Capitolo 3 - Mason

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«Avevo un uomo, un compagno. Si chiamava Timothy ed è stato per anni la mia persona. Quella persona che mi manteneva sulla retta via, come si suol dire. A lui devo molto, gli sarò per sempre grato. Lo... amerò per sempre. E detto da uno come me, scorbutico e brontolone, come dice sempre mia cugina Rachel, possono sembrare parole stonate, ma...» lasciò le ultime parole sospese nelle sua testa, senza riuscire a pronunciarle.

Mason manteneva gli occhi puntati in quelli grandissimi e marroni di Timothy e, nonostante fosse tutto frutto della sua testa piena di traumi, in quegli occhi riusciva ancora a vedere riflessi tutti gli anni che avevano trascorso insieme e quelli che purtroppo non avevano potuto trascorrere.

«Fa male?»

Mason girò il capo verso Annie, i suoi occhi grigi erano seri, ma allo stesso tempo comprensivi.

Annuì una singola volta. A lei era riuscita a dire più di quanto fosse riuscito a raccontare al suo terapista, una volta tornato negli Stati Uniti dopo la sua ultima missione in Siria. Non riusciva ancora a capire come quella donna, senza far nulla in particolare, riuscisse a farlo cantare come un usignolo.

Annie annuì, come se anche lei sapesse, come se anche lei si portasse dentro più dolore di quello che voleva mostrare. Iniziò a farsi girare attorno al dito l'anello a forma di testa di leone, poi passò alla fede, una semplice fascetta in oro bianco.

«Puoi avere un altro finale, Mason, però devi volerlo. Non ti dirò mai di lasciarti alle spalle il passato perché è impossibile farlo, fa parte di noi, ci ha resi quello che siamo, e se hai incontrato persone nella tua vita che ti hanno detto di dimenticare il passato allora erano degli idioti che della vita non capiscono un emerito cazzo. Il passato non va dimenticato, ma va accettato».

Aveva ragione. Mason lo sapeva, però... però... Ritornò a guardare Timothy, il quale era più silenzioso del solito, e strinse le mani in due pugni sulle gambe.

«Io credevo che sarebbe potuto morire per via del suo stupido lavoro. Faceva il vigile del fuoco. Invece, una strada bagnata di nevischio, un camion fuori strada, una distrazione... Sono state le cause di tutto. Sono passati sette anni, Annie, sono scappato in Siria per provare a dimenticare tutto, qualche volta ho anche sperato di morirci lì, ma sono ritornato più a pezzi di quando partii», le raccontò, le aprì parte di quel cuore a brandelli, rattoppato più volte, che ancora provava a battergli nel petto. Zoppicava dolorosamente, letteralmente, ma non mollava.

Avvertì la mano di Annie su una spalla, gliela strinse. «Non sprecare questa possibilità che ti è stata data, Mason. Tu hai bisogno di un altro finale».

Mason sbuffò. «Disse il vecchio saggio mentre osservava la luna», commentò sarcastico.

Annie sghignazzò. «Ehi, testa di cazzo, guarda che io sono molto saggia. Quando non lancio i pannolini pieni di merda di Jack addosso a mio nipote. È solo che certe volte mi fa incazzare, capisci?»

«Capisco che il momento serietà è finito».

Annie sogghignò. «Preferisci continuare a deprimerti?»

Mason negò con il capo, poi roteò gli occhi. «Andresti d'accordo con Rachel».

«Tua cugina?»

Mason annuì. «Già. Questa sera mi ha invitato a cena da lei, ma la mia voglia di andarci è pari a zero perché ho come la sensazione che stia per farmi un'imboscata. Sarebbe da lei, soprattutto se è riuscita a coinvolgere il mio...» Mason si interruppe ed aggrottò la fronte. Non diceva quelle parole da un sacco di tempo.

«Il tuo...?» chiese Annie.

«Migliore amico, idiota», lo rimbeccò Timothy, ritornando a parlare.

Come un fiore tra le mine (Red Moon Saga Vol. 5)Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu