Capitolo 25 - Sono Io

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Stati Uniti, New York

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Stati Uniti, New York.
Manhattan.

Fece scorrere le dita su quella carta dal retro decorato da disegni geometrici rossi su sfondo bianco. La voltò, scoprendone il numero, il segno e il colore.
L'asso di picche, nero.

La fece rigirare tra l'indice e il medio, piegandola leggermente, donandole quella leggera curva che le sarebbe servita per impilarla sopra le altre. Portò lo sguardo sulla piccola costruzione che iniziava a prendere forma. Aveva creato una base di cinque carte, sopra alle quali ne aveva impilate altre, andando a scalarle di numero. Aggiunse la terza e ultima di quella fila che stava costruendo, facendo attenzione ad adagiarla con cura, evitando movimenti bruschi.

Era incredibile come quei semplici gesti riuscissero a rilassarla a tal punto da farle scordare ogni cosa che la circondava. Se ne stava chiusa in quella stanza dall'aspetto per lo più asettico e si limitava ad impilare le carte le une sopra le altre, dando vita a quei castelli. Non pensava a ciò che avrebbe fatto da lì a poco, aveva semplicemente la mente del tutto vuota, concentrata solo sui movimenti che stava compiendo.

«Iniziamo tra cinque minuti» quella voce femminile ruppe ogni armonia che si era creata all'interno della bolla in cui si era chiusa, costringendola a tornare nel mondo reale, portandola a fare un movimento brusco, che distrusse quel castello ancora prima che potesse essere ultimato. Jourdan prese un profondo respiro, osservando le carte ora sparse, senza logica, sulla superficie del tavolo bianco.

Alzò la testa, volgendo lo sguardo verso la donna che se ne stava sulla soglia della porta aperta. Pauline le rivolse un sorriso, per poi muovere qualche passo in avanti. «Sei sicura di volerlo fare?» le chiese, con tono quasi materno.

La modella si perse a riflettere su quella semplice domanda. Era volata fino a New York, tenendo segreto, praticamente a chiunque, il vero motivo per cui era lì.
Giorni prima del Gran Premio d'Ungheria, si era accordata con Pauline, chiedendole aiuto per poter mettere in atto ciò che aveva in mente. La donna aveva acconsentito, senza però essere al corrente di ogni dettaglio, sapendo solo che avrebbe dovuto organizzarle un'intervista, esclusiva con Vogue, in uno dei suoi studi di New York. Le aveva solo detto che avrebbe voluto mettere un punto al suo passato, facendo finalmente sentire anche la sua versione dei fatti. E alla fotografa era bastato per accettare.

Pauline aveva sempre pensato che Jourdan avesse sbagliato a nascondersi in quel modo, sparendo da ogni radar, dopo lo scandalo che era venuto fuori sul suo conto. Non aveva dato a se stessa e agli altri la possibilità di spiegarsi a sua volta, lasciando che l'unica voce in campo fosse quella dell'uomo che, in tale relazione, era colpevole tanto quanto e anche più di lei. Ecco che, allora, viste queste premesse, non ci aveva pensato su un secondo di più per acconsentire ad aiutarla. Ora però, vedendola lì in quella stanza, da sola, intenta a giocare con le carte e costruire dei castelli, si chiedeva se fosse davvero il caso di riesumare tutta quella storia, adesso che sembrava star passando nel dimenticatoio e lei stava, piano piano, riprendendo in mano la sua vita.

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⏰ Last updated: Sep 28, 2023 ⏰

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