Capitolo 30 - Le stelle sono in ritardo

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Leiftan era sostenuto a peso morto contro il corpo del drago. Non sembrava avere ferite evidenti ma semplicemente sfiorando la sua aura potevo capire che era successo qualcosa.

Senza dare troppe spiegazioni il drago scortò immediatamente Leiftan in infermeria cercando di rimanere il più in silenzio possibile. La missione non era stata facile e sembrava che avessero combinato un gran casino con gli umani per poter liberarlo.

Finalmente potevo dirmi più tranquilla anche se Leiftan non aveva ripreso conoscenza anche dopo un paio di giorni. Ewelein aveva constatato uno sfasamento nel suo maana e finché non si sarebbe aggiustato era possibile che rimanesse incosciente.

Nuovamente mi ritrovai impotente, non potevo fare nulla se non potergli stare accanto e pregare che tornasse da me il prima possibile.

Fortunatamente dopo un paio di giorni si riprese e, anche se lentamente, ottenne il via libera per lasciare l'infermeria.

Più di una volta mi soffermai con lui all'ombra del ciliegio centenario per qualche sessione di meditazione guidata con Koori ma ben presto sparirono le increspature nella sua aura. E in tutto questo, nonostante fossi ben che sollevata dal suo ritorno, un'ombra oscura era rimasta sul mio cuore.

Che cosa significava quel sogno di Ophelia?

Ero sicura fosse stato uno stralcio di realtà della Terra, eppure Leiftan era vivo e al mio fianco. Cosa significavano allora quelle immagini?
Quella serie di lettere, qualsiasi cosa fosse il "L3-G3N-1L" non era qualcosa che Ewelein era riuscita a rilevare. Anche con tutti gli esami che gli erano stati fatti, a parte la carenza di maana, non erano stati riscontrati atri risultati strani.

Qualsiasi cosa fosse successa ormai era completamente perduta perché nemmeno Leiftan aveva un più vago ricordo di quello che gli era capitato una volta separato dal gruppo.

Le giornate ripresero a scorrere tranquille ma con la consapevolezza di non essere più soli. Sapevamo che a un passo da noi esistevano esseri in grado di aprire portali per il nostro mondo e che non avrebbero esitato ad imbracciare le armi per ucciderci.

Ma nonostante questo tutti volevano lasciarsi questa brutta esperienza alle spalle ma Eldarya stessa sembrava sconvolta.

Con il sole ancora alto nel cielo mi misi a fare l'inventario del negozio perdendomi tra i tanti scaffali e le tante giare. Compilai un sacco di documenti e feci parecchie consegne sia al villaggio che direttamente in sede.

Quando rientrai in negozio il sole era a malapena sopra l'orizzonte il che significava che non era ancora orario di chiusura ma all'improvviso qualcuno entrò dalla porta.

«Aly!»

La voce cristallina di Charlie mi raggiunse dal piano di sotto. Mi sporsi sul ballatoio del negozio preoccupata dalla sua entrata inaspettata.

«Charlie? Come mai sei qua?»

«Non ti sei accorta dell'orario?!»

Interdetta guardai nuovamente fuori dalla finestra. Il sole sopra la linea delle mura indicava approssimativamente le otto di sera e il negozio chiudeva esattamente al calare del sole, vale a dire fra una mezzoretta.

«Che cosa c'è? Sono in orario...»

«No che non lo sei! Controlla l'orologio!»

Scesi dalle scale guardando il piccolo orologio che avevo posto sul bancone. Il curioso oggetto era stato inventato da Kero ormai sette anni prima ed era sempre preciso al secondo.

«Cosa!»

Guardai più volte il quadrante ma non c'erano dubbi, erano le nove passate!

«Stanno succedendo cose strane in questi giorni, credevo te ne fossi accorta.»

«No, a dire il vero no...»

Avevo passato i giorni precedenti praticamente chiusa in infermeria accanto a Leiftan e quando non ero con lui ero insieme a Sarah e badavo poco all'orario onestamente.

Charlie però aveva una percezione del tempo straordinaria e si era accorto immediatamente di questi piccoli sfasamenti d'orario.

In un secondo il negozio calò nell'oscurità. Bastò qualche secondo e la notte calò come giusto fosse.

«Ma cosa...»

Le notti sembravano calare molto prima e l'oscurità cedeva il posto alla luce molto più velocemente al mattino. Non ci avevo mai fatto caso, si trattava di piccole variazioni che però giorno dopo giorno sembravano andarsi ad accentuare sempre di più.

E io lo avevo già visto...

Esattamente sette anni prima, il motivo per cui Kero aveva ideato gli orologi, era già capitato. Allora il Cristallo era stato quasi totalmente distrutto e il maana instabile presente in tutto il mondo aveva iniziato ad impazzire facendo sorgere e tramontare il sole agli orari più assurdi.

Stava succedendo di nuovo?

Il mattino successivo andai alla ricerca del silfo, Adalric, che sembrava sempre ben informato su queste cose.

Lo trovai "seduto" sul bordo della fontana al giardino della musica. Fluttuava leggero sopra il bordo increspando l'acqua con la punta dei suoi vestiti che invece ricadevano leggiadri nell'acqua.

«Da quanto tempo non ci si vede mia cara kitsune.»

«Hai ragione, mi spiace non essere più passata alle tue merende pomeridiane.»

Il silfo aveva l'abitudine di organizzare piccoli party pomeridiani con tanto di the e pasticcini nei giardini e molta gente si riuniva per chiacchierare un po' in compagnia. Ma dopo gli ultimi avvenimenti era passato un po' di temo dal nostro ultimo incontro.

«Come mai mi cercavi oggi? Non sarà mica per sapere nuovamente il meteo vero? Ritengo le mie abilità di lettura delle stelle sprecate per quello.»

Involontariamente risi perché era stato divertente quella volta chiedergli del meteo e vedere la sua faccia tingersi di rosso per la rabbia ancora di più.

«No, tranquillo, a dire il vero volevo sapere qualcosa di un po' più delicato...»

«Vuoi sapere perché le stelle sono in ritardo non è così?»

Senza che gli avessi posto nessuna domanda lui sembrava già sapere il vero motivo della mia visita.

«Sì.» ammisi semplicemente.

Il silfo guardò il cielo osservando le grandi nuvole bianche che si spostavano pigre e ascoltando il sibilo del vento.

«A dire il vero non lo so nemmeno io...»

La sua risposta mi prese alla sprovvista, sembrava estremamente concentrato un attimo prima e invece non sapeva la risposta dal principio.

«C'è qualcosa che non va, questo te lo posso dire, e sarà sempre peggio.»

Le sue parole non ispiravano poi quella gran prospettiva per il futuro.

Adalric si perse nuovamente a contemplare il cielo senza dire altro, solo dopo qualche lunghi minuti di silenzio mi guardò nuovamente solo per dire qualcos'altro.

«Non preoccuparti, le cose si risolveranno anche se solo alla fine...»

Piume bianche - New EraTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon