di scarpe e un vestito. Poi, mi diressi verso l'uscita.

"Dove diavolo credi di andare, Veronica?" mi chiese con disperazione.

"Non importa, mamma, ma so che non posso più restare qui," risposi con freddezza, mentre le sbattevo la porta in faccia.






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