THE COUNCILLOR

12.

🔥 20 PAGINE!!! 🔥
Buona lettura 😚🥰

Piccolo appunto: l'inizio del capitolo riprende dal punto di vista di Dimitri la fine del capitolo 11 dove trova Cassandra nello scantinato.

Dimitri's pov
La mia infanzia non era stata come quella di qualsiasi altro bambino, soprattutto considerando il tipo di modello genitoriale che avevano avuto il compito di allevare me e i miei fratelli in un contesto già di per sé particolarmente difficile.

A causa di mio padre e della sua ossessione di trasformarci in soldati da poter inserire all'interno delle sue fila, era capitato spesso di ritrovarmi sin da bambino davanti a scene raccapriccianti che avrebbero scosso anche gli stomaci più allenati.

E per anni avevo cercato di usare come scusa questa educazione all'orrore per giustificare una macabra ossesione che mi ero portato dietro come reazione avversa a quello che qualsiasi terapeuta avrebbe identificato come fenomeno traumatico nella mia infanzia.

Difatti, sin da quando ero poco più che un bambino, avevo sviluppato una sorta di fascino nei confronti del sangue, più per quel liquido scarlatto in sé che per quello che invece rappresentava.
Capitava spesso di ritrovarmi imbambolato ad osservare il modo imprevedibile in cui si espandeva sul pavimento sotto le vittime di mio padre, rimanendo colpito dalle diverse sfumature che assumeva a seconda del tipo di ferita o del tipo di superficie su cui colava a macchia d'olio.

Anche durante gli anni dell'Accademia, questa mia inquietante attrazione non mi aveva abbandonato, portandomi a sviluppare un lato sadico che mi portavo dietro ancora oggi ma del quale mi vergognavo ogni qualvolta si riteneva necessario tirarlo fuori.
Ero il Consigliere della Mafia Russa, il braccio armato di mio fratello Mikhail e spesso e volentieri spettava a me sporcarmi le mani per poter arrivare allo scopo finale, e fino ad allora non era mai stato un problema, nulla di particolarmente difficile da superare una volta passato quel vago senso di vergogna che mi impediva di guardarmi allo specchio per un breve periodo di tempo dopo aver ripreso pieno controllo sulla mia mente.
Perché l'unica cosa che probabilmente mi distingueva dal progetto che mio padre aveva in serbo per me, era proprio questo, seppur breve, momento di sconforto e profonda vergogna che non ero riuscito a sopprimere durante gli anni dell'addestramento in Accademia.

E diamine se ci avevo provato.

Durante quegli ultimi anni il sangue non aveva perso quel fascino magnetico con cui sembrava richiamarmi, portandomi a rimanere ammaliato da quei ghirigori fluidi che si espandevano sul pavimento ogni qualvolta mi si presentava davanti in scenari altresì raccapriccianti. E non era ciò che significava ad attrarmi in quel modo quasi morboso, era piuttosto l'arte che si nascondeva dietro, erano le sfumature, l'imprevedibilità di come si sarebbe espanso, di quale sfumatura di vermiglio avrebbe assunto una volta fermata l'emorragia.

Il sangue per me era sempre stato motivo di fascino, di piacevole sorpresa e di estrema estetica.

Eppure, il conato di vomito che mi aveva sconquassato le membra una volta aver visto tutto quel rosso ricoprire il corpo minuto di Cassandra era stato talmente imprevisto da avermi fatto rimanere immobile all'entrata dello scantinato a deglutire a vuoto quell'odore ferreo ora ripugnante che impregnava la stanza.
Avevo perso una buona manciata di secondi immobile, incapace di reagire davanti a tutto quel sangue che sembrava voler inglobare quella ragazzina che se ne stava immobile con le braccia avvolte attorno al corpo, minuscola davanti a quell'uomo che non era più costretto sulla sedia in cui lo avevo immobilizzato.

Mi ero avvicinato con cautela a Cassandra cercando di concepire almeno uno scenario all'interno della mia testa che potesse giustificare quel macello che aveva preso luogo nello scantinato dello chalet.