11.

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La mattina della gara ci svegliammo tutti e tre nello stesso letto, in camera di Daniel. Max tirò una mega cuscinata al suo compagno di squadra pechè non aveva fatto altro che russare per tutta la notte, Daniel, da finto offeso, disse qualcosa di incomprensibile con la voce ancora impastata dal sonno e ci cacciò via dalla sua stanza. Io e il mio migliore amico, una volta ritrovatici in corridoio, scoppiammo a ridere come due scemi e in quel momento, dalla camera accanto a quella di Ricciardo, uscì Charles che ci guardò sospettoso. Io mi gelai per un nano secondo e poi lo salutai, Max, in segno di saluto, gli diete una pacca sulla spalla e con fare scherzoso gli disse "Prova a starmi dietro oggi, se ci riesci Leclerc" e ci lasciò soli. Quello era il suo modo per farmi capire che era tutto okay, potevo star tranquilla, anche perchè mentre parlava con il pilota numero 16 gli sorrideva. "Per caso è ubriaco?" mi domandò Charles confuso e io ridendo dissi di no, che non era mai stato meglio. Salutai il monegasco con un bacio sulla guancia e andai in camera mia a prepararmi.

Questa volta, io, Isa e Carmen decidemmo di non guardare la gara dai box ma di stare insieme sulla pensilina sopra la PitLane, proprio per stare tutte insieme.

Aggiornai le mie amiche sugli ultimi sviluppi e poi ci concentrammo sulla gara.

Dal maxi schermo, vedemmo la scritta "red flag" e una macchina fumante contro il muro, dal replay vidi che era Max; il mio cuore smise di battere per qualche secondo, mi alzai di scatto e corsi al box RedBull. Entrai e un silenzio assordante invase le mie orecchie. "Daniel dimmi che sta bene! Che è successo? Come.." i miei occhi si riempirono di lacrime e iniziai a sentire un peso sul petto che mi impediva di parlare. Corsi al muretto box da Chirstian Horner, vedendo che Daniel non rispondeva alle mie domande, e sentii il team principal che domandava continuamente "Max? Stai Bene? Max rispondi per favore". Mi mancava l'aria, sudavo, le mani tremavano e le gambe divennero improvvisamente pesanti. Stavo per cedere e accasciarmi a terra quando due braccia mi presero in braccio (a mo di sposa) e mi fecero sedere sullo scalino del muretto. Charles si tolse il casco e la balaclava, mi strinse le mani nelle sue e con un tono di voce calmo mi ripeteva "Piano principessa, respira piano, lentamente. Fai grandi respiri". Provai a fare come diceva ma non riuscivo a respirare, un macigno si era sistemato sul mio petto e non era intenzionato ad andare via, così il monegasco si slacciò la tuta, prese una mia mano e la mise sul suo petto, tendendo la sua mano ferma sulla mia, "Segui me, sincronizza il tuo respiro al mio, concentrati solo su questo. Inspira... espira". Dopo qualche minuto mi calmai, Charles mi accarezzò il viso dolcemente e poi mi strinse a lui. Quando ci staccammo Horner mise una mano sulla mia spalla e io mi alzai di scatto, il cuore batteva all'impazzata, lui mi sorrise e mi disse "Sta bene, guarda", vidi infatti Max uscire dalla macchina sulle sue gambe; la botta lo aveva intontito e rotto la radio per questo non riuscivamo a comunicare con lui.

Ero così sollevata, la paura di perderlo mi aveva completamente destabilizzato, non avrei retto un colpo così grande. Dopo aver visto il pilota RedBull entrare in ambulanza mi resi conto che Charles non mi aveva ancora lasciato, mi stava reggendo per la paura che potessi cadere di nuovo. Mi girai verso di lui e lo strinsi a me, lui ricambiò il mio abbraccio, mi teneva salda a lui con estrema dolcezza, è una sensazione strana da descrivere.

Il nostro abbraccio fu interrotto da Daniel che mi disse che se volevo, potevo andare con lui al Medical Center per vedere come sta Max, io ovviamente accettai ma prima di andare sussurrai all'orecchio di Charles "Vinci per me bimbo, sei speciale" gli lasciai un leggero bacio sulla guancia e raggiunsi Ricciardo. Sentivo lo sguardo del monegasco su di me e vidi Daniel girarsi verso di lui.

POV DANIEL

Quando ho visto Max a muro e Lucia in quello stato non sapevo cosa fare, volevo urlare, correre dal mio amico, confortare il mio scricciolo ma non riuscivo a fare niente di tutto ciò. Ero lì, inerme, incapace di qualsiasi movimento.

Quando vidi Lucia correre verso Horner, mi svegliai dal mio stato di trans, dovevo starle vicino e confortarla e, dopo aver tolto le cuffie, la seguì ma arrivai tardi siccome accanto a lei c'era già qualcun altro. Osservai la scena da lontano, non avevo mai visto Charles così premuroso con qualcuno, durante la gara di solito non si da ascolto a niente e a nessuno se non al proprio ingegnere; invece lui, non aveva dato retta al suo team per stare con il mio scricciolo.

Una volta avuto il consenso di poter andare a visitare Max, andai a chiamare Lucia, ero certo che voleva vederlo e proprio mentre stavamo per andare via, mi girai verso il pilota numero 16 e con le labbra gli mimai un immenso "grazie" che mi rispose con un cenno del capo per poi tornare concentrato sulla gara che gli restava da finire.

I dottori ci dissero che Max stava bene e che potevamo vederlo, si raccomandarono di tenerlo a riposo il più possibile e di non fargli fare sforzi per almeno tre giorni e ci consegnarono un foglio con scritto tutte le indicazioni del caso. Feci entrare prima Lucia, era la più sconvolta tra i due e preferii farla tranquillizzare, soprattutto dopo l'attacco di panico che le era venuto. La gara era ormai finita, Charles vinse, Sergio arrivò secondo e Carlos terzo.

Una volta tornati in albergo, decidemmo che Max non poteva stare da solo, nonostante i suoi ripetuti "siete troppo esagerati, sto bene. Non sono mica un pappamolle io", ma né io né Lucia avevamo intenzione di cedere. Mentre stavo per andare in camera mia a prendere un cambio per la notte, perchè avrei dormito io con il mio migliore amico, trovai il pilota numero 16 davanti alla porta del mio scricciolo propenso a bussare. "Non c'è. Non è in camera" gli dissi, "Lo immaginavo, volevo fare un tentativo" mi rispose sconsolato. "Senti Charles, dobbiamo parlare io e te, prima che le cose si facciano troppo complicate", vidi il monegasco abbassare la testa, forse aveva capito cosa volevo dirgli ma dopo quanto successo oggi non potevo più aspettare.

Lo sorpassai e mi diressi verso la mia stanza, lui mi seguì in silenzio. Entrammo, lo feci accomodare sul divanetto e io mi sedetti sul letto difronte a lui e iniziammo a parlare.

Balla con me, ChérieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora