Capitolo 45

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Dopo aver passeggiato per un'ora e mezza, Robert si diresse verso la propria casa, cioè verso il proprio castello. Cioè, non subito. Prima si fermò, radunò tutti i pensieri, e solo dopo si mosse nella direzione contraria.

A Robert sembrava che stesse tirando un vento freddo, e lo percepiva, ma non lo udiva. Non riusciva a inseguirlo, ma andava più velocemente, e non per evitare di congelarsi, ma per arrivare a casa quanto prima.

Per strada, incontrò due donne che stavano parlando di qualcosa o di qualcuno. Robert, naturalmente, sentì solo una frase del loro dialogo, anzi solo una parte di quella frase, ma dal suo senso suppose che probabilmente stavano parlando di lui. O forse, non stavano parlando di lui ma di qualcun altro. O forse non stavano affatto parlando di un essere umano, dotato di vita, ma di un oggetto, di qualcosa che non può agire di sé ed ha bisogno di una persona o un fenomeno che lo controlli.

Che cosa gli suggeriva di fare l'istinto? Ovviamente di avvicinarsi a queste donne e chiedere a loro se stavano parlando di lui o di qualcun altro. Ma la ragione lo dissuase dal farlo, perché non va bene invadere lo spazio di qualcun altro, così come a lui non sarebbe piaciuto se un estraneo si fosse all'improvviso intromesso nel suo spazio. Così dovette sopprimere la curiosità.

Quando era già vicino alla propria casa (cioè gli mancavano tre minuti o giù di lì), venne fermato da una ragazzina e gli domandò come giungere a una certa via.

L'accento della bambina parve piuttosto incredibile a Robert, il quale concluse che sicuramente non era praghese. Ma ciò non lo spaventò e lui diede una risposta dettagliata alla sua domanda. Lei lo ringraziò sorridendo, gli augurò una buona giornata e continuò il cammino.

Arrivato al castello, Robert, naturalmente, vi entrò. Certo, non era facile, ma lui ci riusciva sempre. Ciononostante, bisogna ammettere che a volte l'età si faceva manifesta, ma in un modo che si poteva spiegare solo supponendo che all'età si fossero aggiunti degli strani numeri.

Ma procediamo con la narrazione. Robert decise subito di bersi qualcosa per riavere la sicurezza, o almeno una parte di essa.

Andò nel luogo dove teneva le bevande, tra cui c'erano vini, birre e altri. E iniziò a scegliere, ma la scelta era ardua come non era mai stata nella sua vita. Ciascuna bottiglia lo attirava con una gran forza appena la guardava, ed era difficile fare a meno di guardare una certa bottiglia.

Ma Robert capiva che se avesse continuato a stare lì senza decidersi, sarebbe stato costretto a prendere tutte le bottiglie e vuotarle, e probabilmente non sarebbe nemmeno riuscito a fare quest'ultima cosa. Quindi prese la prima bottiglia che gli era capitata e la portò dove di solito mangiava e beveva, prendendo naturalmente anche un bicchiere per versarvi il liquido.

Ne versò un po' e iniziò a bere, pensando nel frattempo alle varie volte in cui beveva con qualcuno degli amici (di questi casi ce n'erano stati pochi, lui non viveva di ciò, ma a volte gli capitava) e parlava con loro di cose piacevoli ed interessanti.

Dopo tre bicchieri, decise che per il momento bastava. La bottiglia la rimise a posto e decise di visitare qualche stanza. Ma nonostante l'intenzione iniziale, non iniziò dalla stanza sulla cui parete era appesa la mappa dell'Impero austro-ungarico, bensì da una stanza situata sul piano subito precedente a quello.

La scelta della stanza era casuale e non dipendeva da alcuna logica: in quella stanza non c'era niente che lo interessasse proprio in quel momento, aveva semplicemente voluto visitarla.

Si sentiva come un ladro che, approfittando del fatto che tutti dormono, e senza tener conto dell'esistenza della guardia, penetra una certa notte in un museo o un altro edificio per dimezzarne di nascosto le proprietà.

Però in questo caso, ad avere la parte del ladro era lui stesso, ma se si tiene conto del fatto che il castello apparteneva a lui, e anche tutte le cose che vi si trovavano appartenevano a lui, anche se prima fossero appartenute a qualcun altro, e non sempre al proprietario del castello, non poteva certo essere definito un ladro o accusato di avere cattive intenzioni. In quanto alla guardia, c'era un allarme, e Robert non aveva nulla da temere. Quando qualcosa succedeva, l'allarme si attivava e lo avvertiva che qualcuno era irrotto nella sua casa e stava cercando di portar via qualcosa. Ma questo era accaduto una sola volta, o due al massimo. Sull'ingresso c'era una candela magica che lui aveva appeso lì seguendo il consiglio del suo defunto antenato che costruì questo castello e fu il primo ad abitarlo, e questa candela era sicuramente migliore di qualsiasi allarme del mondo.

Nella stanza dove si trovava ora trovò dei disegni, e dai loro tratti capì che erano stati fatti da una ragazzina che aveva gli stessi anni di quella che lui aveva visto prima, mentre tornava dalla passeggiata, o pochi più. Certo, i disegni non sono parole, e non è semplice determinarne l'autore solo guardandoli, ma non è neanche impossibile. Tutti avevano la stessa firma. Robert dovette guardare questa firma più da vicino per decifrarla, e, dopo avere scartato tutte le altre opzioni (non era un professionista, ma non aveva neanche bisogno di esserlo), capì che questi disegni erano stati fatti da Elena Šulcová, primogenita del fondatore del Bordio.

Rimise i disegni a posto e poi non sapeva se dare un'occhiata a qualcos'altro in quella stanza o andare in un'altra. E all'improvviso, senza che lui capisse come, gli venne la voglia di guardare un film. Ora, i film Robert di solito li guardava sul computer, quindi si diresse verso la stanza dove aveva il computer.

Quando l'accese, dovette aspettare tre secondi più del solito affinché lo schermo del computer smettesse di essere nero e vi apparisse il logo dell'azienda che produceva computer come il suo. Certo, tre secondi sono un tempo piuttosto piccolo, e pochi si sarebbero accorti di una tale differenza; Robert, invece, se ne accorse, ma non sospettò nulla.

Dopo un minuto, il computer era già pronto ad essere utilizzato da Robert. Anzi, lo sembrava, perché apparve subito un messaggio di errore. Il messaggio diceva che il computer doveva essere pulito quanto prima, altrimenti avrebbe potuto smettere di funzionare.

"Bene, questo lo farò dopo, spero solo di non dimenticarmene", si disse Robert nei propri pensieri, poi si mise alla ricerca del film. Ma per cercare il film, doveva aprire il programma in cui guardava i film, e per quante volte cliccasse l'icona, non ci riusciva, nel senso che ogni volta il sistema gli diceva che non c'era questo programma, ma era chiaro che ciò non era per niente vero, e quindi probabilmente il computer stava subendo un malfunzionamento.

Gli sembrava che l'unica soluzione possibile era quella di riavviare il dispositivo, e lo fece. Quando le icone riapparvero sullo schermo, cliccò quella che doveva aprire il programma in cui il padrone del Bordio guardava i film, ma stavolta non accadde proprio nulla.

Annoiato, Robert uscì dalla stanza e decise di fare una camminata in quella accanto, separata dalla porta più vicina al computer. Quando ritornò, il programma si era avviato.

Inserì il nome del film e premé il tasto per avviare la ricerca, ma il computer diventò pensieroso. La prima cosa che Robert volle fare vista la situazione era uscire dal programma ed entrarvi di nuovo, ma cambiò idea: aveva già aspettato abbastanza e perso una gran quantità di nervi prima che il programma si aprisse, e se l'avesse chiuso ora, avrebbe probabilmente peggiorato ancora le cose, e non lo voleva affatto.

Comunque, l'elenco dei film il cui titolo coincideva almeno in parte con quello del film che lui voleva guardare apparve sullo schermo. Robert cliccò il primo e iniziò a guardarlo, ma non finì, perché dopo un'ora dall'inizio, o meglio un poco prima, sentì un forte desiderio di riposarsi. Non di dormire, ma di cambiare attività.

Ma se anche avesse voluto finire di guardare il film, non vi sarebbe riuscito, o almeno non subito. Sentì un campanello e, ovviamente, andò ad aprire. Era di nuovo un cliente, venuto a puntare i soldi sulla propria sorella, la quale doveva disputare un'insolita sfida la settimana seguente (Robert non gli domandò perché fosse insolita). Il cliente gli diede i soldi e si congedò, poi Robert andò al secondo piano.

Il settimo invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora