7.

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Io e Daniel siamo riusciti con molta fatica a calmare l'uragano Max e con calma ci siamo diretti tutti insieme al circuito. Una volta passata i tornelli, lungo la passeggiata verso il Box di Verstappen incontrai lo sguardo di Charles, sembrava dispiaciuto ma non avevo intenzione di darci peso, almeno non per adesso.

Max iniziò il riscaldamento pre-gara per poi mettersi la tuta e infilarsi in macchina. Non ero per niente tranquilla sapendo che quei due tempisti sarebbero partiti in prima fila, uno affianco all'altro, soprattutto perchè so quanto sia a volte rancoroso il mio migliore amico. Finito il giro di formazione, si accesero i semafori e al loro spegnimento, vidi i due piloti partire molto aggressivamente, Charles tirò una staccatona a Max e lo superò in curva 1, quest'ultimo tentò un incrocio di traiettoria ma non ci fu nulla da fare, per il momento la rossa era più veloce.

Eravamo ormai a metà gara e Leclerc dettava il passo, Verstappen riusciva difficilmente a stargli dietro fino a quando non vedemmo una bandiera gialla comparire nel monitor. Era Max, la sua auto si era inspiegabilmente spenta e la sua ira tornò a galla, non faceva altro che urlare "Che succede? Che cazzo succede? Questa macchina fa schifo cazzo!". Ero dispiaciuta per il mio amico, era frustrato e arrabbiatissimo, avrebbe distrutto tutto una volta tornato ai box ma non dovevo permetterlo.
Verstappen non rivolse uno sguardo a nessuno, lanciò il casco e la balaclava al suo preparatore atletico ed entrò sbattendo la porta nel suo stanzino, gli corsi dietro, chiusi la porta a chiave e iniziò il piccolo tentativo di calmare il campione del mondo, che aveva gli occhi più glaciali del solito.

La gara dopo pochi giri terminò, vide una doppietta Ferrari e al terzo posto c'era George Russell. Entrambi i piloti RedBull ebbero un DNF, non il modo migliore per iniziare, 0 punti nel campionato piloti e costruttori ma la gara era ancora lunga.

Daniel riuscì a tenere in alto l'umore del Team nel briefing post-gara e Max, sorprendentemente, non mandò a quel paese nessuno, anzi ascoltò molto attentamente ciò che stava emergendo dalle analisi degli ingegneri. Un piccolo passo per Verstappen e un grande passo per l'umanità, o meglio per i suoi colleghi! Una volta finita la riunione vidi uscire Horner per primo che con le labbra mi mimò un "grazie", non si aspettava di certo questo nuovo comportamento da parte dell'uomo di ghiaccio.

La gara e le interviste erano ormai terminate e mentre gli altri piloti erano andati a festeggiare il podio, io ero rimasta in hotel con Max e Daniel. Passammo la sera tra pizza e birra e qualche sketch comico per tenere un pò alto il morale del campione, un misero tentativo che però non fece proprio un buco nell'acqua. Ormai si era fatto tardi e io dovevo ancora sistemare le valige, domani saremmo partiti in direzione Arabia Saudita, quindi dovevo farmi trovare pronta visto che sarei partita con il jet privato del team RedBull. Dopo qualche ora e qualche accidenti mandato qua e là perchè chiaramente la valigia non si chiude mai alla prima, sento bussare alla porta con insistenza; convinta che fosse Max urlai dalla stanza "Senza il bacino della buonanotte non riesci a dormire Emilian?" Ma la scena che mi trovai una volta aperta la porta, era lontano anni luce da ogni mia aspettativa. Appena aprii la porta, mi trovai un alticcio, se non ubriaco, Charles Leclerc appoggiato allo stipite della mia porta che biascicando mi rispose "Non hai idea di quanto desideri un tuo bacio principessa", lasciandomi completamente imbambolata.

"Cosa ci fai qui Charles?" domandai, lui fece per fare un passo verso di me ma era ridotto parecchio male, a stento si reggeva in piedi, stava quasi per cadere quando lo sorressi. "Okay roccia, vieni entra" dissi; lo feci sedere sul letto, poi andai a bagnare sotto l'acqua fredda un panno, mi inginocchiai davanti a lui, con una mano gli tenevo il viso e con l'altra cercavo di farlo riprendere un minimo grazie al contatto del panno gelido. Il monegasco per un pò si limitò a guardarmi, ogni tanto sorrideva, ma poi tutto d'un fiato disse "Ero geloso. Scusa. Con lui sei gentile, lo abbracci e io.. e io sono geloso. Ho esagerato, non volevo intendere che sei una poco di buono perchè non è così. Tu sei.. tu sei speciale per me, perdonami" e come nel più classico dei film si addormentò di colpo, lasciandomi lì, intontita dalle sue parole e con il cuore che galoppava senza fine.

"Che tu sia maledetto Leclerc"

La mattina dopo mi svegliai abbastanza presto, al sorgere del sole, ieri in tutto quel trambusto mi ero dimenticata di chiudere bene le tende della stanza. Sentii qualcuno che bussò alla mia porta, quasi furtivamente, andai ad aprire e mi trovai davanti Carlos. "Ti prego dimmi che è qui con te perchè altrimenti siamo nei guai" mi disse con tono preoccupato, "Se ti riferisci al tuo compagno di quadra, si, è qui. Sta dormendo beatamente" risposi e lo spagnolo tirò un sospiro di sollievo. Lo feci entrare e ci sedemmo sul divanetto della stanza, iniziammo a chiacchierare a bassa voce per non svegliare Charles che dormiva come un bambino. Con non so quale coraggio, raccontai tutto quello che era successo tra me e il monegasco a Carlos, il quale non era per niente sorpreso, anzi, sembra sapere già tutto. Era tutto così evidente?

"Era sincero Lucia. Ieri dopo quello che è successo in corridoio era turbato, spento; lo vedevo girare per il box mentre si grattava il capo e ogni tanto respirava rumorosamente, come se fosse frustrato. Ad un certo punto mi sono anche avvicinato a lui per cercare di non fargli perdere la concentrazione ma non mi ha nemmeno ascoltato, ha solo detto che se vinceva "lei", che a quanto pare sei te, lo doveva perdonare o altrimenti sarebbe impazzito. Credimi, non è goduto nemmeno la festa post gara, guardava l'orologio, non veda l'ora di tornare in hotel, da te". Lasciai parlare il mio amico e mentre mi raccontava di Charles, una serie di brividi invasero il mio corpo.

"Se vinco, lei mi deve perdonare o impazzisco" ripetei quasi in un sospiro.

Balla con me, ChérieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora