Anime Oneshot

Nessun odi le scimmie - Geto Suguru

⭕Nessuna logica, solo risate e trash.

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In nome della genetrice adorata che fu mia mamma... non avevo mai visto niente di più schifoso e mai mi sarei immaginata o augurata di vederlo in ventisette anni di vita.

Il cranio dell'un tempo bello e affascinante nostro compagno di classe poi datosi ad uccisore professionista di scimmie si era scoperchiato come un cuociriso al termine del suo compito. Non doveva essere morto? Doveva essere il primo pensiero logico, ma la logicità era stata schiacciata via da un colpo di culo dalla bizzarria inquietante della situazione. 

Cervello di maiale? La sostanza rosa e appiccicaticcia e rugosa e schifosa contenuta nel cranio del nostro amico defunto da un anno a quella parte mi ricordò del cervello di maiale. Del resto non potevo di certo paragonarlo al cervello di un umano, anche perchè non ne avevo mai visto uno. Ma... anche se non avevo mai visto un cervello sorridere diabolicamente con una bocca incassata nella melma carnosa e vischiosa, potevo essere certa che il mio cervello non era provvisto né di denti né di labbra, e neppure quello di Satoru... fino a prova contraria. 

E quindi sì, alla vista di quell'obbrobrio che doveva definirsi cervello di Geto Suguru, il mio stomaco implose e vomitai peggio di quella sbornia che mi indussi la notte della sua dipartita. La cena, disciolta in poltiglia marrone, risalì l'esafago e si spruzzò sul ghigno di Suguru e arrivò addirittura su quello incastonato nel cervello. Qualche goccia raggiunse il viso del malcapitato intrappolato accanto a me, la cui tecnica era stata disattivata dalla soglia della porta dei condannati. Prima che mi potessi scusare della doppia oscenità che avevo provocato al possessore dei sei occhi, caddi a terra con la gola infuocata e persi i sensi. Molto presumibilmente ero stata uccisa per ripicca da Suguru, gocciolante da testa a piedi del fluido di mia produzione. 

Forse il rigetto fu troppo potente, così forte che mi rigettò a dodici anni addietro, nel duemilasei. Il duemilasei fu un anno decisivo: gli eventi che si svolesero furono i catalizzatori del tradimento di Geto Suguru e la sua condanna in stregone nero. Fu l'anno dei mondiali di calcio in Germania, in Giappone usciva la console Wii della Nintendo, nella società degli stregoni invece il rispettabile Tengen aspettava la sua fusione con il recipiente di plasma stellare. 

Io, beh, io ero costretta a letto con due gambe rotte, il pollice destro frantumato, il collo quasi spezzato, la schiena addolorante e la testa a zonzo per Narnia a causa dei narcotici prescritti contro il dolore.

"Shoko, tesoro mio..." Neppure riuscivo a muovere le labbra quanto ero mummificata da tutti le ingessature e impalcature. "Ascoltami, sono seria, fammi uscire da questo letto... Suguru potrebbe avere un tumore al cervello... l'ho visto in sogno... puzzava pure... no, forse era il mio vomito..."

"Huh?" Mugugnò in risposta la mia compagna con una sigaretta nuova che traboccava dalle sue labbra, in mano maneggiava un accendino che accendeva e spegneva. "Allora alzati, non ti sto mica trattenendo. Anzi, mi fai un favore che così posso farmi due tiri."

Blaterai qualcosa cercando di smovermi ma finii come uno scarafaggio infermo a gambe in su. Invocai invano il nome di Gojo Satoru, perchè quelle ferite non furono apportate da nessuno scontro all'ultimo sangue con una maledizione ma erano solo il risultato di un capitombolo dall'alto della scalinata pietrosa dell'istituto, perchè troppo infuriata a 'discutere' con  quest'ultimo su che ripieno di daifuku fosse il migliore. 

"Shoko... non mi muovo..." Lanciai uno sguardo afflitto all'amica seduta accanto al mio letto.

"Che? Non ti sento." Shoko ripose l'accendino sulle le pieghe della gonna e allungò distratta una mano sul mio capo per confortarmi. Ormai stavo piangendo, risultato di una mente troppo stordita dagli oppioidi. "Guarda che Suguru è fuori in missione. Stai tranquilla che non ha nessun tumore al cervello, è giusto un sogno."