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Dimitri's pov

Cassandra aveva voluto dormire quelle poche ore di notte che avanzavano in veranda, raggomitolata su sé stessa e avvolta all'interno della mia felpa e del piumone che era andata a recuperarsi dalla sua camera una volta messo fine a quel momento di confessione che mi aveva concesso all'interno di quella stessa cucina.

Si era addormentata con le guance arrossate dal freddo e le labbra socchiuse e screpolate dalle quali fuoriusciva di tanto in tanto una nuvoletta di vapore a causa della temperatura rigida dello stato di New York a gennaio, ma non c'era stato modo di convincerla a rientrare.

E io, come l'ultimo degli idioti, avevo passato tutta la notte a controllarla dalla finestra della cucina, appollaiato su uno degli sgabello più scomodi del mondo, per assicurarmi che non le succedesse nulla.
Ero rimasto in disparte, consapevole che non avrebbe apprezzato la mia presenza al suo fianco, ma al contempo incapace di lasciarla là fuori da sola.

Aveva avuto il suo momento di sfogo raccontandomi di quello che era stato un aspetto della sua infanzia all'interno di quella casa di folli e, se avevo capito anche solo in minima parte come funzionava la sua testolina, ero sicuro al cento percento del fatto che si fosse pentita di quella piccola confessione nel momento esatto in cui si era aperta a me.

Eppure, ero altrettanto consapevole del fatto che ne avesse avuto un bisogno quasi viscerale.
Mentre cercava di caricarsi addosso il piumone del letto matrimoniale in cui aveva dormito la sera precedente, avevo avuto modo di vedere come era stata ridotta la stanza e avevo sentito un nodo allo stomaco che mi aveva fatto venire un conato di vomito.
La porta scardinata probabilmente con quella carcassa di sedia abbandonata sul pavimento completamente distrutta, la superficie in legno scavato in dieci linee irregolari causate dalle unghie ormai inesistenti di Cassandra.
Aveva distrutto la camera cercando di aprire la porta scagliandoci contro ogni tipo di oggetto le fosse capitato sotto tiro, facendo prevalere ancora una volta quel suo senso di sopravvivenza che non riusciva a non farmela vedere sotto una luce diversa.

Non chiudermi mai più in una stanza, aveva detto.

E quelle parole mi erano rimbombate nella testa durante tutte quelle ore di veglia, mentre il sonno sembrava aver abbandonato completamente il mio corpo, troppo impegnato a contemplare quella creaturina fragile che sembrava aver trovato finalmente un angolino di pace dopo quella crisi di panico che l'aveva colta di sorpresa durante la notte.
Si era addormentata con le ginocchia strette al petto e la guancia morbida appoggiata al bracciolo del dondolo su cui aveva trovato riparo, incurante del freddo che faceva all'esterno della casa.

Mi ci erano volute un paio di ore prima che la temperatura interna tornasse a quella originaria, richiudendo tutte le porte e le finestre che Cassandra aveva spalancato, facendo precipitare la temperatura a pochi gradi sopra lo zero.
Eppure, non ero riuscito a convincerla a rientrare per dormire limitandomi a controllare che non le succedesse nulla dalla finestra della cucina da cui potevo avere piena visione di quello che succedeva.

Quando si era esposta in quel modo, raccontandomi di quale fosse stata l'origine di quell'attacco di panico che l'aveva portata a distruggere mezza casa, mi aveva del tutto destabilizzato. La paura e il dolore che non era riuscita a mistificare in quei suoi occhi grandi e color carbone avevano minato ogni mia certezza, lasciandomi in balia di mille interrogativi in più di quelli che già avevo.

E poi c'era ancora in sospeso quella cosa del "marchio" con cui Matteo aveva detto di aver rovinato in modo indelebile la pelle olivastra della sorella minore. Dove lo teneva nascosto? Era quel taglio trasversale che le lacerava la gola?
No, impossibile, quel taglio era fin troppo recente per essere quello di cui parlava Matteo.
E dunque chi le aveva portato via la voce in un modo così brutale?
Quella maledetta ragazzina era quanto di più misterioso mi fosse mai passato tra le mani e, per qualche strano scherzo del destino, il saperla impaurita e maltrattata da qualcuno mi dava alla testa.
Molto più di quanto avrei mai potuto permettermi.

THE COUNCILLORDove le storie prendono vita. Scoprilo ora