Capitolo 4 - Screzi

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Principato di Monaco

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Principato di Monaco.
Monte-Carlo.

Correre gli piaceva e non solo in macchina, ma anche alla vecchia maniera, munito di tennis e cuffiette nelle orecchie.
Lo faceva spesso, era il suo allenamento preferito. La mattina presto usciva di casa e correva per qualche chilometro. Con la pioggia o con il sole, nulla lo fermava.

E anche quel giorno, svegliatosi alle cinque, perché come sempre il sonno lo abbandonava prima di quanto in realtà avrebbe voluto, aveva deciso di indossare i suoi indumenti sportivi e uscire di casa per farsi una corsa sul lungomare di Monaco.

L'aria era fresca e lì, vicino all'acqua, era animata anche da un leggero venticello che gli impediva di accaldarsi troppo mentre si allenava. Tra un passo e uno sguardo verso il mare, si perse inevitabilmente tra i suoi pensieri.

Erano stati due anni difficili, nei quali era sembrato che l'universo quasi l'avesse preso di mira. Aveva perso un mondiale, perché le regole erano state cambiate in corso d'opera, non era stato facile rialzare la testa e trovare la forza di continuare. Ma l'aveva fatto. E la stagione successiva a quell'ingiustizia che aveva subito, era tornato in pista, pronto a prendersi la sua rivincita.

Purtroppo però, le cose non erano andate affatto come previsto. Alcuni regolamenti che riguardavano la vettura, erano stati rivisti durante l'inverno e il suo team aveva fatto male i calcoli, sbagliando, dopo dieci anni, qualcosa nella costruzione dell'auto. Si era ritrovato con una monoposto non competitiva, non adatta a combattere per il titolo, difficoltosa da guidare.

E anche in quel caso, davanti alle sue infrante speranze di rivincita, aveva rialzato la testa ed era andato avanti. Si era messo a completa disposizione del team, consentendo di utilizzare la sua macchina per testare diversi assetti e cercare di trovare il modo per migliorarla il più possibile. Aveva sacrificato parecchie gare e in certe occasioni anche la sua salute fisica. Ma non aveva mollato.

Arrendersi non era nella sua natura.
Tanti avevano sempre voluto che lo facesse, nel suo passato e anche nel suo presente. Alcuni gli avevano detto che non sarebbe mai stato nessuno, che non avrebbe mai conquistato niente. Altri avevano fatto qualsiasi cosa per fermarlo.
Eppure, non aveva mai mollato.

Non era semplice mantenere quella forza mentale. C'erano momenti in cui si sentiva sopraffatto da ogni cosa. Era umano anche lui e le preoccupazioni lo affliggevano come chiunque altro. Aveva tanti pesi sulle spalle e altrettanti occhi addosso. Tutti erano sempre pronti a giudicare, a spendere parole su ogni cosa che faceva. E non sempre era facile farsi scivolare tutto addosso, continuando sulla propria strada.

Ma aveva lavorato tanto su se stesso, durante tutti quegli anni. Era maturato, si era preso cura del suo corpo e della sua mente. Questo gli aveva permesso di conquistare quasi ogni suo obbiettivo, di diventare un punto di riferimento per molte persone nel mondo, di fare del bene e di entrare nella storia di quello sport.

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