Capitolo 1

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La mia esistenza è sempre stata contraddistinta da un perpetuo senso di déjà vu. Ogni giorno sembra ripetersi a causa di mia madre, una donna che ha fatto tutto il possibile per condurre la sua vita e la sua famiglia alla rovina.

Sono Veronica, ho 17 anni, frequento l'ultimo anno del liceo delle scienze umane e pratico la danza sin da bambina.

Ho sempre amato danzare; è sempre stata l'unica attività che mi aiutava a stare meglio e a non precipitare nella depressione.

Non ho vissuto un'infanzia felice, infatti non ho molti ricordi gioiosi.

Quando avevo nove anni, scoprii che mio padre soffriva di una malattia genetica. Era una malattia difficile da curare, infatti né sua sorella, cioè mia zia, né suo padre, cioè mio nonno, sopravvissero a questa malattia.

Mio padre soffriva sempre di più, non solo a causa della sua malattia, ma anche per via di mia madre, che era stata profondamente scossa mentalmente e fisicamente da questa notizia, diventando completamente assente.

L'unica persona che riusciva a portare un po' di felicità a mio padre ero io. Ero ancora troppo ingenua e giovane per comprendere appieno il significato della sofferenza, ma ne risentivo comunque.

Gli facevo sempre dei disegni, gli mostravo i miei eccellenti voti scolastici e, quando si sentiva un po' meglio, giocavamo e conversavamo.

Quando compii 12 anni, mio padre morì. Da lì iniziò il vero inferno.

Ormai eravamo solo io e mia madre. Non stavamo bene economicamente. Con il suo misero stipendio, mia madre non riusciva sempre a pagare l'affitto e le bollette, quindi fummo sfrattati.

Andammo a vivere a casa di mia nonna, ma dopo qualche mese anche lei morì, però per vecchiaia. Con l'eredità di mia nonna, mia madre comprò una casa a due piani con giardino.

Lacrime d'amoreWhere stories live. Discover now