Capitolo 67

2 0 0
                                    

A Robert il nuovo posto piaceva un sacco. Certamente, riteneva che sarebbe stato meglio cambiare qualcosa, ma poi decise che non era questa la cosa più importante. Dopotutto aveva sognato da tempo qualcosa del genere, e se un sogno finalmente si avvera, che importanza ha il resto?

Naturalmente non prese con sé nulla di ciò che gli apparteneva, neanche il libro che narrava la storia del Bordio, perché in questo castello passava comunque più tempo e non aveva intenzione di andarsene, naturalmente prima che scadesse il tempo della sua vita.

E certamente, capiva che non tutto era così semplice. Per esempio, l'errore che gli fu quasi d'impedimento nella realizzazione del suo sogno e nella costruzione del giardino significava che a volte la gente crede a ciò che le si dice, quando invece dovrebbe verificare se è così, soprattutto in una faccenda di tale importanza.

Dopo essere stato lì per due ore, tornò a casa sua, cioè nel Bordio, ricordando di visitare il giardino un'altra volta. Durante il cammino, pensava a chi dei suoi parenti (chiaramente tra i discendenti del fondatore del Bordio, il cui fantasma, tra l'altro, non lo tormentava più come prima) volesse incontrare.

Vladislav Petr non poteva certo essere un'opzione per lui. Nel libro, Robert lesse di lui qualcosa che non trovava spazio nella sua testa; io, invece, non so se riuscirò a raccontarlo, ma ci proverò comunque.

Ebbene, Vladislav aveva una specie di club dove la gente veniva a vedere ciò che non si poteva vedere in nessun altro luogo. E quando poteva conoscere qualcuno o parlargli, lo faceva molto volentieri.

Ma una volta, essendoci dimenticato che tutti sono diversi, offrì una sigaretta a uno dei visitatori, senza nemmeno avergli domandato se fumava o no. Dunque, aveva supposto che il visitatore fumasse? Ma il visitatore pensò che fosse troppo.

Di conseguenza, Vladislav quasi perse il proprio lavoro. Si salvò solo perché nessuno sollevò la questione sul da farsi nei confronti di questo visitatore (che non aveva nessuna colpa, ma Vladislav, naturalmente, non avrebbe dovuto trattarlo così).

Si pentì poi di averlo fatto, e l'unica sua giustificazione poteva essere il fatto che in quel momento non stava pensando a ciò a cui avrebbe dovuto pensare, e purtroppo non ricordava che tutti non possono essere uguali.

A Robert questa storia parve curiosa, ma non perché volesse ripeterla. Aveva solamente ricordato che quasi la stessa cosa una volta accadde a lui (non mi metterò a raccontare di che cosa si trattò nel suo caso perché sarei costretto ad andare nei dettagli).

In generale, leggendo il libro, Robert si rendeva conto che c'erano molte differenze tra i suoi parenti, e a volte queste differenze erano così grandi che lui si chiedeva come fosse possibile, considerando che non erano persone qualsiasi provenienti da vari paesi (in realtà, questa seconda affermazione era vera, ma non toglieva che in mondo è comunque molto più grande).

Il libro gli sembrava interessante. Gli capitava mai di raccontare a qualcuno ciò che vi era scritto? Dipendeva da chi fosse l'interlocutore, ma di solito non accadeva.

Certe volte un passaggio gli rimaneva fisso nella memoria, e lui, quando incontrava un amico, gli raccontava questo passaggio, ma invece di dire i nomi, li sostituiva con descrizioni dettagliate.

Tutto sommato, capiva perché vivevano come vivevano, e perché nella loro vita avevano luogo certi eventi e azioni. Se non capiva qualcosa, era perché non corrispondeva molto alla vita a cui lui stesso era abituato, o forse perché gli sembrava troppo complicato. Ma queste erano piuttosto delle eccezioni.

Ci fu un tempo in cui voleva scrivere un'autobiografia e aggiornarla ogni qual volta fosse necessario, ma rinunciò a tale idea per due motivi: il primo era che avrebbe dovuto ricordarlo di tanto in tanto, e come avrebbe fatto a non dimenticarsene accidentalmente? Il secondo, che in un certo senso era decisivo, era che non era molto buono a scrivere. Tutti sanno che per scrivere bene, non basta affatto conoscere la lingua, ma bisogna anche capire se ciò susciterà delle emozioni nel lettore, e quali.

Ma non se ne preoccupava, perché capiva e riconosceva che tutti sono diversi e ognuno ha le proprie facoltà. L'unica cosa che non lo soddisfaceva affatto era che a volte la gente sopravvalutava le sue capacità. Non capiva perché lo facessero.

Un'altra cosa che non capiva era perché molti pensavano di lui cose alle quali non aveva mai accennato. Lo immaginarono per conto loro o qualcuno gliel'aveva detto? In ogni caso, capiva che lottare contro questi fraintendimenti sarebbe stato al di sopra delle sue forze, e lui cercava di dare la precedenza a ciò che poteva fare.

Pensava al giorno precedente, in cui aveva conosciuto un uomo vent'anni più giovane di lui (lo incontrò in un vicolo dove al momento Jolanda, la ragazza svizzera con un anello nell'ombelico, stava godendo la libertà), e quest'uomo, durante la conversazione, gli chiese:

"Tu lavoravi come il vicedirettore di un certo teatro?"

Robert si meravigliò molto di sentire questa domanda, perché non aveva mai lavorato in un teatro, o forse non lo ricordava. Per evitare incomprensioni, domandò al nuovo amico:

"Mi scusi, di che teatro sta parlando?"

"No, mi scusi Lei, ho sbagliato. Quel tizio aveva un nome che somigliava al Suo, per questo mi sono confuso. Non fa niente, vero?"

Robert rispose che, certamente, non era successo nulla. Dopotutto, nemmeno lui ricordava tutti, e non sempre li ricordava bene.

"Io mi occupo di scommesse", e gliene parlò in dettaglio.

"Le scommesse non sono il mio forte, e non lo sono mai state", rispose il suo nuovo amico, "mio fratello, invece, le adora, nel vero senso del termine".

"Dov'è Suo fratello adesso?" domandò Robert, per dimostrare che la curiosità non era estranea a lui, come neanche a qualsiasi altro essere umano.

"È partito per la Slovacchia, non so che cosa fa adesso, sono quattro anni che non ci parliamo e non ci scriviamo".

"Avete litigato?" gli domandò Robert, ma in fondo sperava di no.

"No, è che lui non ha molto tempo, e neanch'io".

Se qualcuno si chiede che cosa stesse facendo Robert in quel vicolo, in realtà era diretto verso un negozio che si trovava ancora più lontano, ma qualcosa attirò la sua attenzione e lui decise di sostarsi.

Certamente, qualcuno al posto suo avrebbe continuato il cammino, o perché non gli interessava o perché non aveva molto tempo. Robert, invece, era sempre curioso e non se ne pentiva. Non vedeva un motivo per pentirsene.

"Se vuole, venga un giorno a visitare il mio castello. Io La invito".

"Grazie", rispose l'altro, "ma cosa dovrei fare nel suo castello?"

"Vedrà come io vivo, no? Non insisto, ma penso che Le piacerà".

"Grazie un'altra volta. Non pensavo mai che un giorno avrei incontrato un uomo onesto come Lei".

Robert fu molto contento di questa conversazione. E come poteva essere altrimenti se alla fine del dialogo venne chiamato onesto?

"Se tutti fossero onesti, sarei molto più tranquillo", disse Robert.

"Che cosa spera di fare? Non potrà mai cambiare il mondo. Anche colui per il quale si tratta del compito principale non è in grado di farlo".

"Sì, lo so che non posso cambiare il mondo, ma non pensavo di farlo", disse Robert. "Ho solo detto che vorrei che il mondo fosse migliore, e anche la gente".

"Certo, io La capisco, e La sostengo anche".

"Veramente?"

"Certo".

Qualcuno potrebbe dire che questa storia è apparsa dal nulla, che questo non è mai accaduto e non poteva accadere. Bene, forse avrebbe ragione. Ma se la storia è stata scritta, allora esiste, e non spetta a me decidere se è verosimile o no. E scusatemi se in qualche posto sono stato impreciso. Vi assicuro che non era questa la mia intenzione, e niente dipendeva solo da me, sebbene io cerchi di fare bene qualsiasi cosa, compresa questa. E se qualcuno di voi ha avuto un'esperienza simile a questa storia, l'ascolterò volentieri.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 24, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il settimo invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora