Capitolo 8 - Menzogne

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Italia, Bologna

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Italia, Bologna.
Colli bolognesi.

Skye le aveva detto che sarebbe stata una piccola festa e fortunatamente, appena arrivata sulla soglia di quella villa, aveva potuto constatare che fosse la verità. Tirò un sospiro di sollievo, consapevole del fatto che le persone presenti le conoscesse già tutte, o quasi.
Era lì solo per la sua amica, perché tutto aveva voglia di fare quella sera, fuorché uscire e relazionarsi con gli altri.

Durante il resto della settimana passata a Monte-Carlo, aveva deciso di tornare a casa dal fratello. Le cose tra loro erano decisamente migliorate rispetto ai giorni precedenti, eppure restava comunque un attrito, che per gli altri era impercettibile, ma per i due sembrava essere un burrone troppo grande da colmare. Max aveva promesso che avrebbe parlato con suo padre, ancora però non lo aveva fatto. Diceva che Jos continuava a rimandare, non avendo mai un attimo di tempo libero. E lei non sapeva se credergli. Non sapeva se fosse il padre a rimandare o lui, per timore di affrontarlo. Un dubbio che non aiutava nel vivere quel loro rapporto fraterno in pace, come invece si erano ripromessi.

Jourdan provò a pensare che quella serata sarebbe stata un bene per entrambi, avrebbero staccato dalla routine del Principato e si sarebbero divertiti, spegnendo pensieri e dubbi che gli assillavano la testa. Ma non riusciva lo stesso a togliersi l'idea che, l'unica cosa di cui probabilmente aveva davvero bisogno, fosse stare da sola. Rilassarsi e prendersi il suo tempo per riflettere in modo sano su tutta la situazione che la circondava. Ma sapeva che tanto non sarebbe comunque stata in grado di farlo, senza farsi subito sopraffare dai suoi pensieri cancerogeni.

Max e Jourdan, dopo aver ispezionato a fondo con lo sguardo ogni cosa che li circondava, si decisero ad entrare dentro quel casolare, andando subito alla ricerca di Skye. Una ricerca che fu più breve del previsto, dal momento in cui la ragazza gli balzò davanti quasi subito. «Siete arrivati, finalmente!» esclamò, abbracciando prima una e poi l'altro. «Non fatemi gli auguri, perché ormai lo sapete, sono fermamente convinta che porti sfortuna» si raccomandò, come aveva già fatto con qualsiasi altro presente.

La ragazza aveva deciso di organizzare quella festa di mercoledì, così da non ingombrare nessuno dei suoi amici. Dato che la maggior parte di loro erano piloti, non avrebbe potuto festeggiare si sabato, il giorno in cui davvero compiva gli anni, perché si sarebbe dovuta limitare a qualcosa di estremamente veloce, incastrato tra il giorno delle qualifiche e quello della gara. Sarebbe stato più stressante che piacevole, per chiunque di loro. Ecco perché aveva scelto di farlo un pochino prima, così da non condizionare nessuno.
Aveva affittato una grande villa, sperduta sui colli bolognesi e si era preoccupata di addobbarla come meglio preferiva. Ci teneva tanto al suo compleanno, amava festeggiarlo, a differenza della sua amica, che il giorno in cui toccava a lei, quasi scappava per evitare qualsiasi tipo di cerimonia.

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