Capitolo 29

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Di notte, non so precisamente a che ora, probabilmente il sole non stava ancora pensando a svegliarsi, quasi fosse uno scolaro durante le vacanze estive, Robert ebbe una visione che non aspettava. O, forse, l'aspettava, ma non aveva molta speranza di vederla.

Si trattava del fantasma di Miloslav Šulc, il compianto fondatore del castello di Bordio, ma Robert fece fatica a riconoscerlo.

Il fantasma disse a Robert:

"Sono venuto da te per una questione assai importante".

"Quale questione?" chiese Robert con voce assonnata.

"Prima promettimi che mi ascolterai".

"Sì, certo".

"Dunque. Non ho nessuna intenzione di rimproverarti, tu vivi una vita onesta, non combini mai guai..."

"Grazie", Robert capì che non c'era di che spaventarsi, "allora qual è il problema?"

"Il problema non sei tu", continuò il fantasma, "tu dovrai stare molto attento".

"Attento a che cosa?"

"Devi diffidare di coloro che tentano di prenderti più corone possibili. Ce ne sono molti, e preparano tutto in anticipo così da essere sicuri di vincere".

"Che orrore", pensò Robert, "perché me l'ha detto? Adesso non dormirò affatto, non farò che pensare a ciò. Ma d'altra parte, ha fatto bene ad avvertirmi".

Poi domandò:

"Quindi che cosa devo fare?"

"Oggi, a mezzogiorno in punto", rispose il fantasma del suo antenato, "dovrai salire al quarto piano e contare le stanze, nella direzione di destra. Appena arrivi alla nona stanza, entra lì".

"Stai parlando della stanza dove tu e tutti gli altri che mi hanno preceduto ricevevano ospiti importanti?"

"Esattamente. Ho nascosto qualcosa lì, quindi dovrai fare un buon lavoro".

"Che cosa?"

"Una candela. È più grande rispetto alle altre, l'abbiamo ordinata per i quindici anni di Elena Šulcová, mia figlia maggiore, era una data molto importante, ma come tu ben sai, lei si è spenta dopo un paio di giorni".

"E come mi aiuterà questa candela?"

"Sono passati duecento anni, ma si tratta di una candela particolare, col tempo ha rafforzato la propria intensità anziché perderla".

"Interessante", disse Robert, "qual è il punto, dunque?"

"Il punto", continuò il fantasma, "è che questa candela la dovrai appendere alla tua porta".

"Non la brucerà?"

"No", rispose il fantasma, "non la brucerà. Ti ho detto che è una candela particolare, non cambia la temperatura, ma solo la luce. Ma se qualcuno viene da te, non potrà fare a meno di vedere la candela. Allora può bruciarsi, e gridare di dolore senza neanche toccarla. Gli basterà vederla. Dunque, sappi che non devi soccorrerlo, perché è un truffatore".

"Ho capito", disse Robert, "è tutto?"

"Sì", rispose il fantasma e si dissolse.

Dopo questo, Robert si addormentò nuovamente. Si svegliò la mattina al suono della sveglia, fece colazione e si mise a calcolare gli esiti delle scommesse. Era il suo lavoro principale, ed era l'uinica cosa per la quale adoperava carta e penna anziché un computer. Forse gli sembrava più credibile così. Ma che importanza ha?

A un certo punto, assordato da un suono molto rumoroso (no, non era ciò di cui gli aveva il parlato il fantasma del fondatore del castello), commise un errore. Questo errore consisteva nel più semplice scambio di due cifre, ma, nonostante lavorasse solo, l'unica soluzione per lui era accartocciare il foglio, buttarlo (per cui dovette recarsi al secchio della spazzatura e poi ritornare), prenderne un altro e ricominciare.

Il settimo invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora