Capitolo 3 - Appartenere

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Australia, Melbourne

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Australia, Melbourne.
Circuito Albert Park.

Osservò il panorama dal finestrino dell'aereo privato sul quale stava viaggiando. L'oceano si scontrava con quell'imponente pezzo di terra quasi dispersa tra le sue acque dalle mille sfumature di blu. Mano a mano che scendeva di quota, poteva notare come sempre più particolari fossero visibili nonostante l'altezza. Alberi, parchi, montagne e natura incontaminata erano in netto contrasto con quelle case e i grattacieli moderni. Eppure, sembravano convivere pacificamente.

Quella era l'Australia.
Un luogo capace di mettere alla prova chiunque, pieno di cose da scoprire e indimenticabile per ogni persona che avesse la fortuna di visitarla.

Era un vantaggio del suo lavoro, avere la possibilità di viaggiare in giro per il mondo. Durante tutti quegli anni aveva scoperto città mozzafiato, luoghi incontaminati e qualsiasi tipo di bellezza che la terra in cui abitava avesse da offrire.

«Stiamo per atterrare» lo avvisò Toto, toccandogli una spalla e facendolo sussultare. Lo aveva colto alla sprovvista mentre era completamente assorto dalla musica che stava sentendo e da ciò che, con tanta attenzione, stava osservando sul suo cellulare.

Annuì, recuperando le sue cose, che aveva sparso sul tavolino davanti a sé, togliendosi poi le cuffiette dalle orecchie. La musica era una parte fondamentale della sua vita, senza la quale non sapeva stare. Gli dava carica, gli trasmetteva emozioni e lo faceva viaggiare con la mente. Era anche un modo per distrarsi da tutto quello che lo circondava, quando aveva bisogno di staccare la spina e rilassarsi.

Ogni tanto componeva anche qualcosa, gli piaceva creare melodie, mettendo assieme i suoni e gli era capitato anche di registrare qualcosa, anche se per la maggior parte erano canzoni rimaste solo nella memoria del suo computer, eccetto una. Aveva provato a tenere segreto il fatto che fosse lui a cantare quelle poche strofe assieme ad un'altra cantante famosa, ma le persone lo avevano scoperto in poco tempo e ogni cosa era caduta.

«Questo fuso orario mi destabilizza» commentò George, lasciandosi ricadere sul sedile davanti a lui. «Che ore sono?» chiese, passandosi una mano nei capelli castani, sempre perfettamente in ordine.

Lewis osservò l'orologio che teneva al polso, che aveva già impostato sull'orario australiano. «Le cinque e dieci di mattina» disse, stiracchiandosi leggermente.

L'altro sbadigliò. «Fortuna che oggi abbiamo solo le conferenze stampa e le riunioni da fare» si consolò.

Angela sorrise ad entrambi, passando dal corridoio per tornare al suo posto. Aveva un cuore grande lei e le piaceva donarne un pezzetto a chiunque lo meritasse. Lewis, senza dubbio, ne aveva una buona parte. Provava un affetto sincero nei confronti di quel ragazzino ormai uomo che nella vita non si era mai arreso. Lui che non aveva mai permesso a nessuno di dirgli cosa potesse o cosa non potesse fare. Che, nonostante tutto e tutti, aveva sempre seguito la sua strada.

House of Cards || Lewis Hamilton ||Where stories live. Discover now